Skype sviene sotto il solleone

Il servizio VoIp gratuito si è spento per due giorni. Le spiegazioni della società lasciano alcuni dubbi. Anche riguardo alla capacità futura di reggere il confronto con i carrier

Skype sviene sotto il solleone

Per due giorni dopo Ferragosto, milioni di utenti che avrebbero voluto scambiarsi saluti via Internet senza spendere un soldo (o pagando poco) hanno dovuto ripiegare sui più costosi sistemi tradizionali. Già, perché per la prima volta nei suoi quattro anni di vita, il servizio VoIp (Voice over Ip) Skype (gratuito per le connessioni da pc a pc, e particolarmente economico per quelle da pc a telefoni tradizionali o cellulari) ha registrato il suo primo grande guasto a livello mondiale. Quella parte dei 5 milioni circa di utenti attivi (sugli oltre 200 milioni di registrati) che in quei giorni ha cercato di connettersi al network si è visto rifiutare il "log-in".

Cosa stava succedendo? Inutile dire che hanno iniziato subito a fiorire le ipotesi di attacco da parte di hacker. I più informati di sicurezza informatica sapevano che nei giorni precedenti, su un sito russo, un utente anonimo aveva pubblicato un sistema per sfruttare una vulnerabilità nel software di Skype installato sui computer degli utenti. In realtà, in quelle prime ore, neppure i responsabili di Skype sapevano che pesci pigliare, al punto che, rispondendo al New York Times, alcuni ingegneri stessi di Skype avrebbero ammesso la possibilità che i problemi fossero da ricercarsi nel software scaricato dagli utenti: una versione opposta a quella ufficialmente fornita in seguito.

Windows Update di mezza estate
Chi in quei giorni destinati al relax avesse utilizzato un pc, ricorderà che, al momento di spegnerlo, un certo giorno il computer ha segnalato l'esecuzione di un update di Windows piuttosto corposo. La maggior parte degli utenti hanno considerato i due fatti - eclissi di Skype e update-scocciatura - come indipendenti tra loro. Invece così non era. Secondo quanto Skype ha comunicato il 20 agosto sul sito heartbeat.skype.com (creato per tenere informato il pubblico sul ripristino del servizio ), il crash di Skype ha fatto seguito proprio al massiccio "riavvio" dei pc dopo l'aggiornamento del sistema operativo.

Probabilmente questo è avvenuto perché la maggior parte degli utenti che usano frequentemente Skype hanno configurato questo software in modo che venga lanciato all'avvio del pc. Infatti, il 20 agosto, Skype ha rivelato spiegato che "il disservizio è stato innescato da un elevato numero di riavvii dei computer da parte dei nostri utenti in una brevissima finestra temporale". "Questo fatto" ha aggiunto, "si è sommato a una carenza di risorse peer-to-peer". Infine, la società acquisita nel 2005 da Ebay ha ammesso che "per la prima volta, non ha funzionato un meccanismo di "self healing" (autoriparazione) integrato nel sistema di gestione delle risorse P2p e basato su un algoritmo".

La spiegazione offerta a due giorni dal riavvio del servizio non ha soddisfatto tutti e ha provocato varie reazioni. Sui loro blog diversi esperti informatici hanno preso atto della smentita, da parte di Skype, circa un possibile attacco di tipo Dos (Denial of service) da parte di hacker: nessuno, cioè, avrebbe provocato in modo doloso un eccesso di contatti ai server di Skype al fine di provocarne il crash. Allo stesso tempo, però, non è passata inosservata l'assenza di commenti circa la notizia dell'"exploit" pubblicato sul sito russo. Inoltre, diversi osservatori hanno ironizzato sul riversamento della colpa dell'accaduto su Microsoft e sugli utenti, senza che però venisse spiegato in modo convincente perché la "reazione a catena" innescata dall'upgrade di Windows non sia avvenuto anche nei mesi e negli anni passati.

In molti, quanto successo, ha incrinato la fiducia nel sistema VoIp gratuito o semi-gratuito. Skype tende a presentarsi come un servizio di comunicazione e collaborazione (ha integrato un sistema di instant messaging) concorrenziale con quelli dei tradizionali operatori (carrier) di telecomunicazioni. E fin qui ha dimostrato di poterlo essere. I servizi dei carrier si pagano e da ciò deriva il diritto, da parte degli utenti, di pretendere prestazioni inappuntabili. Il servizio di Skype è invece gratuito o quasi. Se ciò venisse addotto come giustificazione a un minore livello di affidabilità, allora sarebbe scorretto, da parte della società nata nella bolla di Internet, porsi allo stesso livello dei colossi delle Tlc. Se Skype, ora, vuole continuare a usare la gratuità o la convenienza come leve nella competizione contro i grandi carrier - fanno notare diversi esperti di It - deve pensare seriamente a prevenire episodi come quelli del 16-18 agosto.

Un'architettura sotto osservazione
Il fatto che Skype abbia imputato quanto avvenuto al sistema algoritmico di gestione delle risorse peer-to-peer è grave, perché la società stessa ha messo in dubbio l'affidabilità della tecnologia fondamentale su cui si regge la propria architettura. La caratteristica del modello P2p, infatti, è quella di delegare il maggiore onere del supporto dei servizi alle risorse informatiche utilizzate dagli utenti. In altre parole, una società di servizi P2p risparmia in server e tecnologie di rete perché non deve tanto ricevere, gestire centralmente e restituire dati scambiati tra gli utenti, quanto garantire i bilanciamenti tra le risorse messe a disposizione in periferia: la tecnologia che governa la gestione delle risorse P2p, e l'algoritmo sottostante, sono quindi gli strumenti più "core" per queste realtà. Nel caso del guasto di Skype, probabilmente è successo che l'algoritmo non è riuscito a smistare il carico di lavoro derivante da un numero di log-in simultanei elevato (ma non più del solito) tra una quantità di risorse P2p che era inferiore al solito proprio perché buona parte degli utenti si stavano prendendo una vacanza anche da Skype.

Chi fornisce servizi analoghi a quelli di Skype in modalità non P2p, è costretto a spendere molto in server e tecnolofie di networking.

E Skype non può tenere conto che proprio nell'arena in cui lei ha primeggiato in questo momento - il VoIp su Internet - si sono buttati anche operatori che questi investimenti li stanno facendo e che, da sempre, hanno nel Dna la fornitura di servizi che non devono e possono cadere.

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