La scuola paritaria ci salva dal monopolio educativo tipico dei regimi totalitari

La Costituzione della Repubblica garantisce la libertà educativa dei genitori e senza le paritarie il sistema scolastico collasserebbe

La scuola paritaria ci salva dal monopolio educativo tipico dei regimi totalitari
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In merito alle dichiarazioni della sindacalista (Flc Cgil) Fracassi che risponde ad una mia intervista sulle scuole paritarie. Chiaro che ognuno ha la propria visione della realtà ed è altrettanto chiaro che ognuno ha il diritto e il dovere di condividere questa sua visione della realtà. Il pensiero e la sua manifestazione sono i diritti per la garanzia dei quali combatterei ogni battaglia. Diciamola con Cartesio: “Cogito ergo sum”. Diciamola anche con una frase erroneamente attribuita a Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu lo possa dire”. Chiarito questo, ritengo però che il pensiero espresso debba essere frutto di conoscenza e non di preconcetti, debba essere idea e non ideologia: l’una libera, l’altra reprime.

Mi permetto così di dissentire da quanto la dott.ssa Fracassi ha affermato in risposta alle mie affermazioni sulla scuola italiana. Innanzitutto ringrazio la dott.ssa Fracassi per aver manifestato interesse alle mie idee: non siamo d’accordo ma, ribattendo alle mie affermazioni, ha mostrato interesse al mio pensiero. Cosa dire in risposta a questo interesse? Niente di più e niente di meno di quanto vado affermando – non solo io ma molti altri con me - ormai da più di vent’anni:

1) Pubblico è tutto ciò che risponde ai bisogni dei cittadini, ce lo ha detto l’Europa. In più occasioni.

2) La Costituzione garantisce la libertà di scelta educativa dei genitori e di insegnamento dei docenti. Alla costituzione si ispira la legge 62/2000. In ritardo di cinquant’anni, certamente, ma è una legge dello Stato.

3) Il senza oneri per lo Stato si riferisce all’aperture delle scuole da parte di privati e non nega la libertà educativa dei genitori. Gli allievi delle scuole paritarie ricevono 600 euro di contributi all’anno mentre ogni allievo della scuola statale costa (tasse dei cittadini) dagli 8.000 ai 10.000 euro. Dunque le scuole paritarie non sono un onere per lo Stato bensì il primo finanziatore dello stesso per 6 miliardi di euro annui.

4) Dati alla mano che ho più volte condiviso, la chiusura delle scuole pubbliche paritarie comporterebbe il tracollo della scuola statale (il Covid ce lo ha insegnato) perché gli studenti delle paritarie si riverserebbero nelle statali. Quindi affollamento, esigenza di nuove risorse, costruzione di nuovi edifici con tutto ciò che ne consegue.

5) Garantire ai genitori la libertà di scelta educativa significherebbe garantire loro anche il diritto per il quale il contribuente si vede riconosciuto il retto impiego delle tasse versate. Ricordo che il riconoscimento della libertà educativa dei genitori potrebbe essere attuato non dando soldi alle paritarie (preti e suore non vogliono soldi, del resto sono ricchissimi, di loro. Non si dice così…?) ma dando denaro ai genitori per l’istruzione dei figli, pari al 70% del Costo medio studente di 7.000 euro.

6) Il ruolo dello Stato sarebbe ulteriormente rafforzato perché diverrebbe reale garante di un diritto ed effettivo controllore.

7) L’Italia è una Repubblica e sono fiera di appartenervi, onorata di essere stata insignita Cavaliere al merito per il mio impegno a favore della libertà di scelta educativa. Non mi vengano attribuite altre dichiarazioni. La preoccupazione (che dovrebbe essere di tutti) è la seguente: la chiusura delle scuole paritarie oltre a rappresentare un costo per i cittadini di ben 5.4 miliardi di euro ci porterebbe al un monopolio educativo tipico dei regimi totalitari. E noi vogliamo che l’Italia resti una Repubblica.

Altro dirti non vo’”. Citiamo Leopardi.

E citiamo anche Sant’Agostino, visto che abbiamo aperto con Cartesio e Voltaire: “Si isti et illae, cur non ego?” Cioè, se tutti i Paesi europei riconoscono il diritto tanto sospirato in Italia con risultati di apprendimento superiori ai nostri, perché noi italiani ancora aspettiamo? Sbagliano tutti? Vero che occorre pensare di testa propria, però a volte l’esempio degli altri può servire. E fare la differenza.

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