Il sogno di far leggere tutti: Placido diventa Mondadori

Un docu-film racconta Arnoldo, fondatore della casa editrice. La sua rivoluzione e il rapporto con il figlio

Il sogno di far leggere tutti: Placido diventa Mondadori

Quel primo libro regalato dalla maestra. Strappato da un padre contadino che si dispera perché le parole non riempiono la pancia. Quel libro che diventa un sogno, una missione, una grande impresa, un'industria, una filosofia: la letteratura a portata di tutti, di qualsiasi portafogli. Insomma gli Oscar Mondadori, i libri tascabili venduti nelle edicole, una rivoluzione nel mercato editoriale. Domani andrà in onda su Raiuno il film tv Arnoldo Mondadori, dedicato a uno dei più grandi imprenditori italiani, fondatore della omonima casa editrice. Interpretato con struggente sapienza da Michele Placido che non gli somiglia neanche un po' ma che ricostruisce la personalità complessa, anche dura e spigolosa di un uomo che si è fatto da solo e che mette la sua impresa sopra ogni cosa. Nel ruolo di Mondadori da ragazzo, alle prese con la prima stamperia in quel di Ostiglia, Brenno, il figlio terzogenito di Placido, già attore di lungo corso e in quello dell'imprenditore bambino il bravissimo Luca Morello.

Una fiction prodotta da Gloria Giorgianni (Anele) e diretta da Francesco Micciché che unisce il racconto alquanto romanzato (come si conviene a un prodotto di largo consumo televisivo) a documenti di repertorio e interviste a testimoni, tra cui il nipote di Arnoldo Luca Formenton che sottolinea come questa fiction sia importante da vedere per «capire un pezzo di storia della cultura e della società italiana».

Anche se - bisogna dire - vengono tralasciate la nascita e l'epopea del settimanale Panorama e la vicenda del passaggio della casa editrice a Berlusconi. «Ci siamo focalizzati - spiega la produttrice insieme allo sceneggiatore Salvatore De Mola in conferenza a Milano - sulla vita di Arnoldo, privata e pubblica, sul suo sogno dell'editoria popolare e sul rapporto di amore e contrasto con il figlio Alberto (interpretato da Flavio Parenti). Le altre vicende sono arrivate dopo». Non si sarebbero potute raccontare in un film di due ore.

Peccato però che Milano, città dove Mondadori ha costruito il suo impero e dove la casa editrice ha sede a Segrate, si veda ben poco. «Per realizzare una fiction del genere servono grandi finanziamenti - ammette con amarezza la Giorgianni - e noi li abbiamo avuti dalla Film Commission piemontese (non da quella Lombarda, sottinteso) per cui abbiamo girato a Torino e anche sul lago Maggiore a Meina, dove si trovava la villa di villeggiatura». Comunque, a Michele Placido il capoluogo lombardo resta sempre nel cuore. «A me Milano ha sempre portato bene - racconta - Qui ho lavorato con Strehler, qui ho diretto Fabrizio Bentivoglio in Un eroe borghese. Quando mi hanno chiesto di interpretare Mondadori sono stato un po' scettico perché non mi sentivo adatto fisicamente, però io sono un attore e ci ho ripensato: volevo dargli uno spessore umano, non farne una statua del museo delle cere. E poi mi intrigava molto questo intreccio della docu-fiction. Mi spiace che ora lui non sia qui: avrebbe detto che forse sarebbe stato meglio mandarla in onda su Raitre, per un pubblico ristretto, invece noi la apriamo a una grande platea». La fiction batte molto sul difficile rapporto tra Arnoldo e il figlio Alberto, schiacciato dalla figura di cotanto padre e combattuto tra seguirne le gesta e invece trovare una strada tutta sua con una casa editrice più intellettuale che poi divenne il Saggiatore. Un paragone naturale con la vita di Brenno, scelto dalla produzione all'insaputa iniziale del padre, anche per l'evidente somiglianza.

«Per me - racconta Placido jr - fare l'attore è una grande responsabilità, sento il peso del cognome che porto e delle possibilità che mi sono state date: per questo ho sempre cercato di dare il massimo. Mio padre - aggiunge - è un grande esempio per me. Rivedo in lui le stesse origini umili di Mondadori. Entrambi sono partiti da paesi di provincia, soli e poveri e sono riusciti a realizzare i loro sogni».

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