"Sono una vera antidiva e ora scateno il putiferio"

L'artista Donatella rettore pubblica un disco dopo 14 anni: "Canto soltanto quando ho qualcosa da dire"

"Sono una vera antidiva e ora scateno il putiferio"
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Dov'è Rettore oggi?

«Mi sento dentro una frullatrice».

Esce il primo disco dopo 14 anni, mica due giorni.

«Faccio un disco solo quando ho qualcosa da dire. Altrimenti niente e su questo non transigo. Perciò tempo fa litigai con Caterina Caselli, che era la mia discografica. Non avevo niente da dire allora lei mi propose brani che per me erano uno più brutto dell'altro».

Antidiva putiferio.

«È il titolo perfetto per me, che mi sento un'antidiva e farò concerti che saranno un putiferio».

Donatella Rettore da Castelfranco Veneto, classe 1955, non è più solo una cantautrice, è un modo di essere. Essere Rettore significa andare controcorrente, passare da discese ardite e risalite, fare moda ma poi essere fuori moda, parlare del cobra, anzi kobra, e fare dischi ispirati dalla filosofia giapponese mentre tutti gli altri stavano a metà tra cuore e amore. E anche questo disco Antidiva Putiferio, che musicalmente esce a due ere geologiche di distanza da Caduta Massi, è la conferma di uno stile che lo riconosci subito proprio perché è difficile da imitare. Oltretutto, a parte la collaborazione con i La Sad e Tancredi, Antidiva putiferio è pure una passerella di feat con artiste che hanno ciascuna uno spicchio di Rettore, ossia Big Mama, Beatrice Quinta, Ditonellapiaga e Marta Tenaglia. «Tutte sono Rettore», dice lei nel suo inconfondibile accento che mescola veneto e punk.

Loro sono Generazione Z.

«E queste canzoni sono un incontro ideale con la Gen Z. Ci sono molti punti di contatto tra la mia e la loro generazione. Anche la mia generazione non sapeva gestire le cose e cadeva nell'autoviolenza o nell'eroina e qualcuno c'è pure rimasto. Ma oggi in un certo senso è diverso, c'è gente perbenissimo come Tancredi e gente furibonda».

Soluzione?

«Forse bisognerebbe prendersi meno sul serio. Lo dico anche a Ditonellapiaga, non occorre che ti spogli troppo, sei già bella, tutti se ne accorgono».

Quand'era ventenne la Rettore incontrò Lucio Dalla.

«Era un buono, generoso, schietto. Ma non era uno tenero, mi diceva: mena. E mi ha sbloccata. Anche Ron mi aiutava: Vai e canta. La sua Il gigante e la bambina è una delle mie canzoni preferite. Lui non ha mai alzato la voce, invece a Lucio qualche vaffan... l'ho sentito dire, ma come lo diceva lui, con quell'accento bolognese...».

Anni Settanta.

«Oggi ci lamentiamo degli ambientalisti che tirano la vernice, vogliamo tornare alle molotov? Una volta me ne hanno messa in mano una per davvero, era l'ultimo anno di liceo, il 1974, ero a Roma. Vai e spacchiamogli il c...».

E lei?

«Io non spacco niente a nessuno. E loro per vendetta mi spensero una sigaretta in faccia».

Il rap?

«Non riesco a fare rap, ci vuole una tecnica che non ho. Quando sento J-Ax mi accorgo che lui fa davvero suonare le parole».

Mahmood ha cantato un brano intitolato Kobra.

«Mi hanno detto che era un tributo, mah...».

Lei è passata anche da Francesca Fagnani a Belve.

«Mi ha fatto le solite domande, ti sei mai drogata eccetera».

Adesso torna a Ora o mai più su Raiuno con Liorni dall'11 gennaio.

«Liorni mi piace, è bravo, spiritoso. Io a Sanremo per ora non torno, ma lui potrebbe condurre all'Ariston no?».

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