"Sono vero a metà: al Gieffe ho bluffato come a poker"

Il vincitore del Grande Fratello 10, Mauro Marin: "Ha proprio ragione la Gialappa’s, sono uno intelligente mascherato da imbecille". Il premio di 250mila euro? "Quei soldi mi servono per pagare il mutuo ai miei"

"Sono vero a metà: al Gieffe ho bluffato come a poker"

Roma - Provateci voi a capirlo, questo qui. Dopo due ore che ci parli, che lo tempesti di domande, che gliele ripeti, che insisti, alla fine resti con tutti i tuoi dubbi. Perché Mauro Marin non è solo antipatico, strafottente, maschilista e nel contempo bonaccione, tenero, dolce: è sfuggente, pasticcione e, soprattutto, un grande attore. Hai voglia tu a rammentargli che una gran massa di persone lo ha seguito, amato, votato, costituito fan club perché lo reputa una persona «vera». Lui che ti risponde? Che ha recitato una parte, si è studiato un ruolo, ha giocato come nel poker. Ammazza, altro che salumiere di provincia simbolo del rozzo trevigiano che cala su Roma, questo si fa beffe di tutti quanti. E punta solo a una cosa: alla grana. In subordine al sesso.

Ieri mattina, dopo la sbornia della finale e una notte insonne passata a leggersi tutto quanto è uscito su giornali e web su di lui, si è presentato in conferenza stampa citando Giovanni Paolo II («Corrigetemi se sbaglio») e inscenando uno show degno dei suoi momenti migliori nel Grande Fratello. A quel punto capisci perché i suoi colleghi di reclusione lo odiano così tanto, mentre il pubblico a casa lo ama immensamente. La puntata finale di lunedì che lo ha incoronato vincitore del reality più lungo della storia ha raggiunto ottimi ascolti: 7 milioni 460mila spettatori con il 34,4 per cento di share.

Dunque, Mauro, come ti spieghi che il grande successo che hai avuto tra il pubblico (quasi l'80 per cento al televoto) sia inversamente proporzionale a quello dentro la Casa?
«Io gioco a poker».

Cioè?
«Se gli altri costruiscono una strategia, io vado al contrattacco».

Cioè?
«Se tutti fanno i buoni, e io entro nella casa dopo una settimana chiuso in albergo, faccio il cattivo, il provocatore, il disturbatore. Se sto in un posto dove mi riprendono le telecamere, io giro in mutande».

Perché?
«Per vincere. Io avevo bisogno di quei soldi (il premio è di 250mila euro), devo aiutare la mia famiglia a pagare il mutuo della nostra industria di salumi».

Quindi sei tutto finto?
«No, non sempre. Lo ero molto all’inizio. Poi mi sono lasciato andare».

Sembri un puzzle di personaggi della commedia all'italiana...
«Infatti mi sono ispirato ad Alvaro Vitali. Ma anche alla “strategia della guerra” di Sun Tzu, un generale cinese. E poi ho pure letto Il nome della rosa di Umberto Eco".

Insomma, nella vita hai fatto di tutto tranne che il salumiere…
«Ma va’, faccio anche 300 km al giorno per consegnare i salumi. A 18 anni ho provato a fare il modello, mi hanno chiesto di sborsare un milione di lire per fare il book, li ho mandati a quel paese, poi ho provato a fare l’attore, mi hanno chiesto 300mila lire per il corso, figuriamoci».

Beh, attore sei diventato. Riproviamo: che dici alla gente che ti crede una persona genuina e non costruita?
«Che è vero, sono anche questo. Ci sono vecchiette che hanno pagato un aereo per farlo sorvolare su Cinecittà con uno striscione per me. Ci sono signore che mandavano i soldi a mia madre dal Portogallo per farmi televotare. Pure in Groenlandia sanno chi sono».

Dunque?
«Il gioco è un’arte, basta non uscire dalle regole, io l'ho fatto con i miei compagni e alla gente è piaciuto».

Ti sembra che rientri nel rispettare le regole sbattere le ragazze contro una parete e simulare violenza?
«A volte ho esagerato, ma la pressione nella casa è pazzesca».

Che vuoi fare ora?
«Pagare il mutuo, vivermi quest'esperienza fino in fondo e trovarmi un sacco di donne».

Da trascinare per i capelli brandendo una clava?
«Io sono ancora innamorato di una ragazza austriaca che ho conosciuto a 18 anni

e che non mi fila. Chiedete come sono alle donne con cui ho avuto una relazione».

Alla fine, chi sei tu?
«Come mi hanno definito quelli della Gialappa’s: “Un intelligente mascherato da imbecille”».

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