Sostegno alle madri, reddito minimo ed edilizia popolare

Costruire il «welfare dello sviluppo umano, di una società più libera e solidale». Il Dpef non trascura quello che è stato uno dei leitmotiv della campagna elettorale dell’Unione: sostenere un’Italia in progressivo impoverimento con misure di sostegno. E la famiglia diventa nuovamente centrale in questa prospettiva che traccia un quadro del Paese simile agli anni ’50 per composizione sociale e all’inizio degli anni ’90 per quanto riguarda la tragica situazione della finanza pubblica. In questo quadro si torna alla visione della donna preminentemente come madre e se ne tutela il diritto alla maternità estendendolo anche ai lavori a tempo determinato. Poi si parla anche di un’imprecisata conciliazione tra «vita lavorativa, personale e familiare».

Nell’ambito dei sostegni è previsto anche un’applicazione più estensiva, soprattutto nel Mezzogiorno, del «reddito minimo di inserimento»: un sussidio destinato alla formazione dei giovani e di coloro che non riescono a inserirsi nel mercato del lavoro. Per terminare con la casa: nuovi programmi di edilizia residenziale pubblica. Si punta, quindi, a costruire uno Stato onnipervasivo al quale tutti i cittadini devono rivolgersi per il riconoscimento dei propri diritti.

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