Madrid - Oggi la Spagna si ferma per il primo sciopero generale dell’era Zapatero, la prima protesta di massa che i sindacati socialisti (Ugt) e comunisti (Ccoo) compiono contro il governo socialista spagnolo dal suo arrivo al potere nel 2004. E si ferma anche il re. A complicare infatti una giornata già sufficientemente indigesta per l’esecutivo - che deve incassare le critiche per la manovra da «lacrime e sangue» varata per rimettere in sesto i bilanci statali - è arrivata anche la notizia che i membri della famiglia non parteciperanno oggi ad atti pubblici.
Il re Juan Carlos di Borbone e l’erede al trono Felipe, oltre alla regina Sofia e alla principessa Letizia avrebbero infatti cancellato tutti i loro impegni pubblici in segno di rispetto per il diritto di sciopero dei lavoratori spagnoli, assicura il madrilegno El Mundo. La Casa Reale non vorrebbe in questo modo aderire alla protesta contro il governo di José Luis Rodríguez Zapatero, spiega il quotidiano, ma fare un gesto di neutralità verso la manifestazione, evitando di comparire in pubblico in impegni ufficiali. Il capo di Stato e il resto della famiglia saranno infatti al lavoro oggi, ma nei loro uffici del Palazzo de la Zarzuela, fuori Madrid, dove risiedono, non all’esterno.
La Casa Reale ha subito smentito la notizia di un gesto del re in solidarietà con gli scioperanti, assicurando che «domani (oggi), come molti altri giorni dell’anno, i re non hanno previsto nessun atto pubblico». La risposta non ha però convinto alcuni, come il quotidiano Publico, che ha ironizzato sulla coincidenza: «Guarda a caso uno di questi giorni che gli sono rimasti liberi è proprio quello dello sciopero generale», lungamente atteso.
La presidenza dello Stato ha anche assicurato che mantiene la massima «normalità istituzionale» e ha smentito che siano state cancellati appuntamenti a proposito: ufficialmente infatti non vi erano impegni in programma per il 29 settembre nell’agenda ufficiale, spiegano. La protesta generale, diretta soprattutto contro la riforma del mercato del lavoro considerata «lesiva dei diritti dei lavoratori», era in programma almeno da luglio, quando il governo ha approvato il criticato decreto.
Da mesi ormai si parla infatti in Spagna dello sciopero storico che promette di paralizzare oggi i trasporti del paese e punta a piegare un governo socialista che per i convocanti avrebbe abbandonato i suoi principi fondanti. La crisi della Grecia, le speculazioni dei mercati sul debito spagnolo e le indicazioni di Unione europea e Germania hanno infatti convinto in un tempo record l’esecutivo Zapatero a cambiare rotta e applicare misure draconiane per rimettere in sesto il deficit pubblico, scivolato rapidamente al 11,4% del Pil nel 2009 con l’arrivo della crisi mondiale.
I socialisti hanno varato due misure da 65 miliardi di euro che dovrebbero riportare il rapporto deficit/Pil entro il 3% nel 2013. A contribuire all’operazione sono state però in particolare alcuni strati della società vicini ai socialisti. Il governo ha infatti tagliato per prima cosa il 5% di stipendio ai funzionari pubblici appena due mesi dopo aver firmato con loro un aumento.
Poi è arrivato l’aumento dell’Iva per tutti dal 16 al 18%, e la riforma del mercato del lavoro che ha, tra le altre cose, diminuito gli indennizzi per licenziamento senza giusta causa, facendo scoppiare l’ira dei sindacati, fino a giugno sempre a fianco del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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