“Io credo nell’immortalità. Io sono immortale perché una parte di me vive nei miei figli, ecco il concetto. Io non ho paura di morire”. L’ultracentenario Kirk Douglas, indimenticato protagonista di Spartacus e padre di Micheal, ci credeva veramente. Oggi, nel giorno della sua scomparsa, Hollywood non può che celebrarlo come un’icona immortale.
L'infanzia, gli inizi a Broadway e la guerra
Kirk Douglas nasce nel 1916 ad Amsterdam, nello stato di New York, col nome di Issur Demsky Danielovitch da una coppia di immigrati ebrei bielorussi. Trascorre un’infanzia di stenti e povertà tanto che intitola la sua autobiografia del 1988 Il figlio del venditore di stracci. Si laurea in Lettere, si diploma all'Accademia di arti drammatiche di New York e, poi, ottiene anche dei piccoli ruoli a Broadway. Un produttore gli consiglia di cambiare nome e così sceglie di chiamarsi Kirk come il personaggio di un fumetto e Douglas come la sua insegnante di dizione. Scoppia la Seconda Guerra Mondiale e nel 1941 l’attore esordiente diventa ufficiale delle comunicazioni dell’esercito americano. Nel 1944, dopo un incidente in elicottero, fa ritorno a casa da sua moglie Diana Dill che aveva sposato l'anno precedente. Da questo primo matrimonio, finito nel 1951 dopo appena 7 anni, nasceranno l’attore Michael Douglas (1944) e il produttore Joel Douglas (1947).
Gli esordi e le due nomination all'Oscar
Nel 1946 inizia la sua carriera cinematografica col film Lo strano amore di Marta Ivers dove interpreta un giovane procuratore distrettuale ma ottiene maggior successo ne Il grande campione che nel 1950 gli vale la sua prima nomination agli Oscar. La definitiva consacrazione arriva però un anno dopo col film L'asso nella manica di Billy Wilder dove Douglas interpreta un giornalista senza scrupoli che specula sul dramma di un minatore intrappolato dopo il crollo in una miniera. Nel 1952 recita la parte di un cinico produttore ne Il bruto e la bella che gli vale la sua seconda nomination agli Oscar. Due anni dopo fonda una sua casa di produzione, la Bryna Productions, chiamata così dal nome di sua madre. Sempre nel 1954 si sposa con la produttrice Anne Buydens, da cui ha altri due figli, Peter Vincent ed Eric, morto a 46 anni per abuso di stupefacenti. Nel 1956 è il pittore Vincent van Gogh nel film Brama di vivere, mentre è del 1957 Orizzonti di gloria, pellicola fortemente antimilitarista ispirata da un libro di Humphrey Cobb e diretta dal giovane Stanley Kubrick che nel 1960 sarà il suo regista anche in Spartacus. Il kolossal era stato scritto da Dalton Trumbo, uno sceneggiatore finito nelle liste nere del senatore McCarthy ma Douglas non volle sentire ragioni e gli impedì di firmare con uno pseudonimo.
Negli anni ’70 recita in Il compromesso, di Elia Kazan, Uomini e cobra, di Joseph L. Mankiewicz ma soprattutto si cimenta nel ruolo di regista con Un magnifico ceffo da galera e con I giustizieri del West. Nel 1977 partecipa al film Holocaust 2000, di Alberto De Martino, poi Fury, di Brian De Palma, e Jack del Cactus, di Hal Needham. Dopo aver recitato in Saturn 3, Kirk, nel 1980, torna a lavorare con De Palma in Home Movies - Vizietti Familiari. Il 16 gennaio del 1981 il presidente Jimmy Carter gli consegna la Medaglia presidenziale della libertà. “Mica facile capire chi sei veramente, facendo questo mestiere. Ci riesci soltanto con la maturità. Prima no. Prima è inutile ti metta lì a raccontarti storie, che volere o volare ti identifichi più di quanto non credi, che fare l’attore o lo scrittore o il musicista è sempre una fuga dal mondo… Fare l’attore è un po’ come un ritorno all’infanzia, quando senti il desiderio di essere qualcun altro…” confessava in un’intervista rilasciata a Lina Coletti negli anni ’70.
Gli ultimi anni di Kirk Douglas
Del decennio successivo dirada notevolmente la sua presenza nel grande schermo e negli anni ’90 si fa apprezzare come scrittore dotato di un certo talento. Nel 1991 Douglas compare di nuovo sul grande schermo con Oscar - Un fidanzato per due figlie, di John Landis, e Veraz, di Xavier Castano e, nel 1994, recita accanto a Micheal J Fox nel film Caro zio Joe. Due anni più tardi si vede assegnato l'Oscar alla carriera ma viene colpito da un ictus. Nel libro My Stroke of Luck, Douglas rivelerà che quell’evento è stato "una benedizione" poiché "ho imparato a non dare nulla per scontato. Ora che la capacità di comunicare è rallentata posso pensare in maniera più accorta a quello che dirà la mia lingua. Sono fortunato a non essere rimasto completamente paralizzato e a non esser morto. Nonostante la depressione, finalmente apprezzo il dono della vita. A salvarmi sono stati lo humor e mia moglie Anne che tutti i giorni mi dice: Muovi il culo e scendi dal letto".
Il suo penultimo film è Vizio di famiglia del 2003 dove recita il ruolo del padre del personaggio interpretato da suo figlio Michael. Di lui ha rivelato: “L’ho perdonato con una risata quando mi disse che ero troppo vecchio per il film che stava producendo, Qualcuno volò sul nido del cuculo, e diede la parte al bravissimo Jack Nicholson”. Kirk ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, anche attraverso i social, alla lotta contro il razzismo subìto dagli afroamericani.
A tal proposito, in una delle sue ultime interviste, ha detto:“Non possiamo cancellare errori gravissimi, ma dobbiamo per gli Usa e per il mondo sempre bandire ogni forma di discriminazione. Papa Francesco, ad esempio, lo dico da ebreo che lo ammira, è una grande persona valida per tutte le religioni”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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