"Adesso canto io: Berti e Rettore sono le mie muse"

Platinette, prima di tornare come giudice ad «Amici», lancia un cd in cui duetta con Orietta e Donatella

Platinette, con le sue monumentali parruccone, gli abiti da Moira degli elefanti, le battute al vetriolo, torna in tv a novembre con Amici, ma fin da ora è nei negozi di dischi con un nuovo cd (il quarto), Perle coltivate, mentre lo sentiamo ogni mattina da Radio Monte Carlo in Plati-network, dopo che Linus, direttore di Radio Deejay, per la quale Platinette conduceva una seguitissima trasmissione, gli ha preferito Rudy Zerbi, altra star di Amici e di Italia's got talent, accanto a Maria De Filippi («Un avvicendamento e un'uscita che, almeno nei modi, sono stati per me uno shock, un vero trauma», confessa). Ma Platinette ormai è solo una maschera. Da tempo il pubblico ha familiarizzato con l'uomo dietro la maschera, Mauro Coruzzi.

Platinette però torna ad oscurare Mauro Coruzzi nel nuovo disco dove si cimenta in canzoni sconosciute di Mina, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Betty Curtis, Marcella Bella.
«Quel disco è un'idea nata quando i Matia Bazar mi hanno chiamato a cantare con loro nell'ultimo Sanremo. Volevo far riscoprire attraverso il mio lavoro di ricerca canzoni dimenticate di grandi artiste, anche famose, e con un paio di loro ho anche duettato in questo cd, parlo di Orietta Berti e Donatella Rettore».

Orietta Berti e Platinette, il diavolo e l'acqua santa.
«Platinette ha ben poco di diavolesco e Orietta Berti è anche una donna, non solo una santa. È uno spirito libero e una grande interprete, con una voce d'angelo. In fondo è anche una pazza che quando va a Los Angeles, dove ha una coppia di amici gay che la ospitano per settimane, esce, va nei locali, e indossa parrucche fluo che farebbero invia a Platinette. Orietta, poi, è stata sempre un'interprete sottovalutata da certi snobbini sedicenti esperti».

Sembra più adatta al suo personaggio Donatella Rettore.
«Altro mostro sacro della nostra musica sottovalutata. Conosco Donatella da quando ancora si faceva chiamare Carmela, era una bella ragazzona veneta, un po' in carne e tettona, poi è cambiata».

Ha scoperto le diete, si è fatta ridurre il seno ed è passata da Carmela a Rettore.
«Ma allora come oggi è una vera poetessa del rock, l'unica che ha sempre interpretato quello che lei stessa scriveva, a differenza delle altre, come la Vanoni: mitica, ma sempre e solo un'interprete. Con Donatella nel mio disco canto La mia più bella canzone d'amore, scritta da lei, un piccolo capolavoro dei sentimenti in cui precorre, nel gioco sado maso le Cinquanta sfumature di grigio, il bestseller di E. L. James».
Basta leggere il testo: «Usa la corda più robusta, poiché il mio amore è tanto forte». Faranno molta ironia su questa sua interpretazione. Di solito era lei a massacrare i cantanti, ora è il suo turno.
«È il minimo che mi possa accadere, anche se cantare non è il mio lavoro. Io più che cantare racconto delle storie con una colonna sonora in sottofondo, un'idea più teatrale che discografica e che porterò in tournée semmai qualche masochista avesse voglia di venirmi ad ascoltare».

Cinico anche con se stesso?
«Più che mai: sono un immaturo con grandi difficoltà e l'unico modo per rendere le mie difficoltà personali sopportabili è stato quello di farle diventare un mestiere, quello che non ho risolto nella mia vita invece di rimanere un problema è diventato una fonte di consolazione terapeutica e, non c'è niente di male a dirlo, anche una fonte di guadagno, un lavoro che mi dà da vivere».

In fondo Mauro Coruzzi da anni fa coppia con Platinette, ma tolta la parrucca lei a casa qualcuno l'aspetta?
«No, sono single e non per mia scelta. Ho avuto una storia importante, l'ultima, finita malissimo e solo per colpa mia. Lui era il primario di un ospedale. Era bello, alto, prestante, sembrava uscito da Grey's anatomy, il serial tv. Ma mi domandavo: “Com'è possibile che una perfezione del genere abbia delle attenzioni per me?”. Non potevo crederci, mi sentivo inadeguato. Mi ripetevo: “Come fa a piacergli uno come me, visto che io mi odio per il mio aspetto?”. La verità è che non mi sarei mai aspettato che dopo aver preso così tanti no, uno così bello facesse la corte a me.

Appena conosciuto, capivo e accettavo il fatto che non era il caso di uscire allo scoperto come coppia, visto la professione che faceva, ma a un certo punto mi sono perfino fissato che doveva dirlo al mondo intero. Volevo verificare fino a che punto potesse tenere a me. Ero un pazzo e ho iniziato a rompergli le scatole finché quello non ha mollato il colpo».

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