Gli adolescenti inquieti dello scultore Willy Verginer

Angelo Crespi

Willy Verginer appartiene a quella schiatta di scultori altoatesini che sono riusciti nell'impresa di rendere arte quello che un tempo era considerato solo buon artigianato. Con lui c'è la sua progenie, Christian e Matthias, e allargando i vari Demetz, tra di loro parenti e no, una serie di artisti che hanno interpretato un materiale tradizionale come il legno trasformandolo in un medium iper contemporaneo, ognuno con un proprio stile e con una propria sensibilità, e risultati in tutti i casi di altissimo livello.

In particolare Willy Verginer unisce la sapienza di una tecnica straordinaria che gli permette di scolpire corpi levigati e perfetti nei movimenti, a un gusto raffinato per il colore che è il suo vero tratto distintivo.

Non a caso nell'ultima serie, dal titolo Il gioco del mare (in mostra dal 26 giugno a Capri negli spazi di Liquid Art System), le sue figure sembrano immerse nel blu dell'oceano, adolescenti raffigurati tra realtà e sogno, colti nel momento fuggevole del gioco, o forse della vita che inesorabile trapassa: una sospensione temporale, tra memoria e azione, che modifica lo spazio intorno e incanta lo spettatore introducendolo in un mondo di poesia.

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