È morta all'età di 69 anni a Roma, all'ospedale Sant'Eugenio, dopo una lunga malattia, Alida Chelli, cantante, attrice di teatro, cinema e tv. Figlia del compositore e direttore d'orchestra Carlo Rustichelli, era nata a Carpi il 23 ottobre 1943, e aveva iniziato da giovanissima la sua attività musicale, partecipando a varietà televisivi e commedie teatrali.
Non un’antidiva, perché per essere «anti» occorre anche essere in qualche modo «pro». Piuttosto una diva discreta, comodamente accoccolata sull’ingente patrimonio composto da una bellezza prorompente e molto romana (anche se era nata a Carpi, nel 1943) e da una voce che sapeva essere, modulandosi sui toni delle occasioni e dei ruoli, carezzevole, profonda o acuta. Del resto Alida Chelli la musica l’aveva nel sangue, essendo figlia del compositore e direttore d’orchestra Carlo Rustichelli, un re delle colonne sonore di tanti film.
Chelli: anche il suo cognome d’arte era discreto, un semplicissimo omaggio al papà. Ecco un’altra cosa,oltre all’amore che li tenne legati a lungo, arrabattandosi fra una scenata, una pace armata, una passione ondivaga ma fortissima, che la accomunava a Walter Chiari, il signor Annichiarico. S’erano conosciuti in Australia nel ’66, sul set di Sono strana gente , s’erano annusati per un po’, s’erano piaciuti, e tre anni dopo lui, con un’uscita in puro stile Walter Chiari, le aveva telefonato dall’altra parte del mondo: «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro!». Si sposarono, infatti, ma il post-cerimonia fu sporcato da una macchia indelebile: il Walter dovette schizzar via per un impegno promozionale improrogabile (!), così Alida si trovò a tagliare da sola la torta nuziale. Pochi mesi dopo nacque il loro Sim oncino, cioè Simone Annicchiarico, oggi cinefilo ( La valigia dei sogni ), presentatore ( Italia’s Got Talent ) e scrittore ( Walter e io. Ricordi di un figlio ) che però teneva ancora il ciuccio in bocca quando capì che mamma e papà avevano litigato più duro del solito. E venne il divorzio.
Come Rosetta in Rugantino , uno dei ruoli che le diedero la fama, Alida soffrì per la separazione, mentre le riviste di gossip, quando il gossip si chiamava ancora pettegolezzo e si esercitava sotto il casco della parrucchiera o al mercato rionale,menavano il torrone una settimana sì e l’altra pure intorno a quella brillante e ammiratissima coppia troppo presto offuscata dalle nuvole delle incomprensioni. Se è vero amore , aveva cantato lei molti anni prima in un 45 giri che fece il botto. Lo era, vero amore, però troppo lasco era il vincolo avvertito dal Walter, mai, ma proprio mai insensibile al fascino delle altre donne.
La carriera di Alida, prima e dopo il matrimonio, è stata tutta all’insegna delle note. Note dolenti, come quelle della canzone Sinnò me moro , che apre il film Un maledetto imbroglio di Pietro Germi (’59), tratto da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda. E note ridenti, leggere, come quelle di Quando dico che ti amo (’67), o delle commedie musicali Cyrano (’79, con Domenico Modugno), o di Aggiungi un posto a tavola (’90, con Johnny Dorelli). Su tutte quelle note Alida esercitò il proprio talento, accompagnato da una «presenza » di tutto rispetto e da una buona dose di autoironia, esclusiva delle poche femmine davvero consapevoli della propria centralità, ma ben disposte anche a metterla in gioco a ogni scena, a ogni ritornello.
Il ritornello più importante, quello dell’amore,dopo il Walter,leilo dedicò a un’altra figura maschile che le fece, inutile negarlo, un bel po’ di ombra, il Pippo nazionale, l’onnipresente Baudo. Sette anni insieme, e lui ora la ricorda commosso come «un’artista eccezionale,clamorosa, che però non credeva molto nelle sue qualità. Non ha fatto molte cose perché aveva paura e non voleva cimentarsi, ma gli amici, soprattutto Garinei e Giovannini, che la stimavano, la costringevano a salire sul palcoscenico, e allora sbaragliava tutti». Non antidiva quindi, come dicevamo, ma diva discreta e ingentilita da una sottile patina di insicurezza. A vederla e ad ascoltarla, mentre riempiva la scena, non lo si sarebbe detto. Ma le dive discrete sono così: si tormentano in privato, lontano dalle luci della ribalta e senza trucco in faccia. E magari se ne vanno, con discrezione, a 69 anni, dopo una lunga e silenziosa malattia.
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