I visitatori che vanno a Londra vedranno sulla spalletta del Tamigi, a Embankemnt, non lontano dalle due Camere del Parlamento, la statua di una donna che lancia un grido di guerra su una biga dalle ruote falcate. Non è la signora Margaret Thatcher. È Bodicea o Budicca, regina degli Iceni, tribù della Britannia orientale che si sollevò contro i romani all'epoca di Nerone e fu annientata.
Questa figura femminile fa intravedere implicitamente (il che sotto sotto ci onora) la prima grande eroina inglese. In realtà non era inglese, ma celta; a quell'epoca gli «inglesi» non esistevano ancora. Le grandi condottiere dell'Inghilterra di cui Mrs. Thathcer ha di recente tessuto l'elogio, e cioè Elisabetta I e la regina Vittoria, non erano inglesi neppure loro. Elisabetta I era gallese, e la regina Vittoria tedesca. A Mrs. Thatcher di fatto va riconosciuta la distinzione di essere la prima donna genuinamente inglese a raggiungere il vertice del potere politico. La leadership di Mrs. Thathcer ha incontrato notevole opposizione non unicamente in seno al suo stesso partito, ma nel Paese stesso. L'opposizione non aveva niente a che vedere con il suo sesso, moltissimo invece con la sua appartenenza al ceppo anglosassone e al sesso femminile congiuntamente. Perché le donne anglosassoni costituiscono una razza a parte, e a questo punto devo specificare ulteriormente: donne anglosassoni della media e alta borghesia, che in generale sono considerate come persone di scarsa allure, senza ombre allettanti o penombre misteriose, e provviste di una spiccata tendenza all'imperiosità. Sono una razza di sorelle maggiori ma non di maitresses. Ottime con i cavalli e brave nel maneggio e nella cura delle biciclette, ma di scarsa gratificazione nel talamo. Avere un'anglosassone donna a capo del governo è come averci un uomo, sia pure un uomo che può spadroneggiare da sorella maggiore e non incline a ubriacarsi nel bar del Parlamento.
In un certo senso l'elezione di Mrs. Thathcer può essere vista come la prima vittoria significativa del movimento di liberazione femminile. Assolverà le mansioni con fredda obiettività, senza percorrere meandri femminei incantevoli o misteriosi. Elisabetta I non godette di questi privilegi: di Kate Millett alla sua epoca, a impartirle lezioni sulla digità del suo sesso, non ce n'erano. Elisabetta si servì della seduzione femminile a scopi diplomatici, metteva in palio il suo stato di nubile, che designava verginità, allo scopo di adescare i pesci delle grandi alleanze dinastiche. S'infuriava, ardeva, si inteneriva. Tutta la parte maschile della sua corte era presa di lei. Flirtava, prometteva, negava. Il suo temperamento variava con le fasi della luna. Tubava non meno di una colomba, e imprecava con la furia di una pescivendola. A uno dei suoi arcivescovi scrisse: «Prelato pretenzioso, fa' come ti dico o altrimenti, perdio, ti spreto con le mie mani!». Nessun re, neppure suo padre Enrico VIII, sarebbe riuscito a farla franca con un messaggio del genere. Elisabetta era imprevedibile e irrazionale. Agiva seguendo impulso e intuizione più che un metodo . L'atteggiamento umorale e vario con cui accostava la politica funzionò. Sbaragliò Filippo II di Spagna liberando per sempre le coste inglesi: e il Papa, che l'aveva scomunicata per eresia, esclamò: «Che donna, non ce n'è di uguale fra gli uomini!». Senza dubbio non poche «donne liberate» di oggi denuncerebbero in lei le qualità che le hanno valso tanti tributi di stima. La tecnica della regina Vittoria era un po' diversa, ma non era thatcheriana. (...)
Che Margaret Thathcer sia Primo ministro di un'importante nazione del sistema occidentale ha rilievo considerevole. Ma non si parli di vittoria femminile o di rifiorire dello spirito di Elisabetta I sotto il regno di Elisabetta II. Mrs. Thatcher ha detto a un giornalista americano quali colori il suo sesso porterà alla politica del governo: le donne sono più pratiche degli uomini. Le donne che partoriscono figli, si preoccupano del futuro dei figli. Ma spirito pragmatico sembra che significhi per lei nuovi congegni nucleari e un nuovo atteggiamento nei confronti della Rhodesia.
Il futuro sembra che si riduca al futuro del petrolio del Mare del Nord. Sono elementi della filosofia politica conservatrice, non emanazioni di una femminilità di spirito. I conservatori cercavano un leader, e hanno trovato il loro uomo in una donna.15 maggio 1979
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