Franceschini versus Amadeus, puntata numero due. Ieri mattina il circo intorno al Festival si è svegliato con un post del conduttore e consorte (Giovanna Civitillo) che cita Aristotele: «L'ignorante afferma, il colto dubita, il saggio pensa». Una evidente e dura replica al ministro della Cultura (anche se ambienti vicino al direttore artistico dicono che si riferiva agli odiatori web) che il giorno prima, con un tweet, ha quasi mandato all'aria la kermesse canora. La questione, ormai è noto, si gioca tutta intorno a come si considera l'Ariston: teatro o studio televisivo? Nel primo caso è vietato far entrare persone, che siano paganti o figuranti. Nel secondo possono entrare figuranti, super controllati e tamponati. Amadeus, ancora molto arrabbiato e amareggiato (e consolato da Fiorello), non vuole fare lo show senza un minimo di pubblico perché sarebbe freddo come una tomba anziché una festa, le autorità sanitarie e di governo (Franceschini e Speranza) temono contagi e impongono che tutti rispettino le regole soprattutto perché non vogliono affrontare la rivolta degli intellettuali e uomini di cultura di tutta Italia stanchi e stressati da mesi senza lavoro.
Franceschini sarebbe dunque un ignorante perché non conosce il Dpcm che espressamente permette di contemplare comparse durante un programma tv. E in Rai si fa notare che l'Ariston è stato trasformato in uno studio televisivo, con tanto di tagli di molte file di sedie e chiusura della galleria. Ma anche la tv di Stato è divisa. Il consigliere Giampaolo Rossi fa notare ad Amadeus che «rischia di cadere nel delirio di onnipotenza: è inaccettabile che il conduttore ponga condizioni, Sanremo è un evento della Rai, non di Amadeus e dei suoi manager».
In tutto questo batti e ribatti, si dovrà attendere il responso ufficiale del Comitato scientifico, cui il ministro Speranza si è rivolto per dirimere la questione che ormai pare più importante della crisi politica. E, pare, che non arriverà prima della fine della prossima settimana. Alla fine, sarà l'Ad Rai, Fabrizio Salini, di concerto con il governo, a prendere una decisione. Dunque, allo stato attuale, gli scenari sono tre. Il primo: conferma della kermesse nella prima settimana di marzo (dal 2 al 6) senza pubblico e con Amadeus che china il capo e accetta le decisioni superiori oppure con un minimo di pubblico, magari gli infermieri e i medici vaccinati come ha proposto l'infettivologo Bassetti (ma qui scoppierebbe la polemica sulle forze sottratte agli ospedali) o con gli ottantenni vaccinati (ma lo saranno a marzo?). Secondo scenario: si rinvia il Festival ai mesi più caldi, ma si rischia di fare il Festivalbar, avere molto meno pubblico (e lo show costa tanto) e i cantanti in gara alle prese con altri impegni. Terzo: salta l'edizione di quest'anno e si farà nel 2022. Anche perché se a marzo la Liguria si ritrova a essere in fascia arancione o gialla, non c'è altra scelta. Insomma, tra qualche giorno potremmo trovarci senza governo e senza Sanremo. E, chissà - si scherza, suvvia - cosa è peggio.
Intanto le associazioni dei discografici varano un codice pratico di comportamento. E il Comune di Sanremo conferma che comunque ci sarà una nave della Costa Crociere al largo della cittadina, per ospitare i collegamenti televisivi dei programmi Rai. Le parole più sagge arrivano dall'assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Vittoria Poggio: il festival diventi «un'occasione dalla quale si potrebbe ripartire consentendo la manifestazione in presenza con regole di sicurezza chiare da applicare successivamente a tutti i luoghi della cultura».
Insomma invece di invocare una parità di trattamento (uno show televisivo è evidentemente diverso da uno spettacolo di puro teatro), si potrebbe simbolicamente ergere il Festival a simbolo di una rinascita. Ma rinascita sarà?
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