Amidon: "Solo l'amore ci fa inseguire la verità"

Lo scrittore: "È complesso orientarsi nel mondo. Le persone si raccontano come personaggi davanti a un pubblico"

Amidon: "Solo l'amore ci fa inseguire la verità"

A Roma il caldo ti abbraccia all'improvviso. Non grida, non saluta, ti salta solo addosso così da un giorno all'altro. Stephen Amidon è al terzo caffè della mattinata. Tu lo segui. «Quarantotto ore fa ero a Boston e c'era la neve. È bello svegliarsi con la primavera». Si passeggia sotto Palazzo Barberini. Questa è una città che quando si illumina è davvero eterna, e immensa. Solo che i turisti sono pochi. Non c'è neppure tanto traffico. Sembra quasi una Roma inizio Novecento. «Pensa, l'aereo era mezzo vuoto. Mi hanno fatto andare in business perché le poltrone si sentivano sole. Non abbiamo mai vissuto così soffocati dalla paura». È il romanzo che sta scrivendo, il prossimo. È quell'inquietudine che spezza il fiato, quella voglia di rintanarsi, di alzare muri, quando te ne freghi di essere libero e sopravvivi tracciando confini agli angoli dei sobborghi. È la nuova fermata della commedia umana firmata Amidon, forse il più europeo degli scrittori americani, forse perché è un bostoniano. Il capitale umano scarnifica potere e soldi, mette a nudo il cinismo di chi ha in mano i destini di una terra, di una provincia, quelli che hanno scommesso sulla sconfitta di un paese e hanno vinto. Il potere per il potere e i soldi per i soldi mercificano l'uomo. «Quanto costa il capitale umano?». È il romanzo che Paolo Virzì ha trasfigurato nel suo film. Sono i dintorni di Boston che sanno di Brianza. Poi è arrivato La città nuova. «Lo so che è il romanzo che preferisci». Come cadono le utopie? È l'illusione di creare un mondo perfetto. Niente razze, nessun ghetto, niente poveri, futuro, opportunità, lavoro, essere e sentirsi benestanti. È la grande promessa del 1989, quella che il Ventunesimo secolo ha mandato in frantumi. Ma le buone intenzioni non portano in paradiso e troppo spesso i sogni si incarnano nelle meschinità umane. Security, anno di grazia 2009, traccia sul terreno l'equazione più antica del mondo, lo scambio primordiale. «È la drammatica scelta di Adamo e della sua compagna nell'Eden». A quanta libertà sei disposto a rinunciare in cambio della sicurezza? O viceversa. «In chiave biblica è il prezzo della mela». La libertà costa tantissimo. È fatica. È il sudore della fronte.

«I miei personaggi si ritrovano ogni volta con le questioni essenziali che questa cavolo di vita ci mette davanti. Sono terribilmente umani, nelle loro debolezze, nelle paure, nelle incertezze, nelle infinite sfumature di chi è costretto a scegliere ogni santo o maledetto giorno. Sono domande assolute, ma appartengono proprio per questo al nostro tempo. Quello che cambia è il palcoscenico, l'intensità o la qualità delle risposte, non la vita». Ora tocca a lei. La vera Justine (Mondadori, pagg. 274, euro 19,50). Hai quasi timore di incontrarla in un bar per uomini stanchi. È mora, sfrontata, sicura almeno in apparenza, con quella pelle che riconosci dal sapore e dall'odore ed ha ventiquattro anni. Non sai nulla di lei, quello che ti racconta è un copione teatrale di indizi inutili. Non puoi non sperare di baciarla. «Ti stai già innamorando di lei. Infatti hai paura, ma non ne puoi fare a meno. Non si resiste alla tentazione di entrare nella vita di un personaggio sconosciuto». Stephen ha ragione. State in un ristorante e mentre mangi ti guardi intorno e ti viene voglia di farti raccontare, magari proprio da lui, la vita di quella coppia stanca e sudata laggiù, o della ragazza che devi aver già visto da qualche altra parte che parla di lavoro e sorride a due giovani praticanti di qualche studio legale. Quando ti trovi davanti una donna come Justine la chiave della commedia umana è già nel titolo: vera. Questo è un romanzo sulla verità. «Confermo. È la difficoltà a orientarsi in un mondo dove le informazioni che ti arrivano non sono mai certificate. Le persone si raccontano come personaggi. Si definiscono davanti a un pubblico in modo da apparire realistiche o verosimili. E poi su ognuno di noi cadono le notizie messe in circolazione dagli altri. Non è facile sapere se sono vere o false. Se sono leggenda, circostanza o passa parola. Obama è nato in Kenya? Hillary Clinton è davvero una donna? L'uomo è mai stato sulla Luna? È Justine la bugiarda o sono gli altri a mentire su di lei? È una bugiarda patologica o è vittima del potere perverso dei maschi che la circondano?».

Il potere non è solo quello del Palazzo. È il potere che gli altri hanno sull'io. È chi imposta e definisce i rapporti umani solo come un gioco di forze. È chi specula sulle tue fragilità. È chi si consola raccontandosi che il male che ti fa è solo per te, per il tuo bene. «Non vedete come tutte queste donne ora sono felici?». Ti appartengono. Le possiedi anche qui in cambio della sicurezza. Le usi, le strapazzi e scardini la loro verità. «Non fidatevi di quello che dicono di lei. Diranno che è pazza, che Justine mente, che Justine si costruisce la propria storia e pensa che sia vera. È ossessionata - ripetono - ed è per questo che racconta il suo dolore. Ma il dolore è suo. È lei che lo crea. La donna, si giustificano, è masochista. Non è l'uomo ad essere sadico». Ci siamo. Stephen, la tua Justine (che poi non è neppure il suo vero nome) non si chiama così per caso? È la Justine del marchese De Sade, in fondo anche lei è vittima delle disavventure della virtù? È la nouvelle Justine? «È un riferimento che solo un europeo può cogliere. Negli Stati Uniti credo che in pochi se ne siano accorti. Anche per me in fondo Justine è soprattutto una canzone. Quella che ascoltavo mentre scrivevo. È vero però che l'amore di Justine porta al masochismo, alla perdita di identità, che si manifesta con il panico improvviso. È vero che va incontro al sadismo di chi ama.

È vero che sa sedurre e inguaiare chi come Michael finisce per diventare suo complice». Justine sembra un'illusione. Justine è un'ossessione. Justine per amarla devi andare a cercarla. Justine può far male. Come la verità.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica