27 luglio 1996, durante i giochi olimpici di Atlanta la guardia di sicurezza Richard Jewell nota in un parco pubblico uno zaino abbandonato e dà l'allarme, teme sia esplosivo. I fatti gli daranno ragione, la bomba scoppierà ma il suo tempestivo intervento salverà numerose vite. Il bilancio sarà di una vittima e 100 feriti. Subito i media locali lo additano come un eroe ma in pochi giorni l'uomo diventa il sospettato numero uno dell'Fbi. Stampa e opinione pubblica virano a 360 gradi: ora l'agente di sicurezza è per tutti un assassino. Sono queste le premesse di Richard Jewell, l'ultimo film di Clint Eastwood, che dopo una breve escursione nelle sale, ora arriva in home-video. Da oggi il film è disponibile su Apple Tv, Youtube, Google Play, Timvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & Tv. Dal 14 maggio sarà inoltre disponibile anche per il noleggio su Sky Primafila, Infinity e Vvvvid.
Eastwood non è nuovo alla trasposizione cinematografica di storie vere, di eroi e antieroi americani, come in American Sniper, Sully e Ore 15:17 - Attacco al treno. Questo nuovo film vede protagonisti Paul Walter Hauser nei panni di Jewell e Sam Rockwell in quelli dell'avvocato Watson Bryant. Cathy Bathes interpreta la madre di Richard Jewell, Bobi. Eastwood spiega perché la storia è così attuale: «È la vicenda di un uomo sfortunato che finisce alla gogna perché tutti sono più preoccupati delle conseguenze della chiusura delle Olimpiadi, evento per il quale la città ha investito milioni di dollari, che della ricerca della verità e della sicurezza pubblica e in quasi mezzo secolo le priorità del mondo economico e degli amministratori pubblici non sembrano essere cambiate granché».
Ricordava quei fatti prima di lavorare al film?
«Non ricordavo molti dettagli, ma avevo in mente una sensazione precisa, che riguardava come i media trattarono l'uomo che scoprì la bomba, prima da eroe e poi da sospettato. Credo che sia importante parlarne adesso perché anche oggi la gente giudica in fretta, senza pensare alle conseguenze».
È questa la ragione per cui ha deciso di fare il film?
«Sì, quattro anni fa mi capitò in mano un articolo di Vanity Fair che raccontava questa storia. Poi mi proposero un copione, allora stavo lavorando ad un altro progetto e lasciai perdere. Più recentemente ho ripensato a quell'episodio e deciso che era il momento di lavorarci».
Chi era Richard Jewell?
«Era un uomo ossessionato dalla voglia di diventare poliziotto. Un posto in polizia era il suo sogno, lo realizzò in parte diventando un addetto alla sicurezza e fu intuitivo abbastanza da sospettare qualcosa vedendo quello zaino abbandonato. Nessun altro ci aveva prestato attenzione. La sua ossessione per la professione gli regalò l'intuizione giusta. La sua è una storia tragica, è quella di un uomo contro il mondo intero».
Una storia politica?
«No, non ci vedo manovre politiche dietro, piuttosto ci vedo umanità. È la classica storia di Davide contro Golia».
È per questo che ha voluto un attore quasi sconosciuto nei panni di Jewell?
«Sì, Paul Walter Hauser era la nostra unica scelta. Ha visionato ore e ore di filmati, ha studiato molto e poi ha interpretato Jewell alla perfezione».
Il vero Richard Jewell è mancato anni fa, sconfitto dal diabete a 44 anni. La famiglia ha partecipato al progetto?
«Sì, siamo stati in continuo contatto con Watson Bryant, l'avvocato che lo difese e con la madre, Bobi. Paul Walter Hauser ha passato tempo con loro, assimilato molto del suo carattere e della vicenda di cui è stato vittima».
La famiglia è ancora arrabbiata per come fu trattato?
«No, ma Bobi è molto contenta che la storia di suo figlio sia stata raccontata in un film. Lo considera un tributo importante alla sua memoria».
Cosa la affascina di più nel racconto di vita vera?
«Il fatto che la vita sia in grado di proporre storie molto diverse fra loro e persino più interessanti di quelle che nascono dalla fantasia e dalla creatività di un artista.
Sono storie molto differenti perché la vita butta addosso alle persone fatti diversi, ma c'è qualcosa che accomuna tutti gli eroi che racconto: nessuno di loro si è mai tirato indietro di fronte a fatti enormi. Questo li rende uguali, tutti eroi del reale».
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