Anthony Hopkins, Vecchio, bianco, assente e antipatico. Ma bravissimo

Premiato come miglior attore, se ne sta in Galles. Criticato dagli afroamericani per aver scippato l'Oscar a Boseman, morto ad agosto scorso, invece se lo merita tutto

Anthony Hopkins, Vecchio, bianco, assente e antipatico. Ma bravissimo

Vecchio, bianco, antipatico. E pure assente. Magari strafottente, lì nel Galles dov'era, invece di trovarsi a Los Angeles nella notte delle stelle. Ce le ha tutte l'83enne Anthony Hopkins, Miglior attore protagonista della 93esima edizione degli Oscar, per non coincidere col sentimento popolare di quest'anno strano, tra pandemia e problemi di razza, di genere, di cultura della cancellazione. Così i social esplodono: nessun Oscar postumo a Chadwick Boseman, giovane, nero, sorridente e bravissimo come Levee in Ma Rainey's Black Bottom, dove il 43enne attore scomparso ad agosto per un cancro al colon si segnalava astro in ascesa. «Chadwick Boseman è stato derubato», twitta Joy Reid, corrispondente della MSNBC e subito viene giù un diluvio di proteste: cinefili e bookmakers, per dire, erano sicuri che Boseman avrebbe vinto e c'è pure Joaquin Phoenix, parecchio teso, che non vorrebbe essere lì a dare un premio a qualcuno che non c'è.

Così la vittoria del britannico Hopkins per The Father del francese Florian Zeller, va a sbattere contro il muro delle polemiche. Eppure, la statuetta al protagonista di film come Il silenzio degli innocenti e Quel che resta del giorno è strameritata: al fianco di Olivia Colman, starring la figlia Anna, sir Hopkins, che si è proclamato «stupito ed onorato» per tale riconoscimento, appare al suo meglio. Mentre molti suoi coetanei sono morti per o di Covid, eccolo diventare l'attore più anziano a vincere un Oscar come Miglior attore protagonista (e come attore in generale). Non fa simpatia uno che sceglie di non vedere la sua unica figlia, la 48enne Abigail (nata dal primo matrimonio con l'attrice Petronella Barker), perché non vuole «sprecare il tempo a preoccuparmi per lei». D'altronde, «le famiglie si dividono e si va avanti con la propria vita. È qualcosa di gelido. Perché la vita è gelida», ha raccontato il premio Oscar dagli occhi di ghiaccio, al suo terzo matrimonio con l'antiquaria colombiana Stella Arroyave, con la quale vive a Malibu.

L'interprete più ricercato a Hollywood aveva 15 anni quando un altro attore gallese come lui, Richard Burton, gli consigliava d'iscriversi alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra. E le tournée, da allora, si sono moltiplicate per Anthony, lesto ad alternare le assi del palcoscenico ai biopic televisivi: Danton, Dickens, Hitler perfino, si nutrono del suo carisma. Sguardo, presenza, dizione perfetta: una caratura superiore. Nel 1980, Hopkins parte alla conquista del cinema, incarnando il professore che prova ad aiutare l'Elephant Man di David Lynch, film divenuto di culto. Ma il ruolo della vita arriva nel 1991, con lo psicopatico Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti. Chi non ricorda il suo muso-bocca serrato dalla museruola di cuoio, indispensabile se il recluso strappa a morsi la carne delle sue vittime? Come dimenticare le frasi sibilate alla giovane detective (Jodie Foster), affascinata e orripilata da quel mostro? Per quel personaggio, il primo Oscar come miglior attore. E Hopkins sguazza come un pesce nell'acqua, nella parte di Hannibal il cannibale, tanto da replicarlo in Hannibal e Red Dragon.

Il ghiaccio bollente che ha dentro, una furia a secco controllata negli sguardi perfidi e assaporanti il gusto della prossima cattiveria, porta la star a calarsi in personaggi tutt'altro che sfumati: sarà Hitchcock, nel biopic consacrato al «mago del brivido» e il dio Odino nella saga Thor. Ma il suo idolo è Bryan Cranston, l'eroe della seria Breaking Bad, visto e rivisto nelle maratone televisive amate dal Grande Assente degli Oscar 2021.

Gli piacciono le commedie nere, dunque, e i labirinti di sangue e distruzione. Tutto quello che vibra ha valore, per Hopkins. Logico che risulti superbo nell'interpretazione dell'ottantenne malato di Alzheimer in The Father. Tra l'altro, il protagonista si chiama Anthony, come lui.

Ovvio che non mancasse di omaggiare la star di Black Panther: «Ci tengo a rendere omaggio a Chadwick Boseman, che ci ha lasciati troppo presto», ha sottolineato nel suo discorso di ringraziamento. Ma gli internauti lo hanno detestato, quel vecchio sopravvissuto che flirta, per fiction, con le malattie, mentre altri, con le malattie, ci crepano. E senza Oscar.

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