Da Argento a King. Così erano "politici" i morti viventi del geniale Romero

Il grande regista americano ha lanciato un genere. E creato molte polemiche

Da Argento a King. Così erano "politici" i morti viventi del geniale Romero

Il regista George Andrew Romero è morto domenica a Toronto dopo una breve battaglia contro un cancro ai polmoni. Aveva compiuto 77 anni. Grazie ai suoi film è considerato un "padre spirituale" del cinema horror.

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Mentre gli zombies siamo noi, usciti dalle fosse del nostro scontento, scompare il creatore dei morti viventi, che al cinema, alla tivù e ai videogiochi hanno dato vita e agiatezza. È morto domenica nel sonno, all'età di 77 anni, il maestro del cinema horror George A. Romero, il padre di tutti gli zombies e ideatore d'un genere amato o detestato: niente mezze misure per i cadaveri che camminano a stento. A partire dal suo film di culto La notte dei morti viventi, che dall'anno topico 1968 ha influenzato generazioni e cineasti - da Tom Lasseter a Wes Craven, da John Carpenter a Brian De Palma, sono tutti figli suoi -, questo precursore d'un cinema che atterrisce, ma sveglia le coscienze a colpi di sotterranee denunce, si era fatto largo nella Hollywood dei garantiti. Dove chi, come lui, si presentava da indipendente, per girare La notte dei morti viventi in bianco e nero, con 100.000 dollari di budget e attori sconosciuti di Pittsburgh, mettendo un afroamericano, Duane Jones, al posto del protagonista, poteva sparire in un amen. E invece lui, morto a Toronto per un cancro ai polmoni, mentre ascoltava la colonna sonora originale di Un uomo tranquillo, uno dei suoi film preferiti, al suo debutto fece incassare oltre 30.000 dollari nel mondo con un'opera considerata sovversiva dalla società americana dei Sessanta, alle prese con i problemi razziali, la guerra nel Vietnam, la corsa agli armamenti.

Un'opera entrata di diritto, nel 1999, nel National Registry of Films Usa, che raggruppa le opere considerate «culturalmente, storicamente o esteticamente importanti».

Nato nel quartiere newyorchese del Bronx, il 4 febbraio 1940, da papà esule cubano e madre lituana, Romero, laureato nel 1960 alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, facoltà di Arti, ultimamente aveva preso di petto Brad Pitt a proposito d'una questione cruciale della sua estetica. «Ai giorni nostri, la morte è ovunque. Poi, arriva Brad Pitt e butta 400 milioni di dollari per far vedere zombies che scalano un muro in Israele, neanche fossero formiche», dichiarò alla stampa, commentando in negativo il floppone di Brad con World War Z (2013), reo di non avere «né profondità, né messaggio». Al di là delle generazioni a confronto, per Mister Romero i morti viventi non erano semplice trama decorativa, ma il punto d'appoggio per sollevare problemi politici e sociali. «Gli zombies possono essere ogni cosa. Una valanga. Un tornado. Fuori di qui c'è un disastro e io ho un debole per gli zombies. Sono sfaccettati, non puoi prendertela con loro. Sono quello che sono. E simpatizzo con loro», dichiarò alla Associated Press nel 2008.

Dieci anni dopo il suo film di culto, Romero esplorò il tema del consumismo letale con Zombi (1978), il secondo della trilogia: i suoi morti viventi che attaccano un centro commerciale, fanno a pezzi il capitalismo innanzitutto. E inizia la collaborazione con Dario Argento, montatore della versione europea in salsa pop, e con la di lui figlia Asia, nel cast de La terra dei morti viventi (2004), insistito sull'autofagia degli umani devoti all'edonismo unicamente. Seguirà, l'anno dopo, Le cronache dei morti viventi , mentre i due «master of horror», nel 1990, riescono a unire i loro incubi visionari in un film a quattro mani, Due occhi diabolici, omaggio a Edgar Allan Poe.

«È triste apprendere che il mio collaboratore preferito e amico di vecchia data, George Romero, è morto», ha twittato lo scrittore Stephen King, il cui romanzo La metà oscura conobbe, nel 1993, una cineversione del papà degli zombies. Ma fu Creepshow (1982) il maggior successo commerciale della coppia King-Romero. Quest'ultimo aveva cominciato a girare a quattordici anni, con una 8 mm regalatagli dallo zio: travolto dall'entusiasmo, mentre girava L'uomo della meteora, un corto di fantascienza, buttò un manichino in fiamme giù dal tetto d'un palazzo e venne arrestato dalla polizia.

Intanto, la saga dei cadaveri barcollanti, ma famelici di

carne umana, ora fa parte della cultura popolare, rimpiazzando vampiri, mummie e creature draculesche in serie televisive fortunate come Walking Dead. Davvero un «fucking genius», come ha detto Tarantino del suo amico George.

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