Con Bale un bel western alla John Wayne

Torna, graditissimo al pubblico maschile, un po' meno, chissà perché, all'altra metà del cielo, il western. Qui, nella versione più tradizionale, con gli indiani cattivi, come ai tempi gloriosi di John Wayne e Gary Cooper. Dunque, siamo nel 1892 e il capitano pensionando Joseph Blocker (Christian Bale) ha una grossa rogna tra le mani. Nella sua probabilmente ultima missione gli tocca scortare l'anziano, malatissimo capotribù degli Apache Falco Giallo (Wes Studi), con numerosa famiglia al seguito. Partenza da Fort Berringer, nel New Mexico, destinazione il Montana. Un bel tragitto, non c'è che dire.

Strada facendo, la carovana imbarca la spaurita Rosalee Quaid (Rosamund Pike), testimone atterrita e impotente dell'uccisione del marito e dei tre bambini. Lei ha visto bene gli assassini: una banda di ladri di cavalli della tribù dei Comanches. Raccapricciante testimonianza che fa montare l'odio dell'ufficiale nei confronti dei pellerossa: ma tant'è, bisogna proseguire, anche perché, in caso di disobbedienza, si profila la Corte marziale. Il lungo percorso, l'evidente peggioramento della già precaria salute del vecchio ostaggio, fanno, a poco a poco, breccia nel cuore indurito di Blocker, che in carriera non ha esitato ad ammucchiare cadaveri con la pelle rossa, si trattasse anche di donne e bambini. Ora però pronto, con la fattiva complicità di una sceneggiatura incline al revisionismo, ad ammorbidire l'iniziale intransigenza.

I dialoghi sono fitti, ma quando le chiacchiere, con inedite, un po' ridicole, pronunce (Apaci, Comenci, Ciaien), lasciano spazio ai frequenti agguati, ecco che la tensione prende decisamente il sopravvento.

Insomma due ore, o poco più, piuttosto ben spese, anche per chi non è esattamente un patito del genere. Qualche scena particolarmente violenta potrebbe infastidire gli spettatori più sensibili, ma il fascino del baffutissimo Christian Bale e lo sguardo languido della seducente strabicona Rosamund Pike sono una garanzia.