Si dice che sia la stessa presenza silenziosa di Benedetto XVI ad aver scongiurato finora i più gravi strappi dottrinali, perché finché è in vita potrebbero essere da lui delegittimati con una sola parola agli occhi del popolo cristiano.
Naturalmente è una possibilità estrema a cui il papa emerito presumibilmente ricorrerebbe solo per uno strappo dottrinale gravissimo e irreparabile (per esempio sull'Eucarestia) che sancirebbe di fatto uno scisma, quindi oggi è la semplice possibilità, è la semplice «presenza» di Benedetto XVI che ferma i rivoluzionari. Chi avrebbe mai pensato che il silenzio eremitico di un vecchio papa avesse un tale potere di interdizione?
Tuttavia nonostante si sia imposto il silenzio e non contraddica pubblicamente Bergoglio ha voluto far arrivare a chi ha il potere in Vaticano dei segnali chiari a difesa dell'essenziale, di ciò che è d'istituzione divina e che non è a disposizione di nessuno, nemmeno dei papi: in particolare l'eucaristia e la Santa Messa.
Perché nei progetti di certi circoli riformatori si vagheggia l'intercomunione con i protestanti e forse persino una riforma liturgica che muterebbe in senso ecumenico la messa cattolica.
In maniera discreta Benedetto XVI fece sentire la sua voce nel maggio 2017 firmando la prefazione al libro del cardinale Robert Sarah, La forza del silenzio.
Il prelato africano, particolarmente legato a Benedetto XVI e a Giovanni Paolo II, come prefetto della Congregazione per il culto divino rappresenta il principale ostacolo per quanti vogliono rivoluzionare la liturgia cattolica.
Così Benedetto XVI scrisse nella prefazione al suo libro: «Dobbiamo essere grati a papa Francesco di avere posto un tale maestro dello spirito alla testa della Congregazione che è responsabile della celebrazione della liturgia nella Chiesa.... Con il cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani».
In realtà ha scritto Sandro Magister «non è un mistero che Jorge Mario Bergoglio abbia confinato il cardinale Sarah in tale carica per neutralizzarlo, non certo per promuoverlo. Di fatto l'ha privato di ogni autorità effettiva, l'ha circondato di uomini che gli remano contro e addirittura ha sconfessato in pubblico i suoi propositi in campo liturgico».
Tuttavia, un tale sostegno di Benedetto XVI al cardinale Sarah lo ha reso praticamente intoccabile e, con lui in quella posizione, ha reso molto più difficili i progetti dei riformatori che infatti hanno reagito molto stizziti.
Va detto che da nessuna parte sta scritto che un papa emerito debba eclissarsi e starsene zitto. Fu Benedetto XVI a scegliere, di sua spontanea volontà, il silenzioso eremitaggio. Forse anche per evitare di essere «tirato per la tonaca» e strumentalizzato.
Poi papa Bergoglio, nell'intervista al «Corriere della Sera» del 5 marzo 2014, affermò che «Benedetto XVI non è una statua in un museo», e aggiunse: «Lui è discreto, umile, abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa, la sua saggezza è un dono di Dio».
Può essere che la pensi così, ma può essere pure che il papa argentino sperasse di trovare in lui una legittimazione e un'autorevole copertura per le sue riforme rivoluzionarie.
Speranza però destinata a restare delusa.
© Antonio Socci Il segreto di Benedetto XVI pubblicato per Rizzoli
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