A Bergamo Riapre il Sociale Piace «Linda» di Donizetti

C’è un caso Bergamo. Città dal fascino prepotente, tra le sue glorie ha Donizetti, un Grande di cui negli ultimi anni sono tornate al successo una quarantina d’opere dimenticate. C’è un bel teatro all’italiana, gestito in contatto stretto con una Fondazione di Studi affermata in Europa. Ma i fondi a disposizione, pubblici e privati, non permettono un vero, utile, grande festival. Ora i teatri storici a palchetti sono due. In Città Alta si è riaperto all’opera il Teatro Sociale, 600 posti, volta a capriata in legno emozionante, acustica magnifica. Si è data Linda di Chamounix, nata a Vienna nel 1842. In momenti sconnessi e non realistici, c’è la parabola della povera oppressa Linda, sospettata, tradita, spinta alla pazzia e solo all’ultimo salvata e consegnata al lieto fine.
La rappresentazione, con Majella Cullagh, inebriante negli acuti torniti, ed una compagnia di valore concentrata e generosa, con Chiara Chialli, Roberto Iuliano, Giuseppe Altomare, Simone Del Savio, Maurizio Leoni, è stata diretta da Vito Clemente, che, dopo avere indugiato per un atto, ha dato precisione e momenti preziosi.

Era annunciata in forma scenica ridotta, ma la sintesi ingegnosa dello scenografo Angelo Sala con soffitti componibili e trasformabili in tetti rustici o in un nobile salone ci ha raccontato benissimo gli ambienti; e la sobria regìa di Roberto Recchia ha rotto spazi e tempi dandoci nella recitazione il nocciolo del dramma. Folla, applausi, la gente sta con Donizetti.

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