Comprare armi in Bosnia non potrebbe essere più facile, o almeno, questo è quanto appare nel reportage dell’inviato delle Iene, Luigi Pelazza, che si è finto un compratore di armi ed è entrato in contatto, a Sarajevo, con alcuni trafficanti di armi da guerra.
In poche ore Pelazza ha potuto toccare con mano Kalashnikov, un fucile da cecchino utilizzato durante la guerra di Bosnia, granate e un tipo di mitraglietta munita di silenziatore che ha tranquillamente potuto testare nel bosco. Uno dei trafficanti ha confidato all’inviato delle Iene di essersi fatto più di una decina d’anni di carcere a Rebibbia prima di rientrare in Bosnia dove adesso opera come trafficante.
Nel servizio l’uomo ha candidamente ammesso di aver venduto centinaia di fucili AK-47 a turchi, arabi e africani in Olanda, spiegando nei dettagli anche il modus operandi per le spedizioni.
I carichi (secondo quanto dichiarato dal trafficante) passerebbero per i valichi di Slavonski Brod, dove entrano in Croazia senza alcun tipo di controllo (come mostrato dallo stesso Pelazza durante il servizio), per poi giungere in Slovenia e in Italia tramite Trieste.
È stato lo stesso trafficante a riferire che i compratori di Kalashnikov pagano con la cocaina, aggiungendo: ”non so cosa fanno con tutte quelle armi, si preparano alla guerra?”.
Armi che plausibilmente finiscono nelle mani di organizzazioni criminali ma anche in quelle dei terroristi dell’Isis.
La State Investigation and Protection Agency bosniaca, che da sempre opera coordinandosi con le autorità statunitensi, in seguito al servizio ha proceduto con alcuni arresti. Nel frattempo però fonti serbe rendono noto che la troupe di Le Iene potrebbe essere denunciata per aver effettuato riprese senza autorizzazione. In seguito si è però espressa la procura di Sarajevo, convinta che i due personaggi avvicinati da Pelazza si sarebbero finti trafficanti di armi e avrebbero recitato la parte in cambio di denaro. Sempre secondo le autorità bosniache, i due avrebbero confessato tutto durante l’interrogatorio.
Alcune delle armi di provenienza che si vedono nel reportage sarebbero state identificate e si continuano a cercare le altre.
Le autorità bosniache si sono dette scontente del servizio perché avrebbe danneggiato l’immagine del paese in relazione alla lotta al terrorismo. La Bosnia è da tempo al centro di inchieste sul jihadismo, con imam del calibro di Bilal Bosnic, Nusret Imamovic e Ibrahim Delic (tutti ex mujahideen dell’unità islamista el-Mudzahid durante la guerra di Bosnia) che hanno predicato per anni il radicalismo islamista, non soltanto ai giovani bosniaci ma anche alle diaspore in Europa. Non è un caso che Bilal Bosnic veniva segnalato in più occasioni anche in Italia, ospitato in centri islamici a Pordenone, Cremona, Bergamo e Siena, prima di venire arrestato nell’estate del 2014.
La replica del "padre" de Le Iene, Davide Parenti, è arrivata a stretto giro di posta: "Le accuse della procura di Sarajevo nei nostri confronti sono gravissime, accuse che peraltro ci sono state fatte senza chiederci di approfondire i documenti che domenica 2 ottobre intorno alle 22:38 abbiamo messo in onda nel nostro programma. Inutile dire che alle Iene abbiamo sempre raccontato la verità dei fatti: Luigi Pelazza si è recato in Bosnia, a Sarajevo, dove molte delle armi da guerra risalenti al conflitto dei Balcani negli anni ’90 sono oggi destinate in Europa a criminali e terroristi forse anche dell’ISIS. Il nostro inviato ha cercato di capire chi vende kalashnikov, pistole automatiche, fucili di precisione, bombe a mano e ha documentato quanto sia facile comprare armi di ogni tipo e farle arrivare in Europa. Dire, dunque, che abbiamo confezionato un falso è un’accusa diffamatoria che ci lascia esterrefatti. Per realizzare questo servizio abbiamo registrato ore e ore di riprese video che metteremo integralmente in rete sul nostro sito per rispondere con la massima trasparenza a queste accuse infanganti. Tutti potranno così costatare l’autenticità del nostro lavoro che speriamo possa servire alle autorità competenti a combattere ancor più efficacemente il traffico di armi dalla Bosnia verso l’Europa".
Da notare che pochi giorni prima emergeva un altro flusso di armi proveniente dal Montenegro, in seguito all’arresto lo scorso 5 novembre del trafficante montenegrino Vlatko Vucelic, il quale aveva poi ammesso che le armi erano
dirette in Francia, curiosamente proprio prima degli attentati del 13 novembre. La rotta seguita da Vucelic passava proprio per Croazia e Slovenia, proprio come quella indicata dai trafficanti bosniaci contattati dalle Iene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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