"Io, molestato da preti pedofili": il racconto choc di Pedro Almodòvar

É senza freni l'ultima intervista di Pedro Almodòvar in vista del suo ultimo film in concorso al Festival di Cannes

"Io, molestato da preti pedofili": il racconto choc di Pedro Almodòvar

È uno fra i registi più apprezzati del cinema europeo. A quasi 70 anni Pedro Almodòvar continua a raccontare storie di vita vissuta nei suoi film, fotografando vizi, eccessi e virtù. Da oltre venti anni, il suo stile e il suo genio, ha immortalato un’epoca di grandi cambiamenti culturali. Intervistato a Vanity Fair in vista dell’uscita di "Dolore e Gloria", lungometraggio in concorso al Festival di Cannes, per Aldomòvar è tempo di compiere un bilancio della sua vita da regista.

Nel ricordare e nel riflettere sull’età che avanza: "Una cosa la so già. Sarò un vecchio arrabbiato, uno che da un lato capisce che il corpo perde colpi e dall’altro si infuria – afferma Pedro Almodòvar - Non credendo in un dio non ho risolto i miei problemi con la morte e non capirla e rifiutarne l’idea rappresenta un problema oggettivo". Temi che verranno poi approfonditi nel suo ultimo film, il ventunesimo. "Non essendo mai stato un nostalgico, è difficile che per indole volga lo sguardo al passato - spiega il regista - Erano 15 anni che non mi guardavo indietro ed è avvenuto nuovamente perché in età matura ho avvertito una sensazione strana. La sensazione che c’era qualcosa della mia infanzia che non mi piaceva e, nonostante avessi girato su quell’età due film di stampo opposto, La mala educación e Volver, non ci avevo riflettuto abbastanza". Nell’intervista Almodòvar lascia spazio ai ricordo del suo piccolo paese d’origine: "Avevo una vocazione molto concreta: volevo fare il regista. E non avevo nessuno che mi facilitasse il percorso – e aggiunge - È un mestiere che ha a che fare con l’incertezza, la parola che alla fine lo definisce meglio di tutte le altre. Il prossimo film? può andare sempre male e non dipende da quanti ne hai messi alle spalle o da quanto domini il linguaggio, ma da una serie di fattori insondabili".

Ma si affronta anche il tema religioso e il regista rivela alcuni dettagli sulla sua edizione cattolica. "Sicuramente non volevo diventare prete, ma avrei voluto imparare qualcosa, apprendere, sapere di più sui miei dubbi precoci legati all’esistenza di Dio e al senso della vita. Ma fu un’esperienza atroce – e poi - Fecero di me un bambino incolto e ignorante che passava il tempo cantando, con insegnanti del tutto inadeguati al compito".

"In collegio? c’erano moltissimi abusi, soprattutto tra i bambini più piccoli. Avevo 10 anni e con i miei coetanei passavo 24 ore al giorno. In camerata, di notte, ci raccontavamo le nostre esperienze. Mi ricordo di almeno venti bambini che vivevano nel collegio ed erano stati molestati. Ci provarono anche con me, ma riuscii sempre a scappare. C’era un prete che in cortile mi dava sempre la mano perché gliela baciassi. Io quella mano non l’ho mai baciata. Fuggivo. Fuggivo sempre e sotto i portici del chiostro, quando ero solo, non camminavo ma correvo. Avevamo paura."

Si rievoca anche la frustrazione di vedere i colpevoli farla franca: "Le voci degli abusi erano arrivate oltre le mura del collegio e i casi erano così concreti e così numerosi che la direzione dei salesiani non poté far altro che intervenire. E come intervennero? – si chiede - Cambiarono collegio ai sacerdoti mandandoli in un collegio di adolescenti. Nessuna punizione. Ne parlai solo una volta, con il confessore. Mi chiese comprensione e mi disse non parlarne con nessuno. Ma come si fa ad avere comprensione verso un adulto che si comporta così?"

È dura la stoccata del regista sulle responsabilità del Vaticano. "Io non so se il Papa stia attuando una rivoluzione o se non stia facendo niente. Quello che so è che non sta facendo a sufficienza. Non solo contro gli abusi, ma anche con tutto ciò che ha a che fare con la sessualità dei preti. Non essendo cattolico non posso rimproverare l’inerzia al Papa – aggiunge - ma come cittadino posso farlo. E lo faccio. Tutti dicono che la Chiesa avanza, ma io non la vedo avanzare.

E lo stesso vale per il ruolo delle donne che non possono dir messa né dare la comunione. In un momento storico in cui il femminismo rialza la testa, la Chiesa continua a considerare la donna un essere inferiore senza alcun diritto," conclude.

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