"Captain Marvel", girl-power in attesa del gran finale

Il ventunesimo titolo dell'Universo Marvel fa da raccordo tra gli ultimi due capitoli della saga Avengers e racconta la genesi di un'eroina pacifista

"Captain Marvel", girl-power in attesa del gran finale

A poco più di un mese dall'uscita di "Avengers: Endgame", è arrivato al cinema "Captain Marvel", il primo film Marvel totalmente incentrato su un personaggio femminile.
Si tratta di un'origin story sull’eroina cui, in una sequenza post credit di “Infinity War”, viene inviato un sos prima del letale schiocco di dita di Thanos. E' dunque di una pellicola di transizione, atta a preparare a quanto accadrà nel prossimo e ultimo capitolo con protagonisti gli Avengers.
Vers (Brie Larson), creatura dotata di superpoteri e soldato d’elite della razza aliena Kree, finisce sul pianeta Terra a metà degli anni ’90, nel tentativo di fermare l’invasione degli Skrull, extraterrestri mutaforma. Qui si trova braccata dall’agente Nick Fury (un Samuel L. Jackson ringiovanito grazie alla computer grafica) e scopre che gli Skrull sono alla ricerca di qualcosa utile a porre fine alla guerra.
Il film è un viaggio che questa eroina tutta d’un pezzo e dal pronunciato senso morale intraprende alla scoperta della propria identità, in una continua commistione di ricordi e tempo presente. Rispetto ai fumetti, l'origine dei poteri della protagonista e il personaggio di Mar-Vell (Annette Bening) sono stati quasi completamente riscritti.
La sceneggiatura è dinamica, nonostante una struttura narrativa mai veramente originale, i dialoghi sono funzionali e l’azione resta un po' in secondo piano, così come ridimensionata appare l’ironia.
A suon di pugni e con fare da maschiaccio, Brie Larson, già premio Oscar per "Room", non brilla per espressività in questo contesto, così come appare poco convincente Jude Law nei panni di mentore dai modi un po’ sbruffoni.
Ci si tiene abbastanza alla larga dal mettere in scena cliché femministi, anche se è indubbio che l'emancipazione costituisca uno dei temi del film, così come l’emotività (caratteristica prevalentemente femminile), qui dipinta nella duplice veste di limite e di vantaggio.
Richiami all’attualità, per quanto mascherati da una gustosa e mai malinconica ambientazione Anni 90, sono innegabili ma le allusioni politiche erano più evidenti in "Black Panther", film dall'ideologia meglio delineata.
Tra brani iconici grondanti girl-power e peripezie feline (il gatto Goose ruba la scena) ci si diverte, ma l'emotività è raramente sollecitata: l'unico brivido vero si prova nell'iniziale presentazione del logo Marvel, interamente dedicata allo scomparso Stan Lee, poi presente, ancora una volta, in un cammeo.


Al netto della mancanza di pathos, "Captain Marvel" non delude in termini di intrattenimento e costituisce un tassello fondamentale per tutti coloro che attendono con bramosia il film in uscita il 24 Aprile, conclusivo di un ciclo decennale.

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