Attenzione, prendete con le pinze questa dichiarazione di Riccardo Scamarcio: «Ci sono molti punti di contatto tra me e Caravaggio. Io e lui siamo due provinciali sbarcati a Roma perché mossi da una passione autentica. Ma l'ispirazione vera me l'ha data Michele Placido. Aveva negli occhi una febbre, un'energia, un'urgenza che mi ha trasmesso. Così ho iniziato a vedere Caravaggio un po' come Elvis Presley, un ragazzo di provincia a cui ho cercato di dare questa febbre che ho anch'io quando mi infervoro».
Riccardo Scamarcio interpreta appunto un Michelangelo Merisi detto Caravaggio un po' survoltato, nell'imponente produzione da circa 14 milioni di euro di Goldenart Production con Rai Cinema, L'ombra di Caravaggio, diretta da Michele Placido e presentata ieri alla Festa del cinema di Roma nella sezione Grand Public prima di uscire in sala il 3 novembre con 01 Distribution. Ma l'alert iniziale era perché il film scritto dal regista, che si ritaglia anche la parte del Cardinale Del Monte, grande sostenitore di Caravaggio, insieme a Sandro Petraglia e Fidel Signorile, non è una rivisitazione postmoderna della vita di Caravaggio, alla Baz Luhrmann di Romeo + Giulietta di William Shakespeare con DiCaprio, per intenderci. Anzi L'ombra di Caravaggio, con i costumi di Carlo Poggioli e le scenografie di Tonino Zera, restituisce fedelmente l'Italia del Seicento che ha avuto l'onore di avere come figlio uno dei geni più anticipatori e moderni dell'epoca in cui ha vissuto.
In questo senso i continui riferimenti alla contemporaneità presenti nelle note di regia di Michele Placido che immagina Caravaggio «come un artista pop che vive la vita vorticosa che vivrebbe oggi a New York o a Londra, una rockstar ante litteram, un rebel without a cause costretto ad affrontare gli inquietanti risvolti di una vita spericolata», trovano un riscontro nel film che mostra un pittore che ha rivoluzionato il modo di dipingere la grandezza della Chiesa utilizzando come modelle e modelli i vinti, gli umili, le prostitute, i poveri cristi, insomma, che vengono trasformati in santi: «Un uomo ossessionato dalla voglia di raccontare attraverso la sua pittura una visione religiosa completamente nuova e rivoluzionaria dove il racconto delle storie bibliche è raffigurato dall'uomo preso dalla strada, in una sorta di neorealismo ante litteram», spiega Placido che vede anche un parallelismo con Pier Paolo Pasolini e i suoi attori presi dalle periferie e che nel film ha voluto come interpreti anche i figli Brenno e Michelangelo.
L'ombra di Caravaggio è per il regista anche un ritorno alle origini perché, racconta, «53 anni fa, quando ero ribelle e sessantottino, protestavo contro la guerra nel Vietnam e avevo il mito di Che Guevara che dava a noi giovani la forza di fare politica, mi trovavo sotto la statua di Giordano Bruno a Campo dei Fiori e proprio lì, con un amico dell'Accademia, abbiamo immaginato un testo teatrale in cui Caravaggio, pensate un po', incontrava Giordano Bruno».
Cosa che puntualmente accade in L'ombra di Caravaggio che ha anche un'altra intuizione, a parte far vedere il pittore con un pennello in mano solo una volta in tutto il film. Proprio come recita il titolo, è il personaggio, l'unico di fantasia, «L'ombra», interpretato da Louis Garrel, una sorta di 007, investigatore al servizio di Papa Paolo V e chiamato a condurre una vera e propria indagine per decidere se concedere o meno la grazia a Caravaggio il quale, ricordiamolo, ha ucciso un uomo. Sarà lui a indagare e a scoprire le amicizie controverse dell'artista, come Lena, interpretata da Micaela Ramazzotti, prostituta finita in un paio di dipinti della Vergine Maria. O come Anna Bianchini, della quale Caravaggio dipinse il cadavere nello sconvolgente La morte della Vergine. Nei panni di quest'altra prostitua troviamo Lolita Chammah figlia di una grande attrice francese, Isabelle Huppert che interpreta la nobildonna romana Costanza Colonna, affettuosa protettrice dell'artista per tutta la vita.
Accompagnato dalla musica elettronica del duo Oragravity formato da Umberto Iervolino e Federica Luna Vincenti che è anche la produttrice del film, L'ombra di Caravaggio non ha avuto i permessi della Curia romana per girare nelle chiese della Capitale: «Mi sono allora ricordato di Napoli e delle tante chiese barocche, gemelle di quelle romane,
ma gestite da alcune associazioni. Siamo rimasti lì a girare per un mese», dice Michele Placido. E conclude azzardando che cosa, secondo lui, oggi farebbe Caravaggio: «Il fotoreporter di guerra, per cogliere il momento».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.