Cattive, spregiudicate, ribelli: le donne senza crisi di nervi

Cattive, spregiudicate, ribelli: le donne senza crisi di nervi

Il tentativo, comune, è di mostrare un'immagine diversa del mondo femminile, meno stereotipata di quella che spesso il cinema ci riserva. Un pugno di film - tutti concentrati in questo fine settimana all'insegna delle quote rosa dell'8 marzo - che non sempre riesce a tramutare le intenzioni in risultati artisticamente validi. Ma in questi casi vale comunque l'esperimento, l'approssimazione a una proposta differente. Si va dalle più estreme e radicali protagoniste (interpretate da Selena Gomez e Vanessa Hudgens, beniamine dell'edulcorato mondo televisivo Disney, insieme ad altre due dive tv giovanili come Ashley Benson e Heather Morris) vestite di fosforescenti bikini con maschere, fucili ed occhiali dello scatenato, molto contemporaneo e sorprendente, oltre che vietato ai minori di 14 anni, Spring Breakers - Una vacanza da sballo di Harmony Korine agli echi di due redivive Thelma&Louise nel road movie senza tempo Just Like a Woman di Rachid Bouchareb con Sienna Miller, una centralinista tradita dal marito, e Golshifteh Farahami, una musulmana oppressa dalla suocera, due donne in fuga dalle rispettive famiglie che, paradossalmente, faranno la loro rivoluzione femminista con un concorso di danza del ventre. Si passa poi dalle atmosfere raffinate del francese La cuoca del presidente di Christian Vincent, in cui Catherine Frot interpreta una cuoca dal carattere forte e risoluto (ispirata alla vera chef del presidente Mitterand), fino a quelle per noi più familiari di un meridione legato ad antiche tradizioni ma in cui le Amiche da morire di Giorgia Farina ribaltano i classici ruoli finendo col rubare il malloppo di alcune rapine ai maschi dell'isola (dove l'accento è siciliano ma il film è tutto girato in Puglia grazie alla Film Commission) oppure a quelle tutte nordiche (anche qui però c'è la dicotomia tra inflessioni milanesi e location torinesi) dove Angela Finocchiaro è alle prese con la crisi di mezza età difficile da superare perché per la società degli uomini Ci vuole un gran fisico, come recita il titolo del film di Sophie Chiarello.
Un full di opere con un tris di uomini dietro la macchina da presa ma anche con una coppia di donne in una coincidenza, tutta da apprezzare, che le vede pure esordienti sul grande schermo. Due autrici, Giorgia Farina e Sophie Chiarello, di generazioni diverse, 28 e 45 anni, con alle spalle eterogenee esperienze cinematografiche che hanno cercato di portare un'aria nuova nella nostra commedia, qui anche un po' tragica e grottesca, declinata tutta al femminile. Film in cui, come in un contrappasso dantesco, i ruoli maschili sono ridotti al lumicino o sono deprimenti per la categoria come quello del laido ex marito, distrattamente interpretato da Elio (delle Storie tese), un nullafacente che in Ci vuole un gran fisico sfrutta Angela Finocchiaro. Una povera donna, sempre di corsa, equilibrista tra il lavoro che ha paura di perdere perché il capo (Raul Cremona) cerca volti giovani per la profumeria e la famiglia che non l'aiuta con la troppa arzilla madre (Rosalina Neri) e con la ribelle figlia (Antonella Lo Coco di X Factor). In principio si dà al botox selvaggio poi, per fortuna, grazie alla mediazione di un angelo con poteri sovrumani (Giovanni Storti), scoprirà il vero amore, l'unica cosa che conta.
In Amiche da morire troviamo invece solo Vinicio Marchioni a tenere alta la mascolina bandiera - si fa per dire - nei panni di un ispettore ovviamente molto maldestro. Le tre cosiddette amiche, per interesse, Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore, gli scapperanno sotto il naso con il milione d'euro della refurtiva sottratta al marito - più ladro che pescatore - della Capotondi che lei stessa ha ucciso, sia pure per sbaglio.

La commedia porta alle estreme conseguenze il suo spunto narrativo senza pentimenti e ravvedimenti finali anzi mantenendo sempre sottolineati i caratteri neanche tanto simpatici di queste tre femmine, litigiose, molto avide e pure assassine. E lo chiamavano «sesso debole».

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