Più che una sfida, è un doppio salto mortale. Ilaria D'Amico dal 6 ottobre tornerà in tv dopo due anni sabbatici - e in Rai dopo due decenni - per riuscire là dove molti hanno fallito: ridare vita all'informazione di prima serata sul secondo canale e farlo con un programma che abolisce le risse e gli ospiti invitati apposta per azzuffarsi. Come vuole l'ad Carlo Fuortes che ha dettato le nuove linee di rinnovamento dei talk. In aggiunta Che c'è di nuovo, titolo del programma, andrà in onda al giovedì, serata affollata di talk in concorrenza, da Rete 4 (Dritto e Rovescio) a La7 (Piazza pulita). Per affrontare questa impresa, si è ripescato il modello di Nemo (inchieste, reportage e dibattiti sobri) che riuscì a interessare il pubblico senza scadere nel trash. Non per nulla l'ideatore del nuovo show è Alessandro Sortino, l'ex Iena che realizzò quel programma.
Dunque, Ilaria, se la sfida non è complicata non ti stuzzica...
«Certo. Nella mia vita professionale ho fatto tanto, dal calcio alla politica, poi mi sono fermata per la famiglia e perché avendo avuto la fortuna di lavorare in un'azienda, Sky, che mi ha fatto sperimentare di tutto, non trovavo altre sfide da rilanciare. Ora voglio tornare perché ho voglia di dedicarmi di nuovo all'informazione e la Rai mi ha proposto proprio il programma che desideravo fare».
E quindi come sarà questa trasmissione che dovrebbe diventare il prototipo dei nuovi talk Rai?
«Mi piace definirla un talent delle idee. L'intento sarà quello di fare un'informazione il più possibile sfaccettata. Racconteremo il nuovo, cioè il fatto più importante della settimana, attraverso diversi tipi di linguaggio: reportage realizzati in modo da far emergere contraddizioni sui temi politici, sociali ed economici più caldi; monologhi fatti da personaggi sorprendenti; interviste e incontri con persone che hanno idee e pensieri lontani dal sentire comune. Il tutto lasciando parlare gli ospiti senza interruzioni e sovrapposizioni».
Beh, molti talk sono partiti con queste buone intenzioni, poi quando gli ascolti non rispondono, si dà fuoco alle polveri in studio...
«Per me questa sarebbe una sconfitta. Il punto è provare a fare un programma dove coesistano tanti modi diversi di confronto. A volte ci possono essere anche contrapposizioni forti, ma l'importante è non partire dall'idea che si debba per forza provocare la rissa. Spero di riuscire ad evitarla. Per aiutarmi in questo obiettivo, accanto a me si alterneranno di volta in volta compagni di viaggio - giornalisti, esperti, studiosi - che avranno la funzione di giudici: il loro compito sarà esaminare i vari racconti presentati, poi magari si metteranno uno contro l'altro, ma non saranno lì apposta per azzuffarsi».
Vedremo. Certamente dovranno giudicare un autunno molto caldo...
«Caldissimo dal punto di vista sociale, economico, politico e dell'equilibrio mondiale. Ma si può affrontare tutto questo con leggerezza, come chiede la linea editoriale di Raidue e anche con estrema durezza se necessario: l'importante è far emergere le contraddizioni che ci sono all'interno della nostra vita».
Come sono stati questi due anni lontano dalla tv?
«Sono stati bellissimi. E non mi mancava per nulla la conduzione perché dopo 23 anni di lavoro ininterrotto avevo proprio sentito l'esigenza di fermarmi per logiche familiari (il compagno Gianluigi Buffon è ora portiere del Parma, ndr), per impegni e per il bisogno di staccare rispetto a un percorso meraviglioso e irripetibile che mi aveva dato tanto ma che in qualche modo si era esaurito».
Ti eri stancata di occuparti di calcio o non ti dava più stimoli la mancanza del campionato su Sky?
«Io adoro il calcio. Per me è passione autentica, non smetterò mai di occuparmene, anche perché ne è coinvolta tutta la famiglia (da Gigi ai quattro figli maschi: Louis Thomas e David Lee, figli dell'ex portiere della Juve e di Alena Seredova, Pietro, figlio di lei e del primo marito e Leopoldo Mattia, figlio di entrambi, ndr). Ma era arrivato il momento di tornare all'altra mia grande passione: l'informazione sociale e politica».
Gigi e i figli cos'hanno detto di questo rientro in tv?
«Sono stati molto contenti che tornassi a lavorare dopo un anno e mezzo in cui mi hanno avuto costantemente presente in casa... Ma sono totalmente schierati con me, supporter delle mie scelte professionali e questo mi fa sentire bene. Le nuove avventure sono sempre entusiasmanti nonostante tutti i rischi che comportano».
Com'è cambiato il mondo da quando conducevi Exit, il tuo primo programma di informazione andato in onda su La7 dal 2007 al 2011?
«È cambiato tantissimo ma abitavamo un mondo complicato anche allora.
Oggi viviamo in un mondo ancora più incerto e questo comporta che dobbiamo essere più attenti, cauti e tranquillizzanti, ma anche feroci quando dobbiamo spiegare situazioni difficili a chi ha bisogno e voglia di capire».
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