Stanchi di tutori dell'ordine in preda a dubbi, depressioni o cocaina, come comanda l'ultima tendenza cine-televisiva, farcita di ispettori fuori dalle regole? Ci pensa il commissario Maigret a ripristinare il canone del classico poliziotto tutto calma, dedizione e intuizione. Ci pensano, soprattutto, i francesi Laure e Thierry Blondeau, con la loro società «Coin de mire», a far risorgere cinematograficamente il personaggio-simbolo del piedipiatti vecchia maniera, che si fida più delle proprie idee che non dei metodi scientifici oggi in voga. E i cofanetti Digibook, fabbricati in Italia e venduti nelle librerie e nei musei d'Oltralpe, con i film interpretati da Jean Gabin nei panni del flic corpulento inventato da George Simenon, con la pipa e un vecchio cappello in testa, si vendono come noccioline.
Tempi di Covid, quindi di segregazione casalinga e fa piacere rivivere i vecchi film d'epoca, con le locandine e le réclames originali, restaurate in 4K, ad alta definizione. Novant'anni dopo l'apparizione del primo romanzo dedicato a Maigret dallo scrittore belga, ora ripubblicato da Adelphi, e a trent'anni dalla morte di Simenon, l'iconico commissario conosce una resurrezione in piena regola. Le edizioni Omnibus rieditano Tout Maigret 103 tra romanzi e racconti, riuniti in dieci volumi, con illustrazioni di Loudal e al cinema Patrice Leconte dirige il settantenne Gérard Depardieu nel ruolo di Maigret, che in Italia appartenne a Gino Cervi, in Rai dal 1964 al 1972. Nato nel 1929 dalla penna di Simenon, che allora si firmava con lo pseudonimo di Georges-Martin Grages, Maigret è entrato nell'immaginario collettivo mondiale con oltre 600 milioni di libri, oltrepassando lo spazio del mondo francofono: non a caso l'autore belga è il terzo autore di lingua francese più tradotto nel mondo.
Tornando all'iniziativa dei Blondeau, che da bravi francesi tirano la volata al genere «polar» made in France, la prima uscita del Digibook dedicato al super-poliziotto, che abita al 130 di Boulevard Richard-Lenoir, con la devota moglie alsaziana (da noi, il ruolo televisivo spettava ad Andreina Pagnani) s'intitola La trappola di Maigret (Maigret tende une piège, 1958), adattato per il cinema da Jean Delannoy, con Lino Ventura, altro noto commissario e Annie Girardot. Qui, la Parigi di Simenon brilla di mille luci, mentre a Place des Vosges un serial killer uccide cinque donne in sei mesi, con la stessa modalità. Maigret gli farà credere d'aver già arrestato il colpevole, per farlo uscire allo scoperto.
Grazie al supporto HD ad alta definizione, lo spettatore rivive il film come ai tempi della sua
uscita, con il fascino del bianco e nero. Né manca l'introduzione del cinegiornale Pathé d'epoca, in un'operazione nostalgia vincente, mentre il cinema attuale ha poco da proporre e il rito della sala oscura si estingue.
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