Ci vogliono dei veri eroi contro i supereroi buonisti

In «The Boys» si immagina un mondo dove i giustizieri mascherati abusano dei loro poteri

Ci vogliono dei veri eroi contro i supereroi buonisti

Sarebbe bello vivere in un mondo in cui davvero ci sono i super eroi? Dove all'improvviso una donna in costume dalla forza eccezionale piomba a bloccare la rapina a un furgone blindato, oppure un gladiatore del bene capace di volare scende dal cielo per fondere, con i raggi che gli escono dagli occhi, il mitragliatore nelle mani di un malvivente? La risposta automatica che ci deriva dal mondo dei fumetti mainstream sarebbe: sì certo. La risposta che arriva dalla serie The Boys, che dal 26 luglio sarà disponibile su Amazon Prime Video, dà, invece, una risposta molto diversa e molto più realistica.

La fiction made in Usa, che nasce dal lavoro degli showrunner Eric Kripke, Evan Goldberg e Seth Rogen, è tratta dall'omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, che reinterpreta abbastanza liberamente, seppur conservandone lo spirito di fondo. Racconta un mondo dove i super poteri si sono diffusi in una parte minima della popolazione e le grandi corporation come la Vought International reclutano i più talentuosi potenziali giustizieri per inserirli all'interno di gruppi di «giustizieri» che poi vengono affittati dalle metropoli in cui il crimine è in crescita. Ovviamente questi eroi sono trattati come delle super star, merchandising compreso... Ad esempio A-train, dotato di una incredibile velocità che ricorda quella del Flash della DC Comics, ha una linea di cereali dedicata e tanti altri gadget...

Ma che succede se A-train correndo veloce come un fulmine per la città investe qualcuno? Succede che diventa pubblicità negativa e bisogna insabbiare tutto. Che succede se qualcuno sa cose che non dovrebbe sapere sulla vita privata di questo o quel supereroe che ha le sue perversioni? Succede che magari quel qualcuno sparisce misteriosamente. E cosa succede a una ragazza con incredibili capacità che entra, con tappeto rosso e folla urlante, nella crew più amata e redditizia gestita dalla Vought International? Magari scopre che il peggior mobbing, con molestia sessuale annessa, è all'ordine del giorno e deve far finta di nulla per non essere «licenziata».

Ovviamente questo non sta bene a tutti, come nel fumetto, c'è chi, pur avendo l'aria più da gangster che da agente dell'Fbi, indaga sui presunti paladini del bene. Si chiama Billy Butcher (interpretato da Karl Urban) ed è a capo del gruppo noto come The Boys. Ovviamente avranno i loro guai nel tentativo di fare giustizia dei super buoni in realtà cattivissimi e nel farlo coinvolgeranno anche un povero ragazzo, Wee Hughie, che nella vita avrebbe voluto solo restarsene a lavorare in un negozio di elettronica, ma ora è nella lista dei danni collaterali accettabili per chi è Super e vede gli altri come insetti.

Inutile dire di più e rischiare di rovinare la visione degli 8 episodi da 60 minuti agli spettatori. Ciò che conta più della trama è la costruzione dell'ordito narrativo. La serie, oltre a giocare satiricamente schierando dei cloni incattiviti di super eroi famosi, mette molto bene alla berlina una delle caratteristiche più diffuse della nostra società: il buonismo fariseo. Crea un clone potenziato del nostro mondo dove chi è potente o famoso e si spende per le cause ritenute «giuste» è poi esentato dal rendere conto del proprio personale, di quanto fa dietro le quinte. Ecco perché The Boys alla fin fine è una serie molto amara, realistica sotto la finzione ludica delle megascazzottate e della sovrabbondanza di armi. A taluni potrebbe un po' ricordare Watchmen, film ucronico pieno di super eroi moralmente molto molto discutibili.

Ma in The Boys la parte di analisi sociologica su una società dove il vuoto esistenziale porta alla

costante ricerca di miti e di modelli (sfruttati dal marketing) è molto più marcata. Spinge a parafrasare Brecht: «Sventurata la terra che ha bisogno di (super)eroi». Perché poi l'eroismo a volte passa e la natura umana resta.

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