Al cinema i soldati assassini di "The Kill Team", una storia vera

Il calvario interiore di una giovane recluta americana in Afghanistan, connivente, suo malgrado, delle efferatezze commesse dai suoi commilitoni.

Al cinema i soldati assassini di "The Kill Team", una storia vera

Ogni tanto capita di imbattersi in opere che sanno restare addosso come "The Kill Team" di Dan Krauss. Quando si esplorano gli orrori della guerra, interrogandosi su concetti come quello di giustizia e di senso morale, del resto, è difficile restare indifferenti.

La vicenda al centro del film, su cui il regista aveva già realizzato un premiato documentario nel 2013, è tratta dalla recente cronaca giudiziaria statunitense e riguarda lo scandalo dell'omicidio volontario di civili afgani commesso da alcuni militari.

Messi al bando facili sentimentalismi e ricatti emotivi, "The Kill Team" ricostruisce i fatti senza fronzoli e, con accattivante intensità, cerca di far luce su certi angoli bui del sistema militare.

Il protagonista è Andrew Briggman (Nat Wolff), un giovane che ha sempre desiderato entrare nelle forze armate della sua nazione e che, quando finalmente diventa una recluta dell'esercito degli Stati Uniti, viene spedito in Afghanistan. Sulle prime, assistendo ad atrocità come quella di veder saltare in aria il proprio superiore su una mina anti-uomo, sviluppa un odio viscerale per la popolazione del luogo. Quando però alla base arriva il sergente Deeks (Alexander Skarsgard), il suo punto di vista inizia a cambiare. Quell'uomo apparentemente tutto d'un pezzo cerca di trasformare la squadra, educandone i ragazzi al sadismo. Con qualcuno i suoi modi attecchiscono e ci sono reclute che non si fanno scrupoli a torturare o uccidere civili innocenti nel tentativo di ottenere informazioni. Briggman invece è sempre più interiormente lacerato: intende presentare denuncia alla polizia militare ma questo può significare mettere in pericolo la propria incolumità.

Il film è tutto giocato sul rapporto tra l'inquietante nuovo sergente e il giovane Briggman e racconta come l'intesa iniziale tra i due muti piano piano in quello che è il suo opposto. Il superiore si presenta non solo come depositario di valori inattaccabili e imperituri, ma anche come un faro in grado di incitare al coraggio i suoi giovani sottoposti attraverso seducenti imperativi come "Fate la differenza, fate parte della storia anziché leggerla, siate guerrieri". Peccato che una volta in azione, quelle frasi diventino: "Chi vuole divertirsi un po'? Noi uccidiamo gente, è questo che facciamo". L'ambiguità del personaggio emerge ancora più cristallina nel momento in cui lo vediamo interagire con il figlioletto via skype e adoperare con lui un linguaggio sognante da padre tenerissimo. Qual è la sua vera natura? Possibile che sia la stessa spietata persona che incita dei ragazzi a fare del male a persone senza colpa?

Quanto al giovane Briggman, nell'incipit viene presentato come un guerrafondaio senza alcuna sfumatura mentre poi, fecondato da dubbi e sensi di colpa, del suo piglio sicuro non resta nulla. Impaurito com'è dall'aver perduto la propria bussola interiore di fronte a cose più grandi di lui, vive un bivio morale tra verità e omertà che è il vero protagonista del film. Attraverso il suo personaggio si assaggia cosa significhi convivere con se stessi dopo essersi ritrovati conniventi di atrocità.

"The Kill Team" è interessante soprattutto perché non divide in maniera manichea i buoni e i cattivi. Ognuno dei personaggi elabora degli autoinganni mentali per giustificare determinati comportamenti e assolversi dall'averli commessi.

E' significativo in questo senso il concetto espresso da un commilitone e relativo al cosiddetto "proiettile della coscienza", escamotage in grado di attribuire la responsabilità al gruppo anziché al singolo, un concetto illuminante sulla logica del branco.

Il viaggio nella paranoia e nella solitudine raccontato in "The Kill Team" è a dir poco disturbante perché racconta la paralisi d'intenti cui può andare incontro anche una brava persona se sottoposta a minacce.

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