Al cinema "Ricordi?", frammenti di discorso amoroso e poesia

Sguardo autoriale, regia ricercata e montaggio frammentario per un'opera che s'interroga sulla fallacia della memoria emotiva e che celebra l'umano tentativo di trattenere ciò che rischia di svanire, sia esso un ricordo o un rapporto.

Al cinema "Ricordi?", frammenti di discorso amoroso e poesia

A distanza di quasi dieci anni dal film d’esordio "Dieci inverni", Valerio Mieli torna al cinema con "Ricordi?", viaggio nelle varie fasi di una lunga e tormentata storia d’amore.
I protagonisti sono un ragazzo (Luca Marinelli) e una ragazza (Linda Caridi) che ripercorrono il loro vissuto a due attraverso la memoria che conservano del momento in cui si sono conosciuti, del seguente idillio e infine della crisi, ciascuno come li ha registrati emotivamente nel proprio universo interiore. Ecco emergere quindi la natura fallace dei ricordi, la cui soggettività ingannevole fa sì che esistano in versioni deformate in base alla percezione di chi li possiede. In questo caso, le persone che li condividono sono diametralmente opposte: lui, tormentato e segnato da infatuazioni giovanili, si crogiola in un eterno smarrimento esistenziale; lei, comprensiva e romantica, irradia luminosa ingenuità. Li vediamo crescere, andare incontro a inesorabili cambiamenti assieme alle loro dinamiche amorose e influenzarsi a vicenda, al punto che negli anni la coppia continuerà a essere polarizzata ma si invertiranno le caratteristiche di chi la compone. Lui, infatti, si scoprirà meno cupo e tenderà a rasserenarsi, mentre lei familiarizzerà con diffidenza e nostalgia finendo con l'indurirsi.
La peculiarità è che tutto questo venga raccontato con una struttura narrativa anarchica e atipica, in cui la linea temporale salta completamente, generando scene che sono tessere di un mosaico che sarà lo spettatore a ricomporre durante la visione.
Il film si presenta quindi come un turbinio frammentario di ricordi, emersi in un flusso di coscienza a due e imbevuti ora di razionalità ora d'immaginazione. Il dialogo amoroso si anima di sensazioni, colori e stati d'animo mentre si va perdendo la consapevolezza di cosa sia stato reale e cosa immaginato soltanto. Tra verità e sogno c'è posto anche per piccoli interrogativi filosofici, mentre nell'impossibilità di conoscere il nome dei protagonisti e nella mancanza di riferimenti geografici è possibile cogliere l’universalità di un racconto che vive di archetipi. Questa è, infatti, solo apparentemente una singola vicenda, perché chiunque sarà in grado di rintracciarvi parte del proprio passato: è peculiarità dell'amore, del resto, sembrare sempre unico eppure incarnarsi ogni volta con piccole variazioni sul medesimo copione.
Il peregrinare tra analessi e prolessi ha un fascino straniante per buona parte del film, ma poi diventa ripetitivo e l'eccessiva ridondanza appesantisce l'afflato poetico. E' probabile che il romanticismo sperimentale di "Ricordi?" risulti respingente per buona parte degli spettatori, così come certi recenti film di Terrence Malick, al cui cinema Mieli appare debitore.
L'ammaliante composizione delle immagini crea un incantesimo fragile che una volta spezzato rischia di rivelare manierismo e artificiosità.
Al netto di vari vezzi stilistici, comunque, il film di Valerio Mieli vanta una regia impeccabile, una fotografia di struggente bellezza e un montaggio coraggiosamente 'distorto', ma soprattutto un coraggio e un'ambizione difficilmente ravvisabili nel nostro odierno panorama cinematografico.


Per chi saprà lasciarsi coinvolgere senza dare troppo peso ad alcune esagerazioni presenti nel girato, "Ricordi?" si rivelerà un'opera avvolgente e delicata, piena di sentimenti vividi, nudità rivelate e atmosfere surreali.

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