Cinque donne e una casa. Le visioni di Emma Dante

"Le sorelle Macaluso" è un viaggio nel tempo e nelle età. Con l'estro di Donatella Finocchiaro

Cinque donne e una casa. Le visioni di Emma Dante

Sette anni dopo l'esordio Via Castellana Bandiera, sempre qui alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, torna in concorso la drammaturga Emma Dante con Le sorelle Macaluso, da oggi nelle sale, tratto dalla sua omonima pièce teatrale che ha ottenuto il Premio Ubu per la miglior regia e miglior spettacolo. Tutto ruota intorno a cinque sorelle «perché dice la regista tra il serio e il faceto ci sono delle famiglie in cui nascono solo femmine, per alcuni è una maledizione, per altri una benedizione, il nostro è questo secondo caso». Ecco l'infanzia, l'età adulta e la vecchiaia ossia i tre capitoli in cui il film è diviso di Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella, nate e cresciute in un appartamento all'ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo, a Brancaccio.

Una casa che porta i segni del tempo che passa, gli stessi di chi ci è cresciuto e di chi ancora ci abita. Grande è stato lo sforzo produttivo e di regia perché per ognuna di questa età sono state giustamente scelte tutte attrici diverse al Lido ieri era presente solo Donatella Finocchiaro nel ruolo di Pinuccia da adulta con «un lavoro certosino su di loro ricorda Emma Dante perché abbiamo scelto interpreti che fossero somiglianti tra di loro non fisicamente ma nel modo di essere. Per costruire questa nuova famiglia abbiamo lavorato insieme per alcune settimane nella casa che è una delle protagoniste del film». Una storia tutta al femminile (non ci sono praticamente uomini), girata da una donna come la produttrice (Marica Stocchi che con l'attore Giuseppe Battiston ha fondato l'anno scorso la casa di produzione Rosamont), con Elena Stancanelli sceneggiatrice insieme a Giorgio Vasta e alla stessa regista, con donne anche alla scenografia (Emita Frigato) e ai costumi (Vanessa Sannino). Un caso? «No risponde Emma Dante che scopriamo avere una bella dose di ironia perché i maschi vengono a vedere il film Però, a parte gli scherzi, se fossero stati fratelli nessuno avrebbe sottolineato quella scelta. Ma non è una presa di posizione, diciamo che è capitato che ci fossero molte donne».

Seguendo questa falsa riga anche Donatella Finocchiaro porta la sua testimonianza su come sia essere diretta da una regista (le è già capitato con Roberta Torre in Angela): «La storia che ha scritto Emma per il teatro, ora, al cinema, è molto diversa. Non saprei dire se c'entra il fatto che sia una donna. Ma se ce la racconta in un certo modo direi che più che altro c'è il suo tocco, magari sì la femminilità è qualcosa in più che manca in un uomo anche se, ricordiamolo, ognuno di noi ha in sé sia il femminile che il maschile.

Ad ogni modo io sono per le quote rosa perché si tratta di una questione statistica, lavoriamo di meno e guadagniamo pure di meno. C'è una sproporzione evidente». Tornando alla storia di sorellanza, nel film succedono molte cose, eventi gioiosi ma anche tragici.

Emma Dante riesce a raccontare con grazia e suggestione le diverse epoche della vita utilizzando gli strumenti del cinema accompagnandoli anche con alcune, significative, canzoni. Punto fermo però è la casa di famiglia, un'abitazione più popolare che borghese anche se le cinque sorelle sembrano possedere una nobiltà, di modi e di gesti, tutta loro: «Finché c'è la casa spiega la regista permane la presenza delle sorelle. Gli oggetti della casa resistono nonostante l'usura, restano e sopravvivono anche alle loro custodi: la maniglia della finestra che con gli anni si stacca, la vasca che si sbecca, la mattonella che si solca. Muoiono solo nel momento in cui vengono portati via, lasciando il loro alone sepolcrale sui muri della casa ormai scarnificata.

È un film sul tempo. Sulla memoria. Sulle cose che durano.

Sulle persone che restano anche dopo la morte. E sulla vecchiaia come traguardo incredibile della vita». «Cu campa vecchiu si fa» aggiunge Donatella Finocchiaro, siciliana come la regista e come il detto che ci ricorda che solo chi vive diventa vecchio.

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