Pablo Escobar, celebre re del narcotraffico, continua a ispirare opere che ne ripercorrono la vita: dopo due serie tv, "Narcos" ed "Escobar", e il film "Escobar - Paradise Lost" di Andrea Di Stefano, ecco arrivare "Escobar - Il fascino del male" dello spagnolo Fernando León de Aranoa. La scusa per proporre al pubblico l'ennesimo biopic sul personaggio è che stavolta il punto di vista sia femminile: il narratore, infatti, è l’ex conduttrice televisiva colombiana Virginia Vallejo, amante per quattro anni del re della droga e autrice del libro "Loving Pablo, Hating Escobar", da cui il film è tratto.
La pellicola si apre nel 1983, all'epoca del primo incontro fra i due. Pablo (Javier Bardem) è al culmine del potere, lei (Penelope Cruz) è una giornalista ambiziosa e socialmente ben introdotta. Il loro rapporto passionale, all'inizio, porta prestigio e rispetto alla donna ma, con l'andare del tempo, diventa per lei fonte di enorme preoccupazione. Si racconta, in particolare, di come Escobar sogni un riscatto sociale ma finisca con il cercarlo nel modo sbagliato. Il suo obiettivo, una volta entrato in politica, è quello di cambiare la legge sull’estradizione dei malviventi colombiani negli Stati Uniti. Virginia tenterà di fargli da confidente e consigliera ma, quando le cose si metteranno male, non esiterà a pensare soltanto alla propria sopravvivenza.
Vengono ripercorse le fasi salienti della carriera criminale di Escobar ma il film, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2017, non ha molto da aggiungere, di rilevante almeno, a quanto già raccontato altrove e, in particolare, esce sconfitto dal confronto con la serie "Narcos".
La figura della volitiva giornalista diventa in alcune scene caricaturale: la Cruz recita sempre sopra le righe, quasi fosse in una soap opera, e si atteggia fin troppo a vamp civettuola e opportunista. La sua Virginia è una donna infantile e dalla dubbia morale che non dà peso alle sanguinarie scorribande del suo uomo, ritenendolo un eroe del popolo.
Javier Bardem, marito della Cruz e qui anche produttore, nei panni del leggendario narcotrafficante esibisce una grande pancia (in realtà una protesi di gomma) e appare ruvido e spietato negli affari quanto amorevole con la famiglia ufficiale. La performance dell'attore non delude ma è meno incisiva di quelle dei suoi predecessori, Benicio Del Toro e Wagner Moura.
A controbilanciare alcuni momenti trash in cui è la grottesca recitazione della Cruz a farla da padrone, c'è il clima realistico dato dalle scenografie: il film, infatti, è girato proprio nei luoghi in cui sono accaduti gli eventi narrati.
Al netto di qualche rozzezza di troppo, "Escobar - Il fascino del male" è un'opera biografica convenzionale che si lascia vedere e che non annoia nei suoi 123 minuti di durata. La sensazione, comunque, è che si tratti di un prodotto un po' superfluo dopo i tanti ambientati nella Colombia degli anni 80 e riguardanti il cartello di Medellin.
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