La comunicazione di Giuseppe Conte è al centro delle polemiche in queste settimane. Da quando è iniziata l'emergenza per il coronavirus, il Presidente del Consiglio ha parlato spesso agli italiani. Raramente si è presentato nella sala stampa di Palazzo Chigi, più spesso ha preferito le dirette Facebook dal suo studio e solo l'ultima volta ha ammesso i giornalisti con una conferenza virtuale. Giovedì pomeriggio, poi, Giuseppe Conte ha annunciato un'informativa urgente in Parlamento, dove ha fatto il punto della situazione dell'ultimo mese di crisi, esponendo e motivando punto per punto ogni sua decisione. Un intervento fiume quello del Presidente del Consiglio, che si è protratto per oltre 50 minuti, che ha fatto storcere il naso a più di una persona.
A intervenire sulla questione è stato anche Maurizio Costanzo, uno dei massimi esperti di comunicazione televisiva del nostro Paese. Il giornalista e conduttore è stato ospite telefonico di Un giorno da pecora, il programma di Rai Radio 1 condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. "La comunicazione di Giuseppe Conte in questo periodo? Penso che debba comunicare spesso, dico però è che non lo si può fare per cinquanta minuti. Per cinquanta minuti nemmeno Frank Sinatra riesce a mantenere su di sé l'attenzione", sentenzia Costanzo, che ribadisce come il tempo ideale di un monologo, affinché venga seguito in tutte le parti, sia di 20 minuti, quasi un terzo rispetto alla durata effettiva del discorso di Giuseppe Conte: "Dovrebbe riuscire a stare in questo limite di tempo, 'essiccando' la sua comunicazione."
Il giornalista, 81 anni compiuti ad agosto, nel corso della sua vita ha vissuto diverse pandemie ed epidemie ma nulla, a suo dire, è paragonabile al coronavirus: "Ricordo l'asiatica ma non era una pandemia come quella di oggi, e ho vissuto anche il colera a Napoli. Ma niente come questo coronavirus." Essendo nato nel 1938, Maurizio Costanzo ha vissuto anche le Seconda Guerra Mondiale e nonostante fosse piccolo, ricorda ancora qualche dettaglio di quel periodo tremendo. "Paragonare il coronavirus alla guerra? Mi pare eccessivo", ha detto Costanzo, che spiega che durante i bombardamenti si viveva un vero incubo per ciò che gli aerei sganciavano sulle città.
Di tutte le privazioni richieste dal Governo per fermare il
coronavirus, ce n'è una che più di altre intristisce il popolare giornalista e conduttore: "Mi manca girare per Roma e vederla così, spettrale, mi fa molto male. È terribile, mi dà una grande angoscia."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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