Craig lascia in eredità un James Bond rifiorito

James Bond tornerà? I titoli di coda assicurano di sì, anche se il racconto dovrebbe essere l'epilogo inequivocabile delle sue gesta nella figura di Daniel Craig

Craig lascia in eredità un James Bond rifiorito

James Bond tornerà? I titoli di coda assicurano di sì, anche se il racconto dovrebbe essere l'epilogo inequivocabile delle sue gesta nella figura di Daniel Craig. No Time to Die, senza infamia e senza lode, conclude il ciclo di cinque episodi con protagonista l'attore britannico. Il suo è stato un Bond più fisico, macho, che non ha avuto paura di mostrare le fragilità di chi invecchia e che, ora, si becca anche i due di picche, come da Paloma (applausi a Ana De Armas), splendida nuova Bond girl. Anche in questa sua ultima performance vengono fuori nuovi particolari dell'agente segreto, reso più «umano» dall'intelligente ripartenza delle sue avventure. Nell'epilogo, della durata record di 2 ore e 43 minuti, non tutta spesa bene dal regista Cary Fukunaga, si parte con il solito prologo tutto adrenalina. Bond è a Matera con la sua Madeleine (Léa Seydoux). Viene attaccato dalla Spectre, comandata, dal carcere, dal cattivone Blofeld (Christoph Waltz), tra scene d'azione spettacolari (le migliori di tutto il film). 007, convinto che sia stata la compagna a tradirlo, la lascia. Dopo cinque anni, pensionato, beato lui, in Giamaica, viene richiamato in causa dall'amico fraterno, della Cia, Felix Leiter. Uno scienziato, Waldo Obruchev, è stato rapito e il complotto mondiale (con il solito virus mortale) è dietro la porta. Occasione per riportare in scena Madeleine, ora mamma di una bimba che ha gli stessi occhi di Bond. Il villain di turno, Lyutsifer Safin, è affidato a Rami Malek, punto debole del film. Non ha il carisma per reggere la parte, anche perché entra in scena, con il suo vero volto, dopo un'ora e 57 minuti e, quando lo fa, sembra che impersoni ancora Freddie Mercury, ma impasticcato.

Divertente è che Bond dovrà unire le forze con il nuovo 007, visto che il suo codice è stato riassegnato a Nomi (Lashana Lynch, con poca personalità), un'idea per vedere che effetto faccia, sullo schermo, un Bond al femminile, in attesa degli sviluppi futuri che potrebbero «avere i suoi occhi». Ammiccamenti ai fan della saga, una parte centrale monotona e diluita, un finale epico e inaspettato. Sperando Bond salvi, oltre al mondo, anche gli incassi dei cinema.

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