Vittorio Sgarbi, da più di due anni presidente del Mart di Rovereto, non voleva neppure farla, una mostra su Fortunato Depero, considerata non necessaria in una città già troppo deperiana: qui l'artista trentino morì nel 1960, qui c'è la sua casa-museo - non è l'unica Casa Depero, ma la più importante - qui al Mart c'è il fondo di opere e documenti più ricco in assoluto di Depero... Sgarbi preferisce altri programmi e progetti, vuole inventare mostre diverse, scompaginare musei e istituzioni con idee sgarbiane. Eppure - uomo di spirito futurista sebbene non studioso del Futurismo - alla fine Sgarbi, la cui età con relativi acciacchi sembra avere ulteriormente aggravato la sua dromomania e incrementato il suo bisogno di fare, scrivere, vedere, parlare, incontrare, organizzare... alla fine ha detto «Sì, facciamola».
È vero: oggi, qui, dentro il suo Mart, ha inaugurato altre due mostre, cui è più affezionato: una che affianca il figurativo-astrattista Piero Guccione all'astrattista-figurativo Achille Perilli, morto tre giorni fa, e una del poco conosciuto Romolo Romani (1884-1916), firmatario della prima bozza del Manifesto dei pittori futuristi, che subito rinnegherà («Romolo Romani è ciò che Fortunato Depero avrebbe voluto essere, e non fu», dice Sgarbi), ma intanto ha aperto anche una grande mostra dedicata all'artista futurista, divisa in due: la scenografica, imponente, coloratissima «DEPERO NEW DEPERO» a cura di Nicoletta Boschiero (da oggi al 13 febbraio 2022) che occupa tutto il secondo piano del Mart, e la mostra-dépendance «Depero e la sua Casa d'arte da Rovereto a New York», a cura di Maurizio Scudiero, al museo Casa d'Arte Futurista Depero, che è a dieci minuti a piedi da qui, nel centro storico di Rovereto.
Vittorio Sgarbi ha fatto bene: a sé ha riservato gli eventi più provocatori e esclusivi, e gli altri li ha lasciati giocare con la divertente, divertita e rocambolesca mostra che mette in scena la visione del mondo del nume artistico della città di Rovereto, che senza Fortunato Depero non esisterebbe culturalmente (alla sua morte, nel 1960, l'artista lasciò al Comune di Rovereto il suo archivio personale, comprensivo di circa 3000 oggetti, tra cui buona parte della sua produzione artistica, carte, materiali e una ricca biblioteca). E tutto ciò accade a venti anni dall'inaugurazione del Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, progettato dall'architetto ticinese Mario Botta il quale, ieri, in formissima, era qui per l'occasione. Bentornato.
Benvenuti alla mostra totale del più grande artista totale del Novecento che in vita sperimentò tutto lo sperimentabile e, morto, influenzò tutto l'influenzabile («Quando vivrò di quello che ho pensato ieri, comincerò ad aver paura di chi mi copia», disse una volta Depero) - negli ambiti della pittura, della moda, del design, della pubblicità, della grafica... «DEPERO NEW DEPERO» è una mostra con 500 opere fra tele, arazzi, disegni, mobili, manifesti, fotografie, libri e riviste, una decina di video e film realizzati negli ultimi 20 anni da artisti e filmaker che hanno guardato a Depero, fumetti, costumi e oggetti di design: dagli arazzi ai panciotti, dagli allestimenti per il teatro ai plastici motorumoristi, dai manifesti ai celebri prodotti Campari, dalle marionette danzanti agli usignoli meccanici, dagli abiti quotidiani agli sgabelli di casa...
Un intero piano di museo invaso dalle opere, un'idea-guida (il sogno, deperiano, di riportare l'arte nella vita), cinque sezioni, un allestimento «sbalorditivo», a cura dello studio Baldessari e Baldessari, che sfrutta per le pareti e persino per i lucernari tutti i colori ricavati dai pantoni delle opere deperiane, giochi optical e la netta sensazione che, prima ancora dell'artista futurista, Depero incarnò l'artista moderno. Basti pensare alla sua arte prepotentemente pubblicitaria: fu tra i primi e i più bravi a cercare una relazione diretta con la produzione e il consumo, ribellandosi all'idea dell'arte come valore assoluto e anticipando la scoperta della merce come prodotto artistico e culturale, e viceversa. Le arti-star, in fondo, gli devono parecchio.
E il resto è un grande spettacolo. Cose notevoli della mostra «DEPERO NEW DEPERO». Gli enormi coloratissimi, giocosi arazzi (in realtà tarsie in panno) che accolgono il visitatore all'entrata della mostra. La serie dei Martellatori del 1923 - otto pezzi in legno verniciato - andati perduti e ricostruiti nel 2000. I foulard realizzati negli anni Ottanta dalla Manifattura B.R.C. Renato Belgeri su disegno di Depero del 1924. I manifesti, i bozzetti e le costruzioni pubblicitarie per la Campari. La serie di disegni a carboncino Automi e architetture sintetiche (1917). La sezione con le incredibili sedie, gli sgabelli e le panche ricostruite fedelmente negli anni Novanta sulla base dei progetti originali dell'artista (tra cui i bozzetti per l'allestimento del «Cabaret del diavolo», un locale notturno romano arredato dall'artista nel 1922). Gli omaggi di Alessandro Mendini e Ettore Sottsass al genio di Depero: maschere, cavatappi, caffettiere... Le pazzesche marionette per i Balli plastici del 1918: galline, topi bianchi, gatti neri e burattini. I remix futuristi formato fumetto dei disegnatori di oggi: Andrea Pazienza, Pablo Echaurren, Stefano Tamburini, Giorgio Carpinteri e persino Igort... Le tempere e i fotocollage del periodo newyorkese (fine anni Venti), e persino i bozzetti per riviste come Vogue e Vanity Fair. L'enorme plastico Drama realizzato da Gaetano Cappa nel 2020 in cartone, legno, plastica e metallo che ricostruisce i luoghi newyorkesi immortalati dall'artista nelle sue «tavole parolibere»: Broadway, la metropolitana e il luna park di Coney Island...
E una ricchissima sotto-sezione con tutti i cataloghi e i libri di e su Depero tra cui alcune rarissime matrici su zinco relative a edizioni del periodo 1927-1959 conservate gelosamente da Depero, quasi mai viste, e soprattutto - in un ottimo esemplare - il celebre libro imbullonato Depero futurista progettato nel 1927 per promuovere la propria attività e quella della casa editrice Dinamo Azari: si tratta di una pubblicazione composta da 234 pagine, con copertina fustellata e chiusura realizzata con bulloni in alluminio. Depero, vecchio Depero... Geniale. Futurista. Moderno.
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