"Diana aveva predetto la sua morte": ritorna la teoria del complotto

Il biografo Christopher Andersen crede che Lady Diana abbia predetto più volte la sua morte, ma qual è la verità?

"Diana aveva predetto la sua morte": ritorna la teoria del complotto

Lady Diana avrebbe previsto la sua morte con una precisione giudicata “inquietante". La teoria del complotto, tornata alla ribalta dopo la pubblicazione del nuovo libro di Christopher Andersen, fa riemergere il sospetto che sotto il Tunnel dell’Alma non sia avvenuto un semplice incidente. Ma chi aveva interesse a eliminare la principessa del Galles?

“Lady Diana aveva predetto la sua morte”

Nel suo nuovo libro “Brothers And Wives: Inside The Private Lives of William, Kate, Harry and Meghan” Christopher Andersen riporta una teoria piuttosto controversa sulla morte di Lady Diana, già affrontata in due dei suoi precedenti libri, “The Day Diana Died” (1998) e “After Diana: William, Harry Charles and The Royal House of Windsor” (2007). Lo scrittore ha riassunto questa tesi a Nischelle Turner di Entertainment Tonight: “La principessa sosteneva che sarebbe stata uccisa in un incidente in automobile o in aereo”. Lady D. avrebbe predetto diverse volte la sua morte con una “precisione inquietante”, ha scritto Andersen nel 1996. Era convinta che i servizi segreti britannici volessero eliminarla a causa della sua relazione, giudicata sconveniente, con Dodi al-Fayed: Nel 2007 Andersen ha riportato: “Diana era stata avvertita che c’erano dei traditori nelle agenzie MI5 e MI6 a cui dava fastidio l’idea che la madre del futuro re potesse essere sentimentalmente legata a un musulmano”. Inoltre pensava che anche suo marito volesse toglierla di torno per rifarsi una vita con la tata di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke. Quanto sono attendibili queste teorie?

“I freni sono stati manomessi”

Nel suo libro del 2007 Andersen racconta un episodio che spaventò la principessa del Galles: “Nel 1995, ormai privata degli uomini della security, Diana stava guidando da sola per le vie di Londra, quando arrivò vicina al semaforo, dietro a una Audi verde. Spinse il piede sul freno, ma non accadde nulla. In preda all’agitazione continuava a schiacciare il freno, mentre l’auto andava spedita verso l’incrocio. Saltò fuori dalla macchina e, illesa, prese un taxi per tornare a Kensington Palace. Una volta lì scrisse un messaggio alle sue amiche Elsa Bowker, Lucia Flecha de Lima, Simone Simmons e Lady Annabel Goldsmith: 'I freni della mia auto sono stati manomessi. Se mi dovesse accadere qualcosa, i responsabili appartengono a MI5 e MI6'”. Lady Diana, preda delle sue paure, era certa che qualcuno avesse manomesso i freni di proposito, ma non aveva prove e noi non possiamo non chiederci: e se fosse stato un caso, un semplice guasto all’automobile?

La lettera di Diana

Uno degli elementi che più hanno generato scalpore dopo la morte di Lady Diana è stata la famosa lettera che la principessa scrisse 10 mesi prima della morte: “Sono seduta qui, al mio tavolo, oggi, in ottobre, con il desiderio che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a essere forte, ad andare avanti a testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico” al fine di “sgombrare la strada per sposare Tiggy”. Diana si riferiva alla tata dei figli, Tiggy Legge-Bourke, con cui era convinta che Carlo avesse una relazione, tanto da aggiungere: “Camilla non è nient’altro che un diversivo, siamo state usate dallo stesso uomo, in tutti i sensi”. La principessa sigillò la lettera e la consegnò al maggiordomo Paul Burrell, dicendogli: “Voglio che tu la tenga per ogni evenienza”. Burrell rese pubblica la missiva nel 2003 e Scotland Yard, volendo vederci chiaro in modo da non lasciare spazio a ulteriori teorie di complotto, aprì un’inchiesta, la quale stabilì che la morte di Diana fu causata da un "tragico incidente".

L’interrogatorio di Carlo

Nell’ambito dell’indagine di Scotland Yard venne addirittura interrogato il principe Carlo. Un evento storico per la royal family, visto che nessun reale era mai stato sentito dalla polizia, ma necessario per portare avanti l'inchiesta. Il 6 dicembre 2005, alle 17:15 in punto, l’ex capo di Scotland Yard, John Stevens, si ritrovò in un salotto privato al primo piano di St. James’s Palace, per porgere le sue domande all’erede al trono d’Inghilterra. Naturalmente Carlo non seppe spiegare i motivi che avevano portato Diana a scrivere quella lettera. “Il principe fu incredibilmente collaborativo, perché non aveva niente da nascondere”, spiegò Stevens, che aggiunse: “Non abbiamo trovato altre prove a sostegno dello scenario suggerito nella nota di Diana”. Scotland Yard ritenne che la lettera fosse frutto della crescente paranoia di Lady Diana, che si sentiva sola, abbandonata dopo il divorzio, forse insicura sul suo futuro.

“Camilla è in pericolo”

Lady Diana credeva che il principe Carlo volesse eliminare perfino Camilla, il suo storico amore. In “After Diana” Andersen racconta che una volta la principessa disse al suo avvocato, Lord Mishcon: “Camilla è in pericolo. Vogliono sbarazzarsi di entrambe”. Il motivo, secondo Lady D., era sempre e solo uno: Tiggy Legge-Bourke. Carlo voleva accanto a sé una donna “più giovane e più attraente di Camilla”. Eppure l’erede al trono ha sposato la duchessa di Cornovaglia. È sorprendente che Diana non ritenesse più la sua rivale “un” pericolo, bensì “in” pericolo. Ma ancora più incredibile è la reazione che Camilla avrebbe avuto dopo essere stata informata della morte della principessa, almeno secondo la tesi del libro “After Diana”: “’Sono certi che sia stato solo un incidente, Carlo?’, chiese Camilla di punto in bianco. ‘Poteva essere intenzionale?’. Carlo si mise sulla difensiva: ‘Di che stai parlando? I responsabili sono quei maledetti reporter’”. A quanto sembra Camilla non sollevò più la questione con il principe, però il dubbio rimane: perché fece quelle domande? Qual era la sua vera opinione?

L’intervista alla Bbc

I sospetti nutriti nei confronti dei servizi segreti e l’idea che Tiggy Legge-Bourke e Carlo fossero amanti sono anche le ragioni che avrebbero spinto Diana a concedere l’intervista alla Bbc nel 1995. Queste erano le più grandi paure di Diana e Martin Bashir, il giornalista a cui la principessa confessò il naufragio del suo matrimonio, seppe manipolarle con grande astuzia. In un certo senso fu proprio lui a rendere più realistiche le ombre da cui la principessa credeva di essere perseguitata. Le presentò dei documenti falsi che dovevano testimoniare l’aborto della tata, convincendo Diana che il bimbo mai nato fosse di Carlo. Poi le mostrò anche delle ricevute su cui erano riportati i pagamenti che i servizi segreti avrebbero effettuato ad alcuni membri dello staff reale affinché spiassero Diana. Da quel momento la paranoia della principessa sarebbe divenuta incontrollabile. Il principe William, dopo la conclusione dell’inchiesta di Lord Dyson sull’intervista alla Bbc, ha dichiarato: “La BBC…ha contribuito alla paura, alla paranoia degli ultimi anni di vita di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione dei miei genitori…”.

La paranoia di Diana

Lady Diana non ha “predetto” la sua morte con dettagli di “inquietante precisione”. Basta guardare i fatti. La principessa del Galles tendeva a cambiare molto facilmente idea sia sui mandanti di un suo ipotetico omicidio, che sulla dinamica. Nella lettera scritta 10 mesi prima della morte Diana parlò di una macchina manomessa su ordine di Carlo, ma in un altro biglietto, vergato alcuni mesi dopo, disse tutt’altro: “Un giorno salirò su un elicottero ed esploderà. L’MI6 mi farà fuori” (teoria espressa anche dopo il già citato problema all’auto nel 1995). Sembra pure che la principessa avesse paura di quelli che definiva “Men in Grey”. A questo proposito Andersen, nel libro “After Diana”, ha detto: “Esercitavano un immenso potere dietro le quinte di Buckingham Palace”. Chi siano queste fantomatiche eminenze grigie di Palazzo, però, non è dato sapere.

La continua oscillazione tra una teoria di complotto e l’altra dimostra solo che Diana era smarrita e terrorizzata. La sua paranoia è la spiegazione più convincente per eventi che sono stati solo tragiche coincidenze.

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