Vuole il luogo comune che Sanremo sia lo specchio dell'Italia. Lo si dice sempre ma quest'anno sembra addirittura vero. La platea vuota, nonostante i tentativi di sdrammatizzare di Amadeus e Fiorello, è uno schiaffo che ci riconduce subito alla realtà: il Covid e le sue conseguenze disastrose ma anche comiche. Vediamo. Orietta Berti è stata inseguita dalla polizia perché ha sforato il coprifuoco di due minuti. Sovversiva. I fiori per le cantanti arrivano sul carrello al fine di mantenere il distanziamento sociale. La memoria corre subito all'ex commissario Domenico Arcuri e ai suoi banchi a rotelle destinati alle scuole: costosi e inutili, si potevano forse riciclare sul palco dell'Ariston. Esemplare il caso di Irama. Il regolamento prevede il ritiro degli artisti che hanno un caso di Covid nello staff. Proprio quello che è successo a Irama, negativo, con due collaboratori positivi. Dunque si ritira? No. Il regolamento ha una regola che annulla il regolamento. Il direttore artistico, messer Amadeus, qualora l'emergenza imponga soluzioni immaginifiche, può sospendere e modificare. Irama dunque resta in gara con la registrazione delle prove. Fa niente se il senso di una manifestazione canora risiede proprio nell'esibizione finale, in diretta, davanti ai telespettatori. Sono d'accordo tutti i big. In questo modo, scoppiasse, Dio non voglia, un focolaio, nessuno perderebbe l'opportunità di far ascoltare il proprio capolavoro. Quindi, riassumendo, ci sono regole interpretabili e poco comprensibili, come nella tradizione dei migliori dpcm della nostra vita, quelli di Conte (e anche di Draghi, ora). Manca solo che Fiorello chieda l'autocertificazione a chi si avvicina al microfono. Problemi anche in sala stampa, dove sarebbero state distribuite ai giornalisti mascherine non regolamentari, ma forse, considerato quanto è amata la categoria, potrebbe non essere stato un errore. L'Italia aveva bisogno di non pensare a nulla almeno per qualche ora, la notte leggera come una canzonetta, prima di crollare nel sonno. Invece, poiché la realtà è cinica e non ammette deroghe, è il festival del Covid. Soprattutto se mezza Italia, Sanremo inclusa, si troverà tra poche ore in zona rossa o arancione rinforzato. Rimarranno però anche le cose positive: il Festival si è fatto e non è poco. Gli ascolti della prima serata non sono stati entusiasmanti. Tuttavia Amadeus ci ha fatto vedere che è possibile reagire, adattarsi e convivere col virus maledetto, in attesa dell'agognato vaccino. Poi c'è stato un momento che sembra più privato e invece tocca il cuore di tutti. Peccato non si sia visto in diretta. Fiorello si è commosso in conferenza stampa dedicando alcune parole alla figlia adolescente: «La sua è l'età più bella della vita, quella in cui si inizia a vivere. Invece lei e tutti i suoi coetanei si stanno perdendo tutto. Quando avevo la sua età, il momento più intenso era l'intervallo a scuola, aspettavo con ansia quei quindici minuti; era andare al cinema il pomeriggio con gli amici; era aspettare fuori la più bella della classe. Non riesco a farmi una ragione sul fatto che a mia figlia tutto questo è stato negato.
La vedo costretta davanti a uno schermo e mi dà ancora più dolore che i ragazzi si stiano abituando». Fiorello ha parlato per tutti noi. Mai il luogo comune di Sanremo come specchio dell'Italia ci è sembrato buono e giusto.
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