"Ecco la mia musica quarant'anni dopo il tormentone Maracaibo"

Il suo brano è uno dei simboli degli anni '80. "La Carrà lo ha ballato, ora canterei con lei"

"Ecco la mia musica quarant'anni dopo il tormentone Maracaibo"

Ecco è lei. Ci sono canzoni strafamose che però (ingiustamente) non hanno volto, le conosciamo tutti ma pochi le collegano all'autore. Maracaibo è una di queste. Quante volte l'abbiamo ascoltata in radio, in discoteca, nelle colonne sonore, alle feste? L'ha pubblicata proprio quarant'anni fa Lu Colombo (nome d'arte del talento milanese Maria Luisa Colombo, classe 1952) dopo averla scritta con David Riondino. Sembra gioiosa ma racconta l'odissea tragica di Zazà, ballerina cubana trafficante d'armi e amante di Fidel Castro (il cui nome fu cambiato in Miguel per rendere più leggera la canzone) che poi viene azzannata da un pescecane e inizia una seconda vita aprendo un bordello. «Una storia triste che abbiamo rivestito con musica da ballare come funzionava negli anni Ottanta», spiega lei pacata e forbita proprio nei giorni in cui ritorna dopo tanto tempo con il disco Danza con tre brani inediti (Danza, Neve al sole, Stelle) e il «quasi inedito» Ali ali composto durante il lockdown dell'anno scorso. «C'è anche Gina, il mio pezzo più conosciuto all'estero», aggiunge.

Però partiamo da Maracaibo, il suo brano più conosciuto in Italia.

«Nessuna casa discografica lo voleva. Ho girato tante discoteche per chiedere di suonarlo finché l'ho portata al Raja di Panarea. Era l'ultimo tentativo, poi avrei mollato il colpo».

E invece.

«Prima non volevano perché a quei tempi quei suoni erano ancora inconsueti e sarebbero esplosi poi con i Gipsy Kings dieci anni dopo. Poi l'hanno messa e il successo è stato immediato. La gente si alzava e andava in pista, a dimostrazione che quel brano e quel ritmo funzionavano».

Funziona anche oggi.

«Ha 40 anni ma non li dimostra. Maracaibo ha ancora la sua forza».

A quel punto era fatta.

«La Emi mi mise sotto contratto ma non mi ha mai promozionato con Maracaibo. Al punto che molti pensano sia di Raffaella Carrà, che in un suo programma l'ha ballato».

Ma non l'ha cantato.

«Ero quasi tentata di chiamarla per farne un duetto. Ma poi non l'ho fatto. Sono timida».

Pentita?

«Negli anni Ottanta ho avuto un certo rodimento di fegato (sorride - ndr), specialmente quando sentivo dire che quel brano era della Carrà. Ma non sono polemica. Di certo la casa discografica avrebbe potuto fare meglio e io avrei potuto essere più spregiudicata. Ma è andata così e va bene».

Quel brano poi è entrato nella colonna sonora di Vacanze di Natale, un classico con Jerry Calà (che canta Maracaibo nei suoi spettacoli), Christian De Sica, Stefania Sandrelli.

«Nella sigla canto io ma non mi si vede. Quando ho saputo che Maracaibo sarebbe stata in quel film, mi si sono rizzati i capelli. Ma ora sono contenta perché quel film dipinge davvero la realtà di quel tempo».

L'ha fatta guadagnare?

«Per molti anni niente, adesso spiccioli. Ma non mi dispiace questo, io sono un'artigiana, non cerco la gloria».

E che cosa le dispiace?

«Che quella canzone non abbia mai vinto un premio o un disco d'oro. Una volta, quasi per un gioco amaro, mi sono inventata un disco di latta».

Le piacerebbe un riconoscimento?

«Beh dopo quarant'anni credo che se lo meriti».

A proposito, e David Riondino?

«Abbiamo collaborato negli anni Ottanta e poi basta».

Ha viaggiato, ha lavorato come grafica, è pittrice, ha una band: ora torna a pubblicare musica.

«Io faccio tutto da sola e Danza è uscito solo

su iTunes. E tra pochi giorni vado a Rimini a presentare il remix di Rimini Ouagadougou fatto con i rapper Fadamat, Word e Callaman. Un modo per ridare attualità ai brani di un altro tempo che però vale la pena ricordare».

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