Il tempo non manca. Ecco come diversi autori di fama internazionale consigliano ai lettori italiani, con parole talvolta commoventi, di metterlo a buon frutto. Jeffery Deaver, il papà dell'investigatore tetraplegico Lincoln Rhyme, è molto vicino all'Italia. «Sappiamo quanto siate stati colpiti dal virus e ci auguriamo che la vostra vita migliori presto. Molti di voi, come il sottoscritto, sono bloccati a casa. Guardo la tv, ma in momenti come questi fa sempre bene leggere un libro. Di recente, ho letto cose come Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien. Sto leggendo anche dei romanzi di Agatha Christie con Hercule Poirot, un personaggio a cui mi sono ispirato per creare Lincoln Rhyme». Lewis Shiner è texano e il suo Black & White è uno splendido spaccato sociale del Sud degli Usa. «Abbiamo bisogno di distanziarci dalle preoccupazioni e di ricaricare la scorta delle speranze. Niente di meglio che un bel romanzo. Uno dei miei preferiti è Middlemarch, di George Eliot. Parla di quanto ognuno di noi possa fare la differenza in questo mondo, qualcosa che vale la pena di ricordare oggi».
Ci sono autori che trasformano in oro ciò che scrivono. È il caso di Eric Van Lustbader, capace di prendere in mano la serie di Bourne, rimasta orfana del suo creatore, Robert Ludlum. «Ho parenti e amici a Roma e, dunque, le mie preghiere e i miei auspici sono tutti per voi. Nei momenti di difficoltà, i libri danno un conforto speciale, trasportandoci in luoghi che ci riscaldano il cuore e ci rasserenano. Vi suggerisco Volpe 8 di George Saunders, un romanzo carico di speranza, perdono e gioia di vita. Ciò che serve!». Joe R. Lansdale non ha bisogno di presentazioni. «L'Italia è la mia seconda patria e sapere che il virus vi sta colpendo così duramente mi addolora. So che alla fine uscirete da questo guaio. Leggete News of the world di Paulette Jiles, un bellissimo, elegante romanzo western, senza puzza sotto il naso ma con le chiappe sulla sella. È divertente e presto sarà un film».
Anne Perry è una delle ultime maestre del giallo inglese. I suoi investigatori Monk e Pitt sono una garanzia. «I libri sono uno strumento in grado di unire le menti e i cuori dei popoli nel tempo e nello spazio. Consiglio di leggere l'Inferno di Dante. In italiano, ovviamente, anche se per noi inglesi la traduzione di Dorothy Sayers, grande giallista, è ottima. E poi magari qualcosa di più leggero, come L'uomo che fu Giovedì, di G.K. Chesterton, che dimostra che spesso pensiamo di compiere il nostro viaggio da soli, ma che in realtà lo facciamo tutti insieme. O Il conte di Montecristo di Dumas». John Smolens vive nella punta settentrionale del Michigan, che racconta nello splendido romanzo Margine di fuoco. «Da quando il virus ci ha colpito, abbiamo capito quanto siano importanti i libri nelle nostre vite. Faccio fatica a capire come certa gente sopravviva senza leggere. Quanti episodi di Star Trek si possono guardare? D'accordo, io nemmeno uno. Ecco cosa sto leggendo ora: Primo comando di Patrick O'Brien; Leonardo and the Last Supper di Ross King, mia moglie, docente di storia dell'arte specializzata nel Rinascimento italiano; tuttavia, mi sento di raccomandarvi un autore a cui torno ad accostarmi regolarmente, Andre Dubus. I suoi racconti vanno dritto al cuore e al cervello di chi fatica a dare un senso alla propria vita e i suoi saggi analizzano la necessità di avere coraggio e fede nei momenti tragici».
Il norvegese Kjell Ola Dahl è un valente esponente della scuola del noir scandinavo. «È da tre settimane che sono in quarantena e che penso agli amici italiani. Anche la Norvegia ormai è quasi del tutto ferma. La gente lavora da casa, ma il tasso di disoccupazione è salito. Nell'isolamento di casa mia leggo tanto. Ho appena terminato l'ultimo libro di John Le Carré, La spia corre sul campo, un romanzo di spionaggio che ha a che fare con la Brexit e che mi è piaciuto tanto. E ora mi sono messo a rileggere Libra di Don DeLillo, la straordinaria storia di Lee Harvey Oswald negli anni precedenti l'assassinio di Kennedy». Michael Jecks scrive gialli medievali intrisi di sangue e di ironia. «Italia: storia, arte e bellezza. Siete sopravvissuti a molto peggio e sopravvivrete a questo virus. Siete un'ispirazione per il mondo intero e presto ne uscirete. Qualsiasi cosa possa alleggerire il cuore è una buona idea. I due autori a cui mi rivolgerei sono P.G. Wodehouse e Terry Pratchett. Del primo, vi raccomando la serie del castello di Blandings, storie buffe ambientate in un maniero immaginario. Del secondo, vorrei consigliarvi qualsiasi cosa, ma opterò per Sorellanza stregonesca, la storia di tre streghe maldestre che tentano di abbattere un tiranno».
Ian Rankin, il padre di John Rebus, è il noirista scozzese per eccellenza. «Questi tempi difficili ci ricordano che, in fondo, siamo tutti legati e che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. I virus non rispettano muri o confini. Non mi sono mai sentito tanto vicino al resto del mondo quanto lo sono ora, rinchiuso nel mio appartamento di Edimburgo, dove leggo, scrivo e ascolto musica. Spero che da questa vicenda il mondo esca apprezzando i veri eroi delle nostre società, non le star, le celebrità e i miliardari lontani, bensì infermiere, dottori, fornai e contadini. Rileggetevi un vecchio libro che avete letto da bambini o da adolescenti. Vi darà consolazione e vi riconnetterà con il vostro passato». John Harvey è un maestro del noir britannico più fosco. Anestesia letale è l'ultimo suo romanzo apparso in Italia. «Uno dei libri a cui torno regolarmente quando voglio leggere qualcosa di autentico e credibile è Canto della pianura di Kent Haruf, la storia di due anziani fratelli scapoli, contadini, che si prendono in casa una giovane donna incinta e senza dimora». Jan Brokken scrive splendidi saggi letterari. «Un cardiologo di Amsterdam raccomandava ai suoi pazienti di leggere il mio Jungle Rudy, pubblicato in Italia da Iperborea, 48 ore prima di un'operazione a cuore aperto. È la storia dell'avventuriero Rudy Truffino le cui numerose traversie fanno pensare al paziente: Rispetto a quello che ha superato lui, il mio intervento sarà una passeggiata». James Grady ha scritto I sei giorni del Condor. «Alla splendida Italia, potrei suggerire La valle dell'Eden di John Steinbeck o Stuart Little (la profonda storia di un topolino) ma, forse, sarebbe meglio un testo di poesia, qualche verso di Dante».
Tom Franklin è autore de L'avvoltoio, uno dei più bei noir americani a sfondo sociale mai scritti. «Ho da poco guardato un video di musicisti che, ciascuno dalla propria reclusione in casa, suonavano insieme la Sinfonia n° 9 di Beethoven, a causa di questo schifoso virus. Un momento toccante. Un libro? Non dimenticare chi sei di Yaa Gyasi, un esordio che sembra il romanzo della maturità». Dale Furutani, autore nippoamericano, è rimasto bloccato con sua moglie a Parigi. «Il coronavirus ha abbattuto gli animi, seminando gravi lutti. Leggete La collina dei conigli di Richard Adams, magari ad alta voce ai vostri bambini. È una storia di sopravvivenza e speranza in cui ogni personaggio contribuisce alla prosperità della sua conigliera con le proprie capacit». Christopher Cook, texano, è autore del bel thriller on the road Robbers. «Le notizie italiane mi spezzano il cuore. Piango. Mando amore. Mando coraggio. Vi prego, accettateli. E leggete La peste di Albert Camus, la storia di un uomo che, persino nel mezzo di una pandemia, mantiene fede ai propri doveri».
L'inglese Glen Duncan ha creato i pochi lupi mannari davvero sexy con L'alba di Talulla. «Consiglio a chi è chiuso in casa e sente la mancanza dei grandi spazi Pellegrinaggio al Tinker Creek di Annie Dillard. Una donna trascorre un anno accanto a un torrente tra le montagne della Virginia. L'immaginazione poetica dell'autrice vi sedurrà dalla prima pagina. Per molti di noi, l'isolamento in casa è stata una lezione durissima. Sono grato a persone come la Dillard, che non hanno mai dato per scontato il mondo esterno».
Qiu Xiaolong, autore cinese dissidente, vive in Missouri. La depressione da virus la conosce bene. «L'ultimo respiro del drago, il mio ultimo libro, parla dell'inquinamento atmosferico in Cina, ma anche del tentativo di nascondere le cose, proprio come è successo a Wuhan».
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