Le basta un sorriso. E capisci che Paola Turci è rinata, e non c'entra (soltanto) il rinnovato successo. Dopo aver sbancato Sanremo con Fatti bella per te, tuttora uno dei più trasmessi dalle radio, ora esce Il secondo cuore, che è una bella dimostrazione d'autore oltre che una vera rinascita per lei, romana, pugnace, che nel 1989 vinse il Sanremo delle nuove proposte con Bambini. «Il primo segnale è stato il libro Mi amerò lo stesso, nel quale ho affrontato le paure nate dal mio incidente che fino a quel momento facevo solo finta di aver superato». A Ferragosto del 1993, sulla Salerno Reggio Calabria, uno schianto aveva messo in gioco la sua bellezza e la partita è andata avanti per anni. Il timore di non ritornare più com'era. Le apparizioni in pubblico con i capelli a coprire quasi per intero le cicatrici.
«Il libro è poi diventato un monologo teatrale e su quei palchi ho ritrovato per intero il mio corpo, nonostante sia sempre stata bene con la mia fisicità», spiega lei all'ultimo piano della Warner Music in centro a Milano. Lo star bene con se stessi fa la differenza. Come diceva sempre il mio analista, che ho frequentato per due anni un decennio fa: Se sei spaventata, sei spaventante. Poi sono arrivati gli applausi di Sanremo (dove è stata oltretutto definita come «la più sensuale»), la copertina di Vanity Fair e quella che le chiama «una condivisione di entusiasmo» che trasuda da tutte le canzoni del disco, specialmente da La vita che ho deciso, dedicata al padre morto due anni fa, e Combinazioni scritto da Niccolò Agliardi e senza dubbio ispirato alle sliding doors che le hanno deviato la vita.
Ora esalta Il secondo cuore, ossia l'inconscio. «Per Enzo Avitabile, che ha collaborato al brano che dà il titolo all'album ed è molto cattolico, il secondo cuore è la spiritualità. Per me è la musica». Dopo un viaggio a Lourdes, Paola Turci si è avvicinata molto alla fede, che è rimasta centrale nel respiro della sua anima ma «non vado più a messa tutti i giorni, anche se mi sono accorta di quanto sia potente la forza della preghiera». In fondo anche le nuove canzoni sono una sorta di preghiera pop alla consapevolezza, spesso illuminate dall'elettronica ma comunque ben incastrate nella coerenza stilistica di questa cantautrice mai fuori dalle righe, ben salda nelle sue posizioni pur rispettando quelle altrui. «Questo disco - racconta ora - nasce dal brano Ma dimmi te, cantato in romanesco con l'attore Marco Giallini. L'ho anche presentato a Carlo Conti insieme con Fatti bella per te anche se, all'inizio, mi convinceva di meno. Così ho conosciuto Luca Chiaravalli, autore e produttore di questo disco nonché persona piena di vita». Così alto (oltre due metri) e così ispirato.
Ma tutto il Secondo cuore di Paola Turci è illuminato da una ispirazione che, a dirla tutta, negli anni scorsi si era un po' appannata. Non a caso, e lei lo conferma, quasi tutte le parti vocali sono state registrate al primo colpo, segno di una padronanza interpretativa a prova di emotività. Ora le tocca la prova dal vivo, importantissima anche perché lei dal vivo è sempre riuscita a creare una dimensione particolarissima.
E nel tour, che parte ufficialmente il 9 maggio al Parco della Musica di Roma, combinerà nuovo e vecchio repertorio, conservando però i suoi tipici momenti chitarra e voce. Una rinascita, sul serio. E la conferma che, se «la bellezza dell'età non ha prezzo», il saperla accettare è un pregio incalcolabile.
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