Elvis, così Baz Luhrmann fa rivivere la leggenda del rock

Baz Luhrmann torna sul grande schermo e lo fa raccontando una vera e propria leggenda della musica: Elvis Presley

Elvis, così Baz Luhrmann fa rivivere la leggenda del rock

Dopo essere stato presentato fuori concorso allo scorso festival di Cannes, Elivis è pronto ad arrivare in sala. Diretto dal visionario regista Baz Luhrmann - a cui si devono piccoli capolavori come Moulin Rouge e Il grande Gatsby - il film cerca di restituire al pubblico la figura di una vera e propria leggenda del panorama musicale, concentrandosi soprattutto sul rapporto ventennale tra Elvis (interpretato magistralmente da Austin Butler) e il suo manager, il Colonnello Parker (Tom Hanks). Dagli esordi in grado di scuotere un'America ancora timorosa dei cambiamenti sociali in atto, fino al successo internazionale che lo ha portato sul tetto del mondo, Elvis è un film biografico che però riesce a catturare ancora di più l'attenzione di chi guarda grazie a uno stile di regia personale e quasi stroboscopico, pieno di movimenti di macchina improvvisi e accelerati, dissolvenze incrociate e primi piani che vogliono sondare l'umanità dietro la maschera della fama.

Elvis: tra sogni e dannazione

Elvis inizia la sua carriera con gli occhi accesi da ombretti colarati e completi in grado di rivaleggiare con lo spettro cromatico: è un ragazzino del Sud che ha trovato nella musica una sorta di chiamata divina, una vocazione che lo spaventa ma per la quale sente di essere pronto. Con i capelli pieni di gel e il movimento di fianchi che, negli anni, gli varrà il soprannome di Elvis The Pelvis, il cantante interpretato da Butler è il simbolo del cambiamento, è un agente del caos che porta le ragazzine a urlare per lui, godendo di un "frutto proibito" di cui non conoscevano nemmeno l'esistenza. Baz Luhrmann insiste molto su questo aspetto di Elvis: più che sulle indiscutibili capacità canore dell'interprete di Can't help falling in love , il regista punta il suo sguardo famelico sull'attrazione del cantante, sulla sua capacità di guardare negli occhi una folla e far sentire ogni singolo individuo come il diretto destinatario di una dichiarazione in musica.

Ma forse il vero punto centrale dell'operazione cinematografica è da ricercare nel rapporto complicato tra Elvis e il suo managar, tra la star e il suo imbonitore. Baz Luhrmann si mostra senz'altro scaltro nel tratteggiare due profili che non sono né totalmente positivi né del tutto negativi. Nonostante nel rapporto tra i due il Colonnello Parker abbia avuto una mano ingorda e atteggiamenti tossici e manipolatori, la liason che emerge è un tipo di amicizia problematica, complessa, a tratti malsana e tossica, ma dalla quale nessuno dei due protagonisti sembrava in grado di uscire. "Io sono come te e tu sei come me" dirà a un certo punto il personaggio interpretato da Tom Hanks e in questa frase si può ricercare tutto il cuore di Elvis, nella contrapposizione tra due facce della stessa moneta. Due uomini disposti quasi a tutto per ottenere quello che vogliono, due imbonitori che vendono fumo negli occhi e che cercano di ricavarne il meglio. Due persone che, come moderni Icaro, si sono avvicinati troppo al sole e hanno finito con il rimanerne bruciati.

Inoltre Elvis è una pellicola che condivide molti aspetti con altre produzioni del regista, al punto da creare un vero e proprio corpus con una sua coerenza interna. Se lo stile di Baz Luhrmann è facilmente riscontrabile nell'eccesso, nei colori accesi, nei classici musicali che vengono investiti da nuove sonorità - ne è un esempio anche il brano di Elvis che è stato rifatto dai Maneskin - è soprattutto nell'impianto narrativo che il metteur en scene torna a trattare temi già affrontati. Durante una scena specifica in cui Elvis e Parker si fronteggiano, proprio all'inizio della loro storia condivisa, il personaggio di Elvis parla del suo desiderio di volare, di volare via.

Un sentimento che somiglia a quel "one day I'll fly away" cantato da Nicole Kidman in Moulin Rouge: il desiderio di lasciare la propria vita per trovare il proprio posto nel mondo, che sia in una donna che vive al di là del lago come ne Il grande Gatsby o in un amore impossibile come in Romeo + Juliet, fino a Elvis, che parla di un ragazzo che vuole lasciare l'anonimato della sua città e diventare famoso per comprare alla madre una Cadillac rosa.

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