Visti così da vicino, potrebbero sembrare due figure da romanzo. Il gatto e la volpe, per esempio. Comunque due personaggi iconici. In realtà Jake La Furia ed Emis Killa sono due rapper di lungo corso, due autentiche anime della scena milanese che hanno aiutato questo genere musicale (e questo stile di vita) a diventare protagonista della musica italiana. Jake La Furia (al secolo Francesco Vigorelli, 41 anni) prima con i Club Dogo e poi da solista. Invece Emis Killa (Emiliano Giambelli, 31 anni) sempre da solo perché il suo carattere è quello: magari collabora con altri, ma corre sempre per conto proprio. Finora.
Il gatto e la volpe pubblicano oggi 17, il loro primo disco insieme che rappresenta anche una sorta di selfie del rap milanese, una specie di riassunto di come oggi si fa rap nella culla del rap italiano. Loro due lo spiegano subito all'inizio del disco con un «Tu sappi che qui non si trappa» che potrebbe sembrare una presa di distanza dalla trap. In realtà non è così. «Non è un modo di sminuire la trap, è solo una forte rivendicazione del fatto che noi facciamo rap, quello duro e puro. Di certo non si può dire che tutta la trap faccia schifo, quindi la nostra non è una rivendicazione di purezza» spiegano. Anzi, aggiunge Emis Killa, che è una delle menti più acute della scena italiana, «la trap ci ha aperto la strada. A me accusavano di essere troppo pop, ma poi sono arrivati i canoni della trap e si è capito che non ero poi così colpevole...».
Tra di loro Emis e Jake sono complici, scherzano e ridono e si punzecchiano come vecchi amici che mantengono però ciascuno la propria personalità indipendente. Perché intitolare un disco 17? «Perché siamo papà di tre figli e tutti e tre sono nati il giorno 17. Questo è un buon motivo per intitolare così un disco insieme».
Ed è un disco con gli attributi, capace di convincere chi con il rap ci è nato ma anche chi ci è arrivato dopo, assorbendo codici narrativi che non sono per forza didascalici. Per capirci, il rap non racconta necessariamente il punto di vista del rapper. Spesso è un fumetto, una storia di fantasia che, nonostante sconfini talvolta nella violenza, intercetta alcuni aspetti della vita di tutti. Ma talvolta c'è una sorta di «misunderstanding» e così capita che venga chiesto ai rapper un parere sulla spregevole vicenda dei fratelli Bianchi, massacratori di Willy. «In realtà mi sembra che il responsabile soprattutto il vuoto culturale che, anzi, la musica potrebbe aiutare a riempire».
Ed è vero.
Oltre a feat. di tutto rilievo come quelli di Salmo e Fabri Fibra in Sparami, Lazza in No insta, Massimo Pericolo in L'ultima volta e Tedua in Cowboy, il disco di Emis Killa e Jake La Furia è un grido libero di chi il rap lo vive da sempre (ad esempio in 666) e non ha paura di prendere posizione come quando criticano il Concertone del Primo Maggio: «All'inizio era molto politicizzato, adesso sembra più il Festival di Sanremo», spiegano prima di parlare di uno dei brani centrali di questo disco, ossia Renè & Francis. Renè è Renato Vallanzasca, Francis è Turatello.
«Avrei voluto intitolare il disco così», dice Emis Killa non per uno slancio apologetico ma perché nella canzone lui e Jake vestono idealmente i panni dei due criminali, in una sorta di drammatico copione rap.In sostanza nelle diciassette tracce di 17 c'è il segno di un rap puro ed essenziale che, oggi più di prima, fa da contraltare alla deriva piaciona di tanti altri.
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