Esce on demand "7 ore per farti innamorare", film scontato ma piacevole

La scintilla tra due persone è una scienza esatta o un mistero senza regole? Risponde in modo prevedibile una commedia per lo più simpatica, ambientata in una Napoli romantica.

Esce on demand "7 ore per farti innamorare", film scontato ma piacevole

"7 ore per farti innamorare", esordio alla regia di Giampaolo Morelli, essendo chiusi i cinema esce direttamente on-demand e può essere acquistato su Sky Primafila Premiere, Chili, Infinity, Timvision e Rakuten TV.

Il film si presenta come un assemblaggio di cose già viste in commedie romantiche straniere (c'è molto di "Hitch" e qualcosa di "La dura verità" e "Farsi lasciare in dieci giorni"), riedite in salsa napoletana.

Giulio (Giampaolo Morelli) è un giornalista di economia dall'indole seria e pacata, il quale, a un passo dalle nozze, si scopre tradito dalla promessa sposa (Diana Del Bufalo) con quello che è il capo di entrambi (Massimiliano Gallo). Lascia quindi il lavoro ma non la fidanzata, convinto di riceverne le scuse e perdonarla. Peccato che lei rivendichi il proprio diritto alla felicità e se ne vada lo stesso. Solo e disoccupato, l'uomo trova un piccolo impiego presso una testata, Macho Man (diretta da Vincenzo Salemme), che lo invia a intervistare una guru della seduzione, Valeria (Serena Rossi). La donna, avvenente, decisa e disillusa, tiene un corso motivazionale per uomini goffi ed è convinta, all'opposto di Giulio, che in amore vincano le strategie. Inutile dire che i due si troveranno a mettere in discussione ciò in cui hanno sempre creduto.

Morelli, oltre che regista e protagonista, è anche autore del romanzo cui il film si ispira e che ha portato a teatro qualche anno fa (seppur con un cast diverso). Per il grande schermo fa bene a puntare su un'alchimia più che collaudata, quella con la sempre brava Serena Rossi, con cui ha già condiviso i set di "Song 'e Napule" e di "Ammore e malavita", diretti entrambi dai Manetti Bros. Indovinati i comprimari, tra cui spiccano la presenza briosa di Vincenzo Salemme e quella camaleontica di Antonia Truppo. L'ambientazione napoletana abbandona i toni cupi con cui la città è stata spesso ritratta negli ultimi anni al cinema e in varie serie tv: finalmente si mette l'accento sulla bellezza solare di un luogo che possiede anche molti scorci di sobrietà, freschezza ed eleganza.

A livello di comicità, Morelli ha il pregio di coniugare la malinconica simpatia di Troisi a un certo stile anglosassone, mettendosi al riparo quindi dalla sguaiataggine compiaciuta tipica di Siani, col quale condivide però in parte la stucchevolezza.

Gli attori protagonisti sono misurati nel lasciar cogliere come i veri incontri, quelli destinati a cambiarti la vita, non siano tanto tra corpi e sguardi, ma tra fragilità pronte a divenire punti di forza. Peccato che, pur seminando intuizioni felici, "7 ore per farti innamorare" scelga di esprimersi a livello verbale con una serie di banalità: un vero paradosso, considerato che tra i diktat di seduzione rammentati c'è proprio quello di scivolare il meno possibile nei cliché e nelle frasi fatte.

Tra le varie ingenuità, quella di riportare per esteso un noto pensiero di San Francesco D'Assisi lasciando intendere sia partorito dalla mente ispirata del protagonista durante la stesura di un articolo. L'idea di "togliere l'audio", invece, è un trucco carino da ricordare per fuggire alle vacue lusinghe di individui manipolatori e concentrarsi sui fatti.

Verosimigliante quando si parla di leve del cuore, volutamente molto di meno quando l'intento è far sorridere, "7 ore per farti innamorare" è una commedia mai volgare, che parla d'amore ricorrendo a una tenerezza guascona.

Al netto dell'estrema prevedibilità, l'opera prima di Morelli regala una sensazione inedita per un film del genere, legata ovviamente al momento storico collettivo: a tratti sembra di guardare un documentario sulla vita ante-Covid, in cui una vasta fauna di sconosciuti s'incontra e socializza finché, per alcuni esemplari, la vicinanza fisica si tramuta in "infezione affettiva". Da spettatori, al momento, non siamo quelli di una volta.

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