Politicamente scorretto, maschilista, cinico e noto per il cattivo carattere, il premio Nobel per la letteratura V.S. Naipaul non si smentisce. A poco più di un anno dalla scomparsa, avvenuta a 85 anni a Londra, l'11 agosto del 2018, Adelphi sta ripubblicando l'opera omnia e ora escono i quattro saggi riuniti in volume (per la prima volta nel 1980) col titolo Il ritorno di Eva Perón (pagg. 302, euro 20; traduzione di Valeria Gattei), volume che conferma le aspettative.
La chiave di lettura del libro è l'ultimo scritto: una ventina di pagine fitte in cui l'autore che era nato a Chaguanas, Trinidad e Tobago nel 1932 spiega e interpreta Joseph Conrad, in un confronto serrato e sincero, utile, anche (forse soprattutto), per comprendere Naipaul stesso.
Entrambi non sono inglesi: Conrad si chiamava Józef Teodor Konrad Korzeniowski ed era polacco. Entrambi naturalizzati britannici, si trasferiscono a Londra per diventare scrittori. Sia Conrad che Naipaul sono grandi viaggiatori e trovano nel viaggio ispirazione alle loro opere. «Dalla fine del 1970 al 1973, non mi si è offerto alcun romanzo» scrive Naipaul. Risalgono più o meno allo stesso periodo Il ritorno di Eva Perón e gli altri saggi che compongono il volume, tutti frutto di approfondimenti di reportage giornalistici. È lo stesso autore a notare che ciò spiega «l'intensità di alcuni testi, e la loro natura ossessiva». Aggiunge che «grazie a questi viaggi e a questi scritti, alla fine i romanzi arrivarono». In sostanza, Naipaul ammette di essere capace di descrivere le cose che ha visto o, a essere brutali, difetta d'immaginazione. Del resto, è lo stesso giudizio che lui stesso esprime nei confronti di Conrad, riconoscendolo fratello. Noi diremo fratello maggiore; Naipaul, per via del suo carattere, non ammetterà che un collega, ancorché tanto illustre, possa essergli superiore.
Il Nostro proviene da una colonia inglese, nasce colonizzato e abbraccia la causa del colonizzatore e, in tutta la sua opera, canterà il tema dell'incomunicabilità tra colonizzato e colonizzatore. Analizzando Conrad, Naipaul si accorge che il polacco ha già frequentato tutti i suoi luoghi letterari, precedendolo ovunque. Il personaggio chiave di Cuore di Tenebra è la sintesi, il paradigma delle tre parabole umane che descrive in questi testi: la storia del potere, dall'ascesa al declino, raccontata in tutte le variazioni, tragiche, comiche, grottesche.
Michael de Freitas alias Michael X, alias Michael Abdul Malik (1933-1975) - originario di Trinidad, a Londra spacciatore e magnaccia, rientrato in patria, si reinventa uomo del «Black Power», senza potere né pelle nera, ma riscuotendo enorme popolarità nella lontana Inghilterra, ricca e sicura. Finirà dritto sulla forca, corresponsabile del massacro di alcuni affiliati della sua Comune a Trinidad. Una Comune di cui faceva parte anche Gale Benson, giovane donna inglese la cui figura Naipaul interpreta leggendo tra le righe di un racconto di Conrad del 1897: Un avamposto del progresso. Apologo sulla corruzione speculare tra colonizzatori e colonizzati, nonché «parabola sugli ingenui che pensano di potersi separare dalla massa». L'inglese progressista è finta. Col suo modo tranchant, Naipaul la definisce «una parassita superficiale e presuntuosa come molti borghesi anticonvenzionali del suo tempo». «Allontanandosi da casa portò con sé le pretese, per quanto inconsapevoli, non solo della classe sociale e della razza e dei paesi ricchi a cui apparteneva, ma anche della sua condizione di sicurezza assoluta». Una rivoluzionaria finita male, ma che aveva previsto di visitare i focolai della rivoluzione col biglietto aereo di ritorno...
Mobutu, il nuovo re del Congo/Zaire (assurdo fin dal nome, Zaire, storpiatura portoghese del XVI secolo di una parola indigena che significa «fiume»: «come se Taiwan, riaffermando la sua identità cinese, riprendesse il nome portoghese di Formosa»), riesce invece a spacciare per «socialismo africano ancestrale» un potere assoluto da crudele capotribù, di cui un bastone intarsiato è simbolo.
Infine, la tragedia (ancora viva) di Peron e del peronismo. La passione del popolo argentino per Evita Duarte de Perón, nata Eva María Ibarguren (1919-1952), la piccola attrice emersa dalla più triste periferia della pampa, immortalata a soli trentatré anni come una faraona dell'antico Egitto grazie a una costosa imbalsamazione.
L'Argentina condannata a restare nell'anima colonia europea, terra ricchissima da saccheggiare, non vera patria. Naipaul non le risparmia addirittura a Jorge Luis Borges, definendone l'opera «esibizione di natura coloniale che celebra un passato fasullo». Probabile, però, che a Borges, invidi l'immaginazione...
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