Il folletto un po' tamarro che si rivelò un genio rock

Il musicista aveva 57 anni ed è stato trovato senza vita in un ascensore dei suoi studios, presso Minneapolis Grande innovatore, ha segnato la musica nera (e non solo)

Il folletto un po' tamarro che si rivelò un genio rock

Pochi giorni fa si è sentito male, ha tenuto un concerto ad Atlanta il 14 aprile poi ne ha annullati due e, mentre tornava a casa col suo jet privato, ha fatto un atterraggio d'emergenza a Moline, Illinois, per farsi visitare. Un'influenza prolungata e violenta, ma dopo tre ore è ripartito e la sua portavoce ha dichiarato: «Prince sta benissimo, non è nulla». Ieri però il folletto di Minneapolis è stato trovato morto in uno degli ascensori di Chanhassen, presso Minneapolis, dove si trovano gli studios in cui registrava.

Una vita spesa all'insegna del genio, della sregolatezza e della trasgressione per uno degli artisti più eclettici della scena pop (produceva i suoi dischi e suonava da solo tutti gli strumenti) ma soprattutto per un virtuoso chitarrista dallo stile inimitabile. Ha cambiato gli schemi del pop sposando, in una impossibile unione, il funk e il blues, l'elettronica, il rock e la ballata soul. Il suo vero classico è l'epica ballatona Purple Rain (1984) che esalta la negritudine condita da tutti i colori dell'iride. L'album venderà 15 milioni di copie solo negli Usa e il brano When Doves Cry vincerà un Golden Globe.

Prince nasce artisticamente nel 1978, con For You, un lavoro influenzato dalla musica dance imperante che lo rende - a 19 anni - il più giovane produttore del mondo pop. E anche il più spendaccione, visto che investe in un colpo solo il budget di 180mila dollari che la Warner Bros aveva stanziato per tre dischi. Eclettico e spiazzante, si guadagna subito il soprannome di «nuovo Stevie Wonder», mentre Miles Davis (con cui collaborò spesso, anche se le incisioni insieme non sono mai state pubblicate) lo definì «il Duke Ellington degli anni '80». «La mia non è musica, è un viaggio», era solito dire parlando delle sue cavalcate oniriche dove si intrecciano Harlem e Manhattan, Disney e i musical, la canzone d'autore di Cole Porter, la rabbia radicale di James Brown e Sly & The Family Stone, il rock visionario di Jimi Hendrix. Prince ha contemporaneamente esaltato i fan di tutto il mondo per il suo stile e nutrito i media con le sue stranezze. Come quando fece uscire il Black Album, che lui voleva pubblicare (1987) nell'anonimato, con copertina nera e proibizione assoluta di citare il suo nome, e che poi si affrettò a ritirare dal mercato, lasciando però che qualche decina di copie sfuggisse al macero. Una copia fu venduta (qualcuno dice acquistata da Prince stesso) per 11mila sterline. La sua carriera è piena di contraddizioni; nel 1992 firmò un contratto da 100 milioni di dollari con la Warner Bros ma, tra vocalizzi stellari e falsetti da acrobata, già tre anni dopo prese a fuggire dalla dittatura delle case discografiche. Nel '95 si presenta ai Brit Awards con scritta su una guancia la parola «slave», schiavo, in chiara polemica con le major. Comincia a utilizzare il mistero e la metamorfosi usando pseudonimi polemici come The Artist, Joe Coco o Tafkap (acronimo di «The Artist Formerly Known As Prince») e comunicando con il mondo attraverso internet. Mentre la sua ex casa discografica pubblicava The Vault: Old friends 4 Sale, lui metteva in rete album come The Rainbow Children, One Nite Alone (cameo per voce e pianoforte e il triplo One Nite Alone Live. Ma poi torna all'antico... Nello scintillante tour italiano del 2002 (dopo quelli di Sign O' The Times, un altro dei suoi capolavori, e Love Sexy) sale sul palco e (ri)annuncia: «Il mio nome è Prince e questa sera sarò il vostro dj».

Solo nel 2004 però tornerà a Canossa, dalle odiate case discografiche pubblicando - dopo una ulteriore e lunga sparizione - l'album Musicology. Ambiguo fino alla fine, Prince ha pubblicato, nel 2014, due nuovi album come fossero il prodotto di artisti diversi. Il primo è Art Official Age, un disco scritto, suonato e prodotto tutto da solo (con Joshua Welton co-produttore) raffinato, elettronico e sensuale com'è sua tradizione, con anche un pizzico di techno (Art Official Age) e di heavy metal (Funkroll). Il secondo, PlectrumElectrum, registrato dal vivo in studio e in analogico, esalta il lato più rock di Prince, la sua passione per Hendrix e per i Led Zeppelin e persino per il punk, con l'accompagnamento del suo trio al femminile 3rdEyeGirl formato da Donna Grantis alla chitarra, Ida Nielsen al basso, Hannah Ford Welton alla batteria. La stessa band con cui aveva trionfato nell'ultima tournée inglese e con cui aveva in programma nuovi concerti. Il suo ultimo disco è HITnRUN.

Prince vanta anche un altro «scandaloso» primato.

Quando scrisse, nell'84, il brano a sfondo erotico Darlin Nikki («ho conosciuto una ragazza di nome Nikki/si potrebbe definirla una maniaca sessuale/l'ho incontrata nella hall di un albergo/mentre si masturbava con una rivista»), la moglie di Al Gore si scandalizzò a tal punto che, poco tempo dopo, sui cd fu esposto il famigerato bollino «Parental Advisory. Explicit Lyrics».

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