Fornasetti: sedie, mani e vassoi al servizio della classicità...

Una grande mostra, fra decorazione colto-pop e arte antica, sull'atelier che ha segnato il design contemporaneo

Fornasetti: sedie, mani e vassoi al servizio della classicità...

Parma, Palazzo della Pilotta. Due enormi pannelli oculiformi sorvegliano l'ingresso, sotto le volte del portico, mentre una selva di mani indica l'entrata. Un lungo serpente giallo-nero, stampato lungo tutti i trenta gradini, sale strisciando lo Scalone monumentale. Reggilibri in metallo smaltato con serigrafie di gatti, maschere, volti, cavalieri e chiavi (l'Enfer!) spuntano dagli scaffali che tappezzano le pareti della galleria Petitot della Biblioteca Palatina. L'alto portone che introduce al Teatro Farnese è rivestito di tutti i motivi del surrealismo ironico proprio della maison: facce piene e mezze lune, mongolfiere, statue, libri, torri, strumenti musicali, scimmie, gatti, alberi, mele... È la Porta del Paradiso per accedere allo spettacolare teatro secentesco realizzato in abete rosso del Friuli nel Salone Antiquarium - 87 metri di lunghezza, 32 di larghezza, 22 di altezza - che si apre al primo piano del palazzo: ordinatamente disposti lungo i quattordici ordini di gradini, che possono ospitare 3mila spettatori, prendono posto debitamente distanziati secondo le norme anti-Covi 600 piatti tutti diversi, tutti provenienti dall'archivio storico dell'azienda-famiglia, che riproducono, variando il tema all'infinito, il volto enigmatico e ormai iconico della cantante lirica Lina Cavalieri, diva ammiratissima della Belle Époque: una faccia civetta, una faccia che spia dal buco della serratura, una faccia che strizza l'occhio, quella che fa le boccacce, la faccia col binocolo, con i baffi finti e le lacrime vere, col passamontagna e dietro il ventaglio... Citazioni, riprese, allusioni... E sul palcoscenico va in scena una videoproiezione con tutti i soggetti-oggetti più ricorrenti dell'atelier Fornasetti: il sole, le stelle, le mani, carte da gioco, gli arlecchini, gli obelischi, i ritratti...

«Il ritratto di quella donna che mio padre Piero - ricorda il figlio Barnaba - vide sfogliando una rivista francese dell'800 lo ossessionò al punto da diventare ai suoi occhi il simbolo della Bellezza classica e formale, che poi lui - e in qualche modo anche io oggi- trasfigurò, declinò, reinventò per tutta la vita».

C'è tutta la vita e il lavoro di Piero e Barnaba Fornasetti, qui dentro. Il contenitore è il magnifico complesso Monumentale della Pilotta, museo enciclopedico nel centro di Parma che raccoglie i Saperi diffusi del Museo archeologico, della Galleria Nazionale, della Biblioteca Palatina, del Teatro Farnese e del Museo Bodoniano. Il contenuto - mescolato alle ricchissime collezioni dell'intero palazzo - è il meglio del meglio delle altrettanto enciclopediche creazioni dell'azienda fondata a Milano da Piero Fornasetti negli anni Cinquanta e continuata fino a oggi dal figlio Barnaba, trasformando un'intuizione artigianale in un brand internazionale: design e decorazione di oggetti d'arredo che sono diventati uno stile colto-pop e un linguaggio visivo universalmente riconosciuto. Tra decorazioni e opere d'arte.

Benvenuti alla grande mostra Theatrum Mundi (inaugurata ieri e aperta fino al 14 febbraio 2021) dove i piccoli capolavori quotidiani dell'atelier Fornasetti chiacchierano, in un ambiente senza tempo perché li raccoglie tutti, dai reperti archeologici alla pittura del Ritorno all'ordine, con le collezioni della Pilotta. La sfida: raccontare la classicità attraverso la lente del design contemporaneo. «Parma è da sempre una delle capitali del classicismo italiano. Una tradizione che andava rigenerata agli occhi del pubblico di oggi - presenta la mostra il Direttore del Complesso monumentale della Pilotta, Simone Verde, curatore assieme a Barnaba del percorso espositivo - e così è nato un incontro esemplare: quello tra cinque secoli d'arte, dal '500 al '900, testimoniato dalle nostre collezioni, e quasi un secolo di creatività, espressa dall'atelier Fornasetti. Il tutto alla luce di quell'universale attitudine enciclopedica a riassumere l'infinità varietà del mondo».

Due mondi, l'antico e il contemporaneo, un anno di lavoro, un'esposizione site-specific spettacolare (il colpo d'occhio del teatro è unico), una decina di ambienti (dopo lo Scalone, la galleria Petitot e il Teatro, la mostra continua nella Sala del Trionfo e lungo le sale della Galleria nazionale), un percorso scandito per temi - le rovine, l'architettura, la musica, le variazioni, il disegno, la grafica, l'oggetto quotidiano e la dimensione illusionista - e 1230 pezzi sparpagliati ovunque: vassoi, comò, piatti, paraventi, sedie (perfette quelle con lo schienale-capitello), mobili, servizi da tavola, posacenere, scatole, tavoli, lampadari, carte da parati, gilet, foulard... In ceramica certo, ma anche vetro, metallo, marmo, legno, seta...

C'è la Sedia-sole, c'è il trumeau-bar Architettura disegnato con Gio Ponti, ci sono i portaombrelli trompe-l'il che raffigurano dei cani accanto ai ritratti settecenteschi dei nobili dell'epoca con i loro animali, e c'è l'intera zoologia fantastica dell'universo Fornasetti: le farfalle, i pesci, le civette che ti spiano da ogni angolo, i mille gatti dalle mille pose e i mille colori diversi che puoi incontrare nei saloni dell'Accademia, accoccolati sugli sgabelli sotto i quadri di Sebastiano Ricci, di Pietro Melchiorre Ferrari, di Zoffany, di Pompeo Batoni... E ci sono i disegni di Piero Fornasetti per un calendario del 1947, ingranditi e stampati su tela, appesi ai lati dei due colossi in basanite del II secolo d.C. provenienti dagli Orti Farnesiani sul Palatino... Follia pratica e arte classica. Un intero universo, ma in edizione limitata.

I Fornasetti - Piero, geniale pittore, decoratore d'interni, stampatore di libri d'arte e incisore morto nel 1988, e Barnaba, elegantissimo e in top form, 70 anni, barba bianca, abito color avana e mascherina obviously Fornasetti - citano, assemblano e rinnovano, giocando e parodiando, tra forme classiche e miti antichi,

secondo un ordine enciclopedico tutto loro. Ri-generando un nuovo mondo: questo. E prendendo - da designer assolutamente sui generis - tutto quello che esula dalla funzione pura dell'oggetto per trasformarlo in arte. La loro.

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