Si intitola “Gadir”, il nuovo brano del violinista palermitano Francesco Incandela che anticipa l’album “Flow Vol. 1”, in uscita a breve. Francesco Incandela, nato a Palermo classe 1983, nel 2006 si diploma in violino al Conservatorio di Musica “V. Bellini” di Palermo e nel 2009 consegue la laurea specialistica di II° livello in “Discipline Musicali” indirizzo Interpretativo/compositivo presso il Conservatorio di Musica “S.Cecilia” di Roma. È un musicista sempre in bilico tra cultura classica, musica pop e improvvisazione
Come nasce “Gadir” e perché hai preso spunto proprio da Pantelleria?
“Gadir nasce due anni fa, durante un viaggio sull’isola di Pantelleria. Gadir dall’arabo 'conca d’acqua' è un piccolo villaggio sul mare sulla costa nord orientale dell’isola. È uno di quei posti in cui arrivare in punta di piedi, dove l’uomo è il vero ospite e deve muoversi con assoluto rispetto e può solo assaporare il silenzio, quello vero. Da questo silenzio nasce la prima cellula ritmica affidata ai pizzicati di violino che fanno da fondamenta per la costruzione di tutto il brano, che via via si sviluppa con un carattere molto mediterraneo sia nelle ritmiche che nelle melodie. Come tutti i brani del disco, 'Gadir' è un brano circolare, in cui l’uso dei loop ossessivi detta il passo alla composizione. Come la costa pantesca anche il brano alterna momenti di quiete in cui chiudere gli occhi e lasciarsi attraversare dal suono, ad atmosfere granitiche, dure, ostili, in cui il suono dei violini disturbati e inaciditi lancia una coda rock a tratti psichedelica”.
Cosa dobbiamo aspettarci dal disco “Flow Vol.1” e ci sarà anche un volume due?
“Questo lavoro racconta sicuramente il mio approccio alla musica e al mio strumento che nel corso degli anni ho sempre più visto come un mezzo per sviluppare idee e e per indagare un linguaggio. È un disco che segue un flusso di emozioni, scritto con lo strumento in mano e mai a tavolino. Quando suoniamo i brani con i miei musicisti, Vincenzo Lo Franco alla batteria e Luca La russa al basso, abbiamo il timore di dilatarli troppo, proprio perché la scrittura ti spinge ad andare oltre, a seguire il 'Flow'. Dal vivo un brano potrebbe durare anche il doppio rispetto alla versione disco. Dentro c’è l’idea del viaggio legato al sogno che si scontra con una realtà concitata, contraddittoria e imperfetta. Lo ritengo un disco libero per scrittura e produzione, che nell’ultima traccia ci regala un lieto fine, sognante, melodico ed emozionale. Un volume due ci sarà, alcuni brani sono già in cantiere”.
Com'è stato collaborare con Morgan e Pagani?
“Li ho incontrati la prima volta al Premio Tenco, eravamo ospiti con le Cordepazze, band con cui ho suonato per più di dieci anni. Da subito ci siamo ritrovati a 'jammare' sul palco con loro, momenti indimenticabili. Da lì un concerto al Forum di Assago con Morgan, un tributo a De André registrato per la Rai e un EP registrato alle Officine Meccaniche di Pagani con gl Hysterical Sublime, insieme ad Angelo Di Mino violoncellista e produttore che oggi ha prodotto Flow nei suoi studi. Che dire, due maestri! Pagani in particolare per me rappresenta un riferimento per tutto quello che ha fatto per la musica in Italia”.
Sei rimasto in Sicilia e insegni, oltre a suonare. È un investimento su te stesso e il futuro dell'Isola, in un periodo storico in cui tutti scappano dal Sud?
“Dopo aver vissuto per cinque anni a Roma per studio e lavoro, nel 2011 sono tornato in Sicilia per una pausa estiva. Davanti a me ho trovato una Palermo cambiata, ricca di fermento. Molti amici e colleghi alle prese con progetti e scommesse per il futuro. Ho capito che forse era possibile ripartire da casa per cercare di creare bellezza e che i siciliani hanno bisogno di tutto questo. Da quel momento non ci siamo più fermati, sia nella formazione con il Centro Artistico Musicale, sia nella produzione. Da Palermo sono maturate diverse collaborazioni con artisti tra i più interessanti della scena indipendente nazionale come Dimartino, Cesare Basile, Alessio Bondì, Simona Norato, Pippo Pollina e molti altri”.
Come nasce la tua passione per il violino e a quando risalgono le tue prime composizioni?
“Ho iniziato lo studio del violino molto piccolo. Alle prime lezioni mia madre appuntava sul quaderno gli esercizi assegnati dal maestro, non sapevo ancora scrivere. Ancora non so come sia iniziato tutto, all’improvviso ho cominciato a rompere le scatole in casa perché mi comprassero un violino. Durante il periodo di studi in Conservatorio, ho sempre affiancato le attività e i concerti con orchestre e gruppi da camera a serate nei locali con band tra le più diverse. Qui era necessario oltre a suonare lo strumento dare un apporto creativo e metterci del proprio. Queste esperienze sono state fondamentali per sviluppare in me una visione più aperta della musica e di conseguenza del mio strumento. Quando devi creare le tue parti da suonare all’ interno di una canzone, stai componendo”.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Non ho un sogno mio personale, ma mi piace pensare che se ognuno di noi riesce a vivere il proprio lavoro con passione, tutte queste passioni sommate possono creare un luogo migliore in cui vivere, soprattutto da noi al Sud, dove la gente ha bisogno di fiducia e di spazio per esprimersi. Un posto in cui la bellezza diventi un alimento essenziale per vivere. Altrimenti poi la buona musica a chi la vendi? (ride, ndr)”.
Segui già la nuova pagina pop de ilGiornale.it?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.