Il furto delle sei magliette in Rinascente che vede coinvolto anche Marco Carta è tornato d'attualità. Il cantante sardo è stato assolto dall'accusa qualche settimana fa, ma in queste ore il pm ha presentato ricorso contro la sentenza del giudice, chiedendo la condanna anche per il Carta.
Lo scorso 31 ottobre, il giudice Stefano Caramellino ritenne Marco Carta non perseguibile, perché "insufficiente e contraddittoria" la prova di concorso nel furto nelle t-shirt nel grande magazzino. Il giudice ha accolto la tesi difensiva, secondo la quale le magliette furono effettivamente sottratte e non pagate da Fabiana Muscas, che le avrebbe volute regalare al cantante per il compleanno. Per Carta, quindi, è arrivata l'assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto. Immediata, però, la reazione della procura che a pochi minuti dalla lettura della sentenza ha annunciato l'intenzione di voler fare ricorso.
Il pm Nicola Rossato è passato dalle parole ai fatti e nelle ultime ore ha depositato il ricorso, un documento di 28 pagine nel quale viene contestata punto per punto la sentenza del giudice Caramellino. Nell'atto presentato dal pubblico ministero si insiste sulla perseguibilità di Marco Carta, perché avrebbe contribuito al furto staccando le placche dell'antitaccheggio e nascondendole in bagno. Per questa ragione il pm chiede che il cantante vincitore di Amici nel 2008 e di Sanremo nel 2009 venga condannato a 8 mesi di reclusione e al pagamento di 400 euro di multa.
Nel documento d'appello alla sentenza, il pubblico ministero Rossato considera "molto indulgente" l'atteggiamento del giudice Stefano Caramellino, che nonostante abbia avuto modo di ascoltare un testimone oculare ha comunque creduto alla versione di Marco Carta. Il magistrato non ammette l'assoluzione piena del cantante, in quanto, come si legge nel ricorso, già in passato ha dimostrato che i due imputati hanno mentito nelle loro dichiarazioni durante l'interrogatorio di convalida.
Tramite il ricorso, la Procura contesta la scelta del giudice di ritenere attendibili le dichiarazioni di Marco Carta e di Fabiana Muscas, perché la loro verità "èovviamente inficiata dal rapporto di amicizia e dalla preoccupazione della Muscas per le conseguenze mediatiche della vicenda che potrebbero derivare a Carta."
Il percorso scelto dal giudice per scagionare Marco Carta e motivarne la piena assoluzione, secondo il procuratore sarebbe servito a confermare la scelta di non convalidare il fermo del cantante all'epoca dei fatti.
Una decisione, quella, che venne già contestata dalla Cassazione. Per tale ragione, come si legge nel ricorso, in sede processuale sono state accreditate "le possibili ricostruzioni fattuali alternative per quanto improbabili o stravaganti."
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