Per la prima volta è una donna a portare in scena Il Grigio, svelando l'universalità del messaggio di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Luisa Marzotto (nella foto) ripropone il monologo di Gaber, al Teatro dell'Orologio di Roma, in una performance di un'ora e mezza circa che la vede sola sul palco, privata quasi del tutto di oggetti, grazie alla scenografia essenziale di Sonia Peng, accompagnata solo da rari suoni simbolici e dalle musiche originali di Carlo Cialdo Capelli.
Alternando la narrazione, rivolta al pubblico, dell'episodio del suo passato riguardante il trasloco nell'isolamento della campagna e la reinterpretazione di quegli stessi momenti, fa lavorare di fantasia lo spettatore, figurandogli ambientazioni, oggetti e persone che animano come fantasmi invisibili il racconto. Al di là delle capacità tecniche dell'interprete, però, la Marzotto riesce a realizzare una versione femminile molto credibile di questo personaggio, più delicata, autoironica e leggera di quella rappresentata da Gaber ma che non si discosta dal testo originale, rivelandone così, l'universalità e l'incredibile attualità e dimostrando materialmente quanto vere siano le battute che recita la protagonista stessa, quando si interroga retoricamente su quale differenzia ci sia, in fondo, tra uomini e donne, vecchi o giovani.
La sentiamo vicina anche nella sua maniacalità, quando accusa indistintamente l'umanità intera - di cui ha paura-, di volgarità o piuttosto di eccessiva perfezione e che sente comunque sempre troppo distante da lei; ci fa amare le parole dell'autore quando parla degli altri e di sé come di «involucri» presi solo dall'apparire, che non possono diventare persone vere finché non scoprono e non accettano la «cosa», cioè l'amore. E se si apprezza la profondità di certe considerazioni, ci sono anche momenti di puro divertimento come, ad esempio, nell'inseguimento del topo, colpito più volte ma mai ucciso, in cui la parte lesa risulta sempre, paradossalmente, la protagonista in un umorismo infantile alla Tom e Jerry.
Una rappresentazione efficace ed appassionata, che fa sorridere, poi, ancora, ridere, poi commuovere ed infine riflettere, scuotendo il pubblico in un susseguirsi di emozioni - enfatizzate dalle musiche - dal primo all'ultimo istante.
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