Quando si dice libertà. Max Gazzè è un peso massimo delle radio (ossia è molto trasmesso), i suoi concerti sono sempre pieni di pubblico e per strada gente di ogni età lo ferma per farsi un selfie. Avrebbe potuto candidarsi al Festival con uno dei «suoi» brani pieni di ritmo e ironia, quelli che poi li canticchi per mesi. E invece no. «Nel mio nuovo disco non ci sono canzoni pop e sarò in gara con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno». Il vero outsider fa così. Dopotutto Max Gazzè, che ha cinquant'anni e da almeno venti è un protagonista delle classifiche, è uno dei più originali artisti italiani proprio perché ha la vocazione di sparigliare le carte a bruciapelo.
E sul palco dell'Ariston non arriverà a bordo del suo basso (salvo nella serata del venerdì con gli ospiti Roberto Gatto e Rita Marcotulli) ma soltanto con il microfono: «Un microfono con l'asta, alla vecchia maniera». Canterà uno dei testi metricamente più inattaccabili della storia recente. «A proposito di storia - spiega - Pizzomunno era un pescatore di Vieste nel Gargano che si innamorò di Cristalda e resistette alle lusinghe delle sirene. Per vendetta, loro trascinarono la sua amata in catena fino in fondo al mare e pietrificarono lui sulla spiaggia. Soltanto ogni cento anni lei risale dai fondali e lui ritorna uomo per trascorrere una notte insieme». In un Festival di canzoni d'amore o vagamente impegnate, questa è un'eccezione. D'altronde la Leggenda è parte del nuovo disco di Gazzè, che uscirà durante il Festival e si intitola Alchemaya. Un progetto curioso e fantasioso che a lui piace definire «sintonico» perché musicalmente mescola i sessanta elementi della Bohemian Symphony Orchestra di Praga con i sintetizzatori. «Con i maestri dell'orchestra di Sanremo sarà molto esaltante». Un esperimento - e lui lo conferma - che provò a fare anche Ennio Morricone tanti anni fa e che oggi, nel trionfo della bulimia digitale, sembra ancora più originale. E l'originalità è evidente anche in tutti i due «atti» di Alchemaya, due cd che mettono sotto i riflettori l'altro Gazzè, quello che sin da ragazzo a Bruxelles era «un topo da libreria» e che ha continuato a leggere e studiare anche mentre riempiva palasport oppure andava al primo posto in classifica.
Nel primo disco c'è la narrazione a metà tra storia ed esoterismo «come percorso interiore» che riassume, passando dall'origine del mondo ai manoscritti di Qumran, il mondo felliniano di Max Gazzé. Qualcosa che attira citazioni di Jules Verne e immagini di Terry Gilliam o Wim Wenders. Il tutto inframezzato da narrazioni che, nell'allestimento estivo di quest'opera «sintonica» erano affidate a Ricky Tognazzi. «Ma sul disco la voce è la mia», spiega lui. Insomma originalità pura. Poi, nel secondo cd, ci sono altri due brani inediti e tanti brani ormai classici di questo outsider, dal Solito sesso a Una musica può fare fino a Ti sembra normale. Tutti in versione «sintonica». E tutti capaci di entrare in una dimensione parallela rispetto alla loro versione originale.
«Al festival soltanto nella serata del venerdì restituirò al pop la Leggenda di Cristalda e Pizzomunno con la versione che ne farò sul palco con Roberto Gatto alla batteria e Rita Marcotulli al pianoforte», conferma lui che arriva a Sanremo come è sempre andato ovunque: con la leggerezza creativa di chi si misura con le frontiere della musica e gioca con le parole o le note piuttosto che con la classifica.
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